Nel Regno Unito è cominciata la votazione con cui i circa 160mila iscritti al partito Conservatore britannico sceglieranno chi, tra Liz Truss e Rishi Sunak, sarà il prossimo capo del partito e primo ministro del paese dopo l’abbandono imposto all’eccessivo Boris Johnson.
Spinte dure tra nazional populismo incerto, trumpismo import dubbioso, e una gran paura rispetto a un 13% di inflazione e recessione per tutto il 2023. Tentato thatcherismo ma di bugie alla Trump.
«Dopo 12 anni al potere, il partito si è arenato, non sa più cosa sia e cosa rappresenti, quale sia la sua missione e come debba svolgerla»
Il dopo Boris del tutto troppo
Liz Truss, dura ministra degli Esteri sul fronte atlantista ucraino, quasi più di Boris, o Rishi Sunak, ex ministro dell’Economia, che aveva dovuto mettere pezze a troppe estrosità costose e spesso catastrafiche del premier. Uno di loro due dovrà prendere il posto di Boris Johnson, dimesso a inizio luglio dopo mesi di scandali e conseguenti pressioni sia dell’opposizione che del suo stesso partito. Il risultato del voto si saprà nei primi giorni di settembre. Se prima, la situazione economica da paura non porterà alla resa di elezioni politiche anticipate, a scaricare i guai su laburisti e liberali certi vincenti.
Toni duri per un sfida a perdere
La campagna elettorale tra Truss e Sunak, in particolare, è caratterizzata secondo diversi commentatori da toni piuttosto estremi e da proposte politiche molto identitarie e mirate all’elettorato più radicale dei Conservatori. Linee politiche divergenti, ma ambedue segnate dalla crisi economica e politica in cui è precipitato il Regno Unito. Truss e Sunak si stanno rivolgendo al solo elettorato conservatore, più che a tutto quello del Regno Unito, e per di più agli iscritti al partito, che tendenzialmente corrispondono agli elettori più radicali, sottolinea il Post. Ed emerge l’estremismo spesso più sconsiderato per ottenerne il consenso.
Prima fu la Brexit per sbaglio
Truss, data ampiamente per favorita, o Sunak che sia, il più titolato sino a ieri, saranno il quarto primo ministro conservatore di fila eletto nel Regno Unito dal 2010, dopo David Cameron, Theresa May e Boris Johnson, e non è una raffica di nomi particolarmente rassicurante anche in campo internazionale, avendo memoria che l’invenzione del referendum sulla Brexit fu indetto da Camerun convinto del No per fare un po’ di pressione su Bruxelles e distrarre l’elettorato da troppe questioni interne irrisolte. 12 anni e non solo i leaders ma il Regno Unito è cambiato moltissimo.
In 12 anni Paese e partito diversi
Dal punto di vista politico, l’uscita dall’Unione Europea sta provocando un altro ordine di problemi, che includono il rafforzamento del nazionalismo in Scozia e in Irlanda del Nord. Regno sempre meno unito e oggi nel mezzo di una crisi economica di portata sconvolgente. Il rapporto della Bank of England di pochi giorni fa prevede entro la fine dell’anno l’inflazione almeno al 13%. Attacco all’inflazioni col denaro sempre più caro, caduta degli investimenti, ed è vigilia di recessione. «E il Pil inglese, dopo trionfi vaticinati grazie alla Brexit, farà un tonfo definitivo anche nel 2023», scriveva due giorni fa Piero Orteca.
‘Campagna sporca e cattiva’
Quasi un titolo da film western all’italiana. Rivolgendosi all’elettorato conservatore, scrive Tom McTague sull’Atlantic, «Truss e Sunak devono convincerlo di rappresentare il cambiamento per ridare al paese forza e prestigio, ma al tempo stesso di saper incarnare nel modo più autentico possibile i valori tradizionali del partito. Il risultato, secondo varie analisi, è una campagna elettorale piuttosto povera di contenuti, con proposte identitarie, a tratti estreme, e inadatte a risolvere i problemi del paese».
Promesse regalo senza sostanza
L’ultra atlantista pronta a fare la guerra a Mosca, Liz Truss, sta insistendo moltissimo sul taglio delle tasse, un argomento molto popolare tra i Tories. Facile da dire e molto difficile da fare.‘Trussonomics’: taglio delle tasse per circa 30 miliardi di sterline l’anno. Meno cosa? Annullare l’aumento dei contributi di 1,25 punti per dare più finanziamenti al servizio sanitario nazionale e ad alcuni servizi sociali, e l’aumento delle tasse per i profitti societari. Trumpismo oltre Trump, salvo rivolta sociale. Truss aveva anche proposto, salvo poi doversi smentire, un grosso taglio di stipendio ad alcune categorie di lavoratori pubblici.
Oltre Thatcher ma senza la statura
Le sue proposte sul taglio delle tasse sono così aggressive che più giornali l’hanno paragonata a Margaret Thatcher, prima ministra dal 1979 al 1990, rileva ancora il Post. Altri valutano certe sua proposte più alle spacconate alla Boris Johnson. «Le sue politiche improntate al conservatorismo neoliberista, fatte anche di privatizzazioni e di riduzione delle tasse, puntarono a ridurre il più possibile il ruolo dello stato nella vita economica del paese, riducendo all’osso i servizi pubblici britannici con conseguenze spesso gravi».
Poveri più poveri e ricchi più ricchi
Secondo la Resolution Foundation, un centro studi britannico che si occupa di persone con medi e piccoli guadagni, solo il 15 per cento dei guadagni ricavati dai tagli delle tasse proposti da Truss andrebbero a beneficio della fascia più povera della popolazione. Altri, compresi alcuni ex colleghi di governo della stessa Thatcher, ritengono che attuare tagli delle tasse così ampi in un momento di alta inflazione, senza accompagnarli con tagli della spesa pubblica, rischia di danneggiare ulteriormente l’economia del paese.
Populismi in gara: Rishi Sunak
Sunak, da parte sua, ha insistito molto su temi come la sicurezza e l’immigrazione, molto cari all’elettorato conservatore, anche in questo caso con proposte piuttosto estreme. Oltre Salvini, per capirci con esempi di casa. Il sostegno al ‘discussissimo’ accordo tra Regno Unito e Ruanda per il trasferimento nel paese africano di alcuni dei richiedenti asilo entrati illegalmente nel Regno Unito. L’accordo, deciso dal governo di Boris Johnson, è estremamente criticato da attivisti e organizzazioni per i diritti umani, anche perché prevede che gli stessi migranti rimangano in Ruanda nel caso in cui la loro richiesta di asilo venga accettata.
La ‘diffamazione patriottica’
Sunak ha poi proposto di allargare la definizione di «estremismo» a chi compia «azioni diffamatorie nei confronti del paese, e di considerare per queste persone l’iscrizione al programma “Prevent”, quello istituito dal governo britannico per tenere sotto controllo le persone a rischio di radicalizzazione». Sunak non ha specificato cosa intenda con azioni «diffamatorie», e la sua proposta è stata molto criticata per i rischi che potrebbe porre alla libertà di espressione. A dire che ci sembra una grande cretinata, diventiamo estremisti da controllo ‘Prevent’?
Un partito arenato
Alcuni commentatori, come Tom McTague sull’Atlantic o Eleni Courea su Politico –sempre grazie all’attento Post-, ritengono che parte della retorica aggressiva e un po’ estremista che sta caratterizzando la campagna elettorale di Truss e Sunak abbia a che fare con una crisi di identità del partito Conservatore britannico: «Dopo 12 anni al potere, il partito si è arenato, non sa più cosa sia e cosa rappresenti, quale sia la sua missione e come debba svolgerla», scrive McTague.
E in un momento di crisi e divisioni interne, ricorrere a toni forti e proposte estreme, come quelle che caratterizzarono il thatcherismo, può essere un modo per «colmare i vuoti dei loro profili con colori primari», come ha detto a Politico Robert Saunders, storico della Queen Mary University a Londra.
8 Agosto 2022