Ennio Remondino
Guerra e Covid, il rapporto semestrale della Banca mondiale prevede disastri. Aumento del costo della vita e crescita anemica «come negli anni 70», e usa la parola tabù «Stagflazione», mentre le Banche centrali si confessano. Altra parola a cui abituarci, «Policrisi». Una crisi planetaria che somma molte cause diverse tra loro, fronteggiate da Bce e Fed in ritardo e male. «Abbiamo fatto molti errori», confessano i vertici della ‘governance capitalistica’.
La Banca mondiale svela che il Re è nudo
Il massimo organo per lo sviluppo economico prevede che il prossimo anno la crescita scenderà dal 5,7% al 2,9%. Abbinato all’inflazione galoppante, attualmente 8% tra Usa ed Eurozona, con l’incubo di arrivare presto alle due cifre, ed ecco che la Banca mondiale è costretta a usare la parola che rappresenta il peggiore incubo per operatori economici, governanti, e noi cittadini alle prese con l’aumento del costo della vita e posti di lavoro a rischio. «Un periodo di stagflazione, la temuta convergenza di crescita anemica e aumento del costo della vita, paragonabile a quelli degli anni 70 – la crisi globale innescata dagli embarghi sul petrolio», la descrive Luca Celada dagli Stati Uniti.
«Il rapporto segnala in particolare gli effetti prevedibilmente nefasti della guerra in Ucraina sul commercio globale e sull’infrastruttura finanziaria, dimezzando previsioni di crescita per il 2022 rispetto all’anno scorso. Nel 2023 e 2024 i dati potrebbero essere ancora peggiori, restando al ribasso per l’intero decennio, soprattutto in paesi poveri ed economie emergenti».
Dopo gli scongiuri le analisi serie
Global Economic Prospects Report e Jimmy Dimon, amministratore della JP Morgan Chase, la maggiore delle banche Usa, avevano avvertite che «le nuvole di tempesta addensate all’orizzonte economico potrebbero rivelarsi un uragano». Lo riferisce il Manifesto nella distrazione di molta ‘grande stampa’. Intanto Elon Musk, «l’oligarca/influencer del momento -colpisce il severo Celada-, dichiarava un ‘super brutto presagio sull’economia’ e annuncia il licenziamento del 10% della forza lavoro della Tesla».
Conflitto ucraino e all’interruzione delle filiere globali del commercio i colpevoli principali per l’impennata dei prezzi. Poi le sanzioni a sconvolgere l’economia mondiale. Assieme alla speculazione che ha moltiplicato gli utili di società petrolifere e dei trasportatori.
Sanzioni suicide e disordini sociali
Nel suo rapporto Banca mondiale avverte di possibili disordini sociali e della destabilizzazione politica come potenziale corollario della carenza di prodotti primari.
Risvolti politici
Ieri il Congresso Usa ha ascoltato la ministra del tesoro Janet Yellen che ha riconosciuto di aver «sottovalutato» il rischio inflazione aggiungendo però che «non erano prevedibili» i doppi scossoni della guerra e dei recenti lockdown in Cina. Pentiti anche il vicepresidente della Bce Luis de Guindos e il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che hanno confessato di aver commesso un errore (uno per modo di dire). Non hanno capito per tempo che l’inflazione non era temporanea ed è destinata a durare.
Bce e Fed non fermano la crisi
«Lo scudo ‘anti-spread’ annunciato dalla Banca centrale europea è probabilmente un topolino e non ha fermato una nuova ondata ribassista delle borse, già influenzate dall’aumento dei tassi deciso dalla Fed», denuncia Roberto Ciccarelli.
In Italia, per l’Istat, l’inflazione sarebbe contenuta al 5,7%. Ma i prezzi a maggio in aumento del 6,8, in una differenza sospetta. L’Unione consumatori e il Codacons calcolano un salasso che va dai 2.300 euro ai 2.700 euro. Per il Banco alimentare nel 2022 aumenteranno i poveri.
Mentre la Bce tentenna la Banca d’Inghilterra ieri ha alzato il costo del denaro di un quarto di punto con un’inflazione che potrebbe arrivare all’11%, varcando la psicologica soglia delle due cifre.
Tensioni sociali globali e sconti ‘umanitari’
Nel dibattito in Italia ma non solo emerge che sono soprattutto i lavoratori e non le aziende, a pagare lo shock dei prezzi. Negli Stati Uniti il rimbalzo della crisi è invece subito politica, con pesanti rischi elettorali per l’amministrazione Biden. Col presidente che cerca soluzione anche a costo di doversi turare il naso. E Biden ha annunciato un viaggio in Arabia Saudita per colloqui col governo di Mohammed Bin Salman, despota implicato nell’omicidio Khashoggi. Biden, che questa settimana vedrà anche Bolsonaro, in una sorta di gara al peggio.
Realpolitik per ora in una sola direzione, che conferma come in tempo di crisi le alleanze “strategiche” hanno la precedenza sugli obiettivi morali come democrazia, politiche sociali, diritti civili e clima.
17 Giugno 2022