DANILO TOSARELLI – MILANO
Noi sappiamo che le politiche della Unione Europea fanno acqua da tutte le parti.
Dopodiché è interessante scoprire le buone intenzioni.
Il Consiglio Europeo, si pone un obiettivo nei confronti dei lavoratori.
Quello di una retribuzione equa che possa garantire un tenore di vita dignitoso.
Da lì il via ai negoziati, per l’introduzione del salario minimo Europeo.
Giusto precisare cosa è il salario minimo.
È la paga oraria, giornaliera o mensile corrisposta ad un tipo di lavoratore.
Il datore di lavoro non può dare un salario più basso di quello prestabilito.
È la legge a tutelare quel lavoratore nei suoi diritti.
A mio avviso, una scelta di civiltà che sfido chiunque a contestare.
Eppure, solo 21 Paesi sui 27 dell’Unione Europea, lo hanno istituito.
Neanche a dirlo. Dove pensate sia L’Italia?
L’Italia è tra questi 6 Paesi, nonostante i partiti italiani ne parlino da tempo.
Nella vita contano i fatti e la politica italiana dovrebbe avere grandi rimorsi.
È vero, che esistono i contratti nazionali di lavoro che definiscono i salari.
Ma quanti lavoratori ne sono sprovvisti e subiscono bieco sfruttamento?
Istituire il salario minimo anche in Italia, significherebbe fare un salto di qualità.
Io sono tra quelli che ne sostiene la necessità.
Innescherebbe il circolo virtuoso. Più consumi, più PIL, più occupazione.
Ma qualcun altro è contrario ed è tutto dire…
Secondo costoro, si scoraggerebbero le imprese ad assumere.
Un eccessivo costo del lavoro frenerebbe nuova occupazione.
Non si innescherebbe quindi, alcun circolo virtuoso utile al Paese.
È proprio vero che i padroni non hanno mai smesso di fare lotta di classe.
Chi sarà mai contrario all’istituzione del salario minimo?
Questo è il compitino a casa che vi affido.
Dicevamo, che il salario minimo serve soprattutto a chi non ha CCNL.
Ma in Italia si dice NO, anche ai rinnovi contrattuali.
In Italia i CCNL sono 992 e coprono 16,6 milioni di occupati.
Ad oggi, gli accordi scaduti sono ben 662 pari al 62,7% del totale.
Può essere utile alla nostra riflessione, perché di grande attualità.
Il Ministro del lavoro Orlando ha proposto la cosa più ovvia del mondo.
Aiuti alle imprese, subordinati al rinnovo ed adeguamento dei contratti.
Il presidente di Confindustria Bonomi lo considera un ricatto.
Secondo Bonomi “è impensabile aumentare i salari. La strada è un’altra.
Per mettere i soldi in tasca agli italiani occorre diminuire le tasse”.
Bonomi, per non mettere mano al suo portafoglio, divaga su altro.
La tassazione in Italia andrebbe rivista?
Certamente SI e non mi dilungo, perché c’è sproporzione tra tasse e servizi resi.
Senza poi parlare dell’enorme evasione fiscale e contributiva che grida vendetta.
Dopodiché, presidente Bonomi esiste o no in Italia il problema salari?
Possibile, che solo in Italia si debba assistere allo scempio del potere di acquisto?
Ad aprile 2022 nell’Eurozona, l’inflazione ha raggiunto il 7,5%.
Non lo dico io, bensì Philipe Lane, economista BCE.
Gli aumenti concordati, faranno crescere i salari delle maggiori economie europee.
Philipe Lane, che certamente non è un comunista, ipotizza aumenti intorno al 3%.
Andatevi a vedere le varie tabelle e vi accorgerete che i salari aumentano ovunque.
In Europa aumentano ovunque, tranne che in Italia.
Vi riporto i dati OCSE e provo vergogna e rabbia nel proporveli.
Il salario medio di un lavoratore italiano, tra il 1990 e il 2020, è diminuito del 2,9%.
Nel 2020 era di 37769 dollari e nel 1990 era di 38893 dollari.
Il lavoratore italiano, dopo 30 anni, prende circa 1000 dollari in meno di retribuzione.
Tutto ciò ha dell’incredibile, ma non temo smentite.
In questi 30 anni, gli stipendi in USA sono cresciuti del 50%.
I lavoratori tedeschi e francesi, rispetto al 1990, prendono salari con più 30%.
In Italia cresce invece la povertà assoluta. 8,2% al Nord e 12,1% al Sud.
Mi piacerebbe conoscere l’opinione del Presidente Bonomi.
Se è vero che vi è una corsa all’inflazione che non si registrava da oltre 10 anni.
Se è vero che tutto ciò riduce il potere di acquisto di salari e pensioni.
Se è vero che il mercato ha bisogno di persone che spendano per acquistare.
Se è vero, che se non ho di che spendere, il mercato rallenta e poi si ferma.
Presidente Bonomi… come fa a ritenere IMPENSABILE un aumento dei salari?
Ma la stessa domanda va rivolta a chi non fa nulla per sbloccare la situazione.
Mi rivolgo principalmente a sindacati e partiti di sinistra che dir si voglia.
La questione salariale nel nostro Paese è una vera emergenza.
Non può essere, che le logiche del governo Draghi addormentino le coscienze.
Non ci servono qua e là qualche elemosina. Il bonus da 200 euro.
In Italia si chiede innanzitutto, di rinnovare adeguatamente i contratti di lavoro.
Neppure il dramma della guerra in Ucraina può giustificare tutto ciò.
Non può essere che si trovino i soldi per inviare armi e si lesini sui salari.
Gli altri Paesi europei non dimenticano i loro lavoratori e i loro pensionati.
La verità è che in Italia il dibattito politico langue ed è lontano dalla gente comune.
Ne sono la riprova i referendum sulla giustizia.
Si voterà fra pochi giorni e la maggioranza dei cittadini non ne sa nulla.
Dal punto di vista della democrazia esercitata, un clamoroso flop.
Un esempio fulgido, di come si voglia esautorare il cittadino.
Si fa credere che lo si vuole far contare… ma poi.
Non lo si mette nelle condizioni di poter capire e quindi scegliere.
Vuoi non far capire qualcosa a qualcuno?
Basta complicare quella cosa ed il risultato è ottenuto.
Ed in Italia siamo gran maestri.
Foto di Emmanuel Ikwuegbu