Il testo dell’intervento che il Presidente nazionale ANPI ha svolto alla manifestazione per il 25 aprile a Milano
INTERVENTO DEL PRESIDENTE NAZIONALE ANPI GIANFRANCO PAGLIARULO IL 25 APRILE 2022 A MILANO
Oggi, 25 aprile 2022, un giorno di memoria per la Liberazione e di impegno per la pace. Non avremmo mai voluto il 25 aprile con questa guerra, questa invasione, questo strazio quotidiano. Il primo e più importante pensiero è alle vittime, ai feriti, alle centinaia e centinaia di migliaia di profughi, a un popolo intero che vive queste settimane come il tempo della catastrofe.
Per un momento, questo momento, lasciamo perdere governi, diplomazie, trattative, armi, missili, grandi potenze, televisioni, giornali, social-network, polemiche assurde; pensiamo agli ucraini, alle famiglie, alle ragazze e ai ragazzi, alla loro vita spezzata o inesorabilmente segnata, la vita di tutti coloro che vogliono semplicemente vivere in modo giusto, in pace e in libertà. Su questo non ci devono essere né schieramenti né incertezze; c’è la vita contro la morte, la costruzione contro la distruzione, la pace contro la guerra, la speranza contro la disperazione. Per queste ragioni, contro la disperazione, facciamo di oggi, il 25 aprile 2022, il giorno della speranza. Su queste cose, su questi pensieri, su queste emozioni, possiamo, vogliamo e dobbiamo essere uniti. Non facciamoci prendere dal demone della divisione che indebolisce tutti e uccide la speranza. Davanti ai morti ed alle distruzioni abbiamo il dovere di pensare col cuore.
Uniamoci contro un’invasione, una guerra alle nostre porte, uniamoci per far cessare il rumore delle armi; uniamoci per una pace che non sia né una resa degli ucraini né una continuazione della guerra. Uniamoci tutti, uniamoci tutti per chiedere che si apra un negoziato, che una fiammella di ragione rischiari questa notte senza luce. Facciamo sventolare le bandiere della Costituzione che prescrive che il nostro Paese ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Diciamo con chiarezza le verità di fatto: la Russia ha invaso l’Ucraina e questa si chiama aggressione; c’è un aggredito e un aggressore; condanniamo perciò senza riserve la Federazione russa e Putin e chiediamo che cessi subito l’invasione; affermiamo che l’Ucraina ha il diritto morale e giuridico di difendersi con la resistenza. La guerra è una metastasi: si sa come comincia ma non si sa come e quando può estendersi.
Tutto ciò è chiaro, fondamentale, necessario. Ma non è sufficiente. Siamo oggi ad una nuova tappa dell’invasione con un carattere ancora più tragico e con l’aumento della tensione internazionale a livelli mai avvenuti dal dopoguerra. Abbiamo sperato che fossero raccolte le parole di Papa Bergoglio quando ha implorato una tregua nelle festività pasquali. Non è avvenuto. Vediamo con allarme crescente che succede ogni giorno il contrario con scelte e decisioni che incrementano le ostilità e portano a un continuo e accelerato riarmo. Questo riarmo generalizzato riguarda i Paesi dell’Unione Europea, la Cina, la Russia, gli Stati Uniti, mentre è in pieno svolgimento l’offensiva nel Donbass. Così avvenne prima di entrambe le guerre mondiali. Come si fa a non vedere che è in corso un’apocalittica reazione a catena di cui nessuno può prevedere la conclusione? Come si fa a negare la rapidissima escalation a cui stiamo assistendo? Come si fa a ignorare che stiamo tutti camminando verso il baratro?
Vedete, non stiamo più nel 1914, e neppure nel 1940. C’è una grande novità che fu sperimentata il 6 agosto 1945 alle 8.15 di mattina su Hiroshima. Tre giorni dopo fu la volta di Nagasaki. Le persone si trasformarono in ombre impresse sui pochi muri rimasti in piedi. Poi la guerra finì col suo incommensurabile numero di morti. Il secondo 900 fu il tempo dell’equilibrio del terrore, quando la reciproca minaccia nucleare portò ad una sorta di stallo e la bomba divenne un tabù universalmente riconosciuto. Oggi non è più così. Quell’equilibrio è scomparso ma è rimasto il terrore senza equilibrio e quel tabù sembra appannato, al punto che, sia pur fra mille distinguo, si parla del possibile uso di quell’arma. Certo, è molto difficile. Ma può succedere. Un tempo si diceva che la guerra non ha vinti né vincitori, ma solo superstiti. Oggi è verosimile che in caso di conflitto nucleare non ci sarebbero neanche loro. Ecco un’altra ragione per essere uniti, per contrastare chiunque, a cominciare da Putin, accenni soltanto all’uso del nucleare.
Oggi è il 25 aprile, il giorno simbolico della Liberazione, il giorno che segna un prima e un dopo. Vedete, oggi abbiamo il dovere morale e civile di ricordare tutto. È un dovere perché aveva ragione Primo Levi: ciò che è accaduto può succedere di nuovo. Nei lager in tanti portavano un triangolo di stoffa colorata cucito sulla giubba. Erano tutti untermenschen per i nazisti, sotto uomini, subumani. Ma una parte di loro, la grande parte degli untermenschen, portava una stella gialla a sei punte. Indicava gli ebrei. Per loro c’era la soluzione finale, lo sterminio, quella che oggi chiamiamo la Shoah.
Così fu ad Chelmno, Belzec, Sobibor, Auschwitz, Treblinka, Majdanek e in decine di altre località, in un mostruoso esperimento di ingegneria sociale che non si esauriva nei campi di sterminio, ma che era da tempo iniziato in tanti luoghi dei Paesi dell’Est dove si procedeva all’eliminazione di centinaia di migliaia di ebrei. Poi c’erano i triangoli colorati, quello rosso dei prigionieri politici, quello nero dei cosiddetti asociali, quello rosa degli omosessuali, quello marrone dei Rom e dei Sinti, quello viola dei testimoni di Geova e di altri culti religiosi, quello blu degli immigrati, quello verde dei criminali comuni e poi c’erano le categorie speciali, come quella dei prigionieri di guerra russi. Tutti costoro furono vittime dell’immonda mattanza, a cominciare dai Rom e Sinti e dal loro Porrajmos – si parla di circa 500 mila vittime –.
Ciò che è accaduto può succedere di nuovo. Se il nazismo fu l’abisso della degradazione, la repubblica di Salò fu l’apologia della violenza, al termine di un percorso di sangue iniziato fin dal 1919 con il primo squadrismo. Ma è con Salò che si conferma e si intensifica la persecuzione degli ebrei in Italia e si inaugurano i centri di tortura, le tante Ville Tristi che hanno segnato la geografia di una cosiddetta repubblica al servizio di Hitler: a Trieste, a Torino, a Roma, a Pavia, Mantova, Biella, Genova e poi a Milano. C’erano le SS italiane che giuravano fedeltà – badate bene – non a Mussolini ma a Hitler. C’erano quelli della X Mas e quelli delle Brigate nere, in un’orgia di sangue che era, è e sarà il marchio incancellabile del fascismo.
Dopo il 25 aprile sorge l’alba di un nuovo mondo. Scompare il mondo delle gerarchie, della guerra, dei razzismi e delle discriminazioni sociali, sorge il mondo della Repubblica e della Costituzione che ci regala un disegno di società esattamente opposto rispetto a quello del fascismo. L’orizzonte dei valori diviene quello di libertà, democrazia, eguaglianza, solidarietà, lavoro, pace. E questi sono i valori che proprio oggi dobbiamo rilanciare nella drammatica situazione della pandemia non ancora del tutto sconfitta, di un Paese con 5 milioni e mezzo di poveri, di nuove difficoltà per il lavoro e per le famiglie, di un riscaldamento globale di cui cominciamo appena a percepire le terribile conseguenze, nel pieno di una guerra in Europa. E con un allarme che non deve mai cessare per il lavorio delle organizzazioni neofasciste e neonaziste che ancora non sono state sciolte, nonostante la XII disposizione finale della Costituzione. Nessuno ha dimenticato l’assalto alla sede nazionale della CGIL lo scorso 9 ottobre.
Ci sono poi le cattive notizie, come la vittoria di Orban in Ungheria. Ma ci stanno anche le buone notizie: il successo di Macron. L’UE tiene, e viene confermato uno dei pochi leader che quantomeno ha provato ad avviare uno spiraglio di trattiva con Putin. Ma teniamo alta la guardia: la destra francese, pur sconfitta, non è mai stata così forte. Apprezzo molto le parole del Sindaco quando ha rivendicato l’antifascismo come base ideale dell’UE. È esattamente ciò che ho chiesto a dicembre, durante un impegnativo soggiorno a Bruxelles a decine di parlamentari europei.
Oggi è difficile, ma fu più difficile allora, nei mesi della Resistenza. Oggi ci vuole coraggio. Ma ci volle più coraggio allora. Eppure ieri come oggi possiamo e dobbiamo essere uniti, metterci il cervello ma anche il cuore, mantenere sempre accesa la speranza razionale di poter cambiare l’Italia e il mondo proclamando a voce alta una parola quanto mai urgente, indifferibile, dovuta, necessaria: fraternità.
Ebbene, quei valori, i valori della Resistenza, ci servono per non perdere mai la direzione di marcia, la visione di un’Italia migliore, il senso del nostro impegno civile, dell’essere cittadini e militanti democratici. La Resistenza è la storia di quei valori, di come si incarnarono sulle montagne, a Cefalonia, nelle Repubbliche partigiane, negli scioperi operai del ’43 e del ’44. La Costituzione è lo scrigno di quei valori, custoditi dalla prima all’ultima pagina ed in particolare nei princìpi fondamentali. L’antifascismo è oggi la pratica di quei valori, una pratica che ci unisce, donne e uomini, giovani e anziani, meridionali e settentrionali, persone di diversi orientamenti politici e culturali, ma tutti uniti per un futuro migliore.
Ciò che è accaduto può succedere di nuovo. Ecco il nostro compito, il nostro debito verso le partigiane e i partigiani, verso le staffette, verso tutti coloro che liberarono l’Italia e l’intera Europa: far sì che ciò che è avvenuto non avvenga mai più, operare per un continente sempre più pacifico e pacificato, difendere e ampliare non solo un’astratta democrazia, ma il concreto vivere democratico delle nostre istituzioni e del nostro popolo, il nostro bellissimo Paese e la nostra bellissima Costituzione contro chiunque la voglia stravolgere. Uniti a sostegno del popolo ucraino! Uniti contro l’invasione russa! Uniti per un’Italia migliore! Uniti perché si attui integralmente e finalmente la Costituzione! Uniti per la pace! Ecco il nostro 25 aprile di resistenza alla guerra! Viva le partigiane e i partigiani! Viva la Resistenza! Viva la Costituzione! Viva la repubblica antifascista!
Gianfranco Pagliarulo
Milano, 25 aprile 2022
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