di Mauro Gemma
Alcuni nostri lettori e compagni dell’Europa orientale ci hanno chiesto, con appelli accorati, di contribuire a far conoscere il livello inaudito che hanno raggiunto le violenze scatenate dai fascisti ucraini nelle manifestazioni che, ormai da molte settimane, si propongono di sovvertire con un vero e proprio colpo di Stato le istituzioni della repubblica ex sovietica e che da noi una indegna campagna mediatica continua a presentare come la pacifica espressione della volontà di un popolo ansioso di entrare nell’Unione Europea, che sarebbe vittima di una feroce repressione.
Va detto, per fare chiarezza, che questo “popolo”, che occupa la piazza principale della capitale e tanto osannato dal nostro sistema di comunicazione dominante, è costituito prevalentemente da bande di teppisti, alla cui testa si trova “Svoboda”, un partito che mantiene legami “fraterni” anche con “Forza Nuova”, nostalgico del collaborazionismo con le SS, che ha tra i suoi “maestri” i criminali di guerra che si distinsero per lo zelo con cui parteciparono ai massacri di centinaia di migliaia di ebrei, comunisti e inermi civili nella Seconda Guerra Mondiale.
Costoro sono fautori dell’apartheid nei confronti delle decine di milioni di ucraini di etnia russa e russofoni. Si sono opposti con rabbia (insieme a quella Julia Timoshenko che, sebbene sia stata condannata per crimini economici, è stata proclamata “eroina dell’Occidente”) alla concessione al russo dello status di lingua ufficiale del paese. Nella parte occidentale dell’Ucraina questi gruppi di teppisti si sono resi responsabili di assalti alle sedi comuniste, di aggressioni ai veterani dell’Armata Rossa, di oltraggio ai monumenti che ricordano il periodo socialista. Sono gli stessi che, poco tempo fa, con furia vandalica hanno abbattuto la statua di Lenin nel centro di Kiev. Va detto senza incertezze: sono veri e propri fascisti. Fascisti che hanno trovato la solidarietà persino di esponenti del Partito Democratico, come il vicepresidente del parlamento europeo, Gianni Pittella, che, con un’inammissibile ingerenza negli affari interni di un paese sovrano, non ha avuto alcuna vergogna ad arringare e a farsi applaudire (insieme ad altri esponenti di questa Unione Europea che sta massacrando il nostro stato sociale e le prospettive di futuro per i nostri figli) da una folla che sventolava le bandiere di “Svoboda”.
A fronte della campagna mediatica di sostegno a questi delinquenti fa riscontro, purtroppo, il silenzio mantenuto dalle forze più coerentemente di sinistra del nostro paese. E’ ora di darsi una mossa, compagne e compagni. Con i venti gelidi di fascismo che soffiano in Europa, la denuncia e la mobilitazione sono oggi più che mai doverose. Il silenzio non ha più giustificazioni.