di MOWA
«Non si dicono mai tante bugie quante se ne dicono prima delle elezioni, durante una guerra e dopo la caccia.» (Georges Clemenceau)
Uno spettacolo televisivo indecoroso, quello di molti politici di vecchio e nuovo conio, di fronte alle domande impellenti della società (sia singole persone che imprenditori, coltivatori, negozianti…) sugli aumenti delle bollette che stanno frantumando il tessuto produttivo del paese e che sono arrivate già lo scorso 2021, ben prima dell’intervento militare dei russi in Ucraina e, quindi, frutto di un’autentica speculazione finanziaria .
Risposte nel merito evasive che vanno dal colpevolizzare altri soggetti sino a mentire sulle proprie dirette responsabilità per aver prodotto leggi (perché costoro governavano) che, come un boomerang, sono ritornate indietro e hanno creato un vulnus negativo sia economico che sociale in una miriade di gangli del sistema-paese, produttivo o meno.
Una continua campagna mediatica basata sulla menzogna che arriverà a penalizzare tutti anche perché le persone, stanche del sentirsi prese in giro da autentici “spacciatori di oblio”, decideranno di non andare a votare il prossimo 25 settembre . E anche per questo, quei politicanti, addosseranno le colpe del calo dei partecipanti al voto ad altri perché… perché e, ancora, perché, fanno e faranno finta di non avere capito.
Uno stantio refrain di stonati cantori politici, accompagnati da altrettanti sgangherati musicanti del massocapitalismo che hanno sposato l’acida ricetta legata ad uno sfrenato liberismo, dove lo Stato lo si fa intervenire, solo, per regolare i processi competitivi e, al massimo, erogare alcuni servizi pubblici al posto del governare le dinamiche di mercato. A questo punto è importante capire che le speranze di frenare gli appetiti insaziabili degli speculatori è pressochè irrealistica se non impossibile. Infatti, dacchè “personalità”forgiatesi nelle scuole del liberismo tout court come Prodi, Dini, Ciampi, Monti, Draghi e compagnia cantando, hanno negli anni ’90 spinto l’Italia a cedere a soggetti privati i gioielli di famiglia come l’Iri (Istituto per la Ricostruzione Industriale), l’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), ecc., l’Italia ha perso prestigio internazionale. Quindi, il debito pubblico è salito alle stelle e il paese ha iniziato ad avere seri problemi di stabilità generale: una politica suicida che ha, invero, la straordinaria coincidenza con la scomparsa di soggetti plurali come il Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer o l’anima sociale della DC che avevano a cuore la crescita complessiva del paese, invece di condurlo alla realizzazione del Piano di Rinascista della P2 di Licio Gelli, formalizzatosi, persino, sulla riduzione dei parlamentari.
Ricordate le battute sarcastiche di Gelli, quando Berlusconi governava il paese e proponeva ricette copiate dalla P2, sul fatto che avrebbe dovuto dargli i diritti di copyright?
Tutto questo è andato avanti e lo testimoniano le richieste di presidenzialismo della Meloni o il cambio di sistema elettorale che ha privato i cittadini di rappresentanza vera di politici come espressione di una democrazia diffusa lungo tutto il territorio e non, invece, di segreterie di partito.
L’autoesclusione dalla partecipazione alle elezioni con l’astensionismo è, quindi, il risultato di scelte culturali che hanno portato a far decidere, ingiustamente, minoranze per la totalità della popolazione formando, quindi, un apparato politico non corrispondente alle esigenze della complessità di un Paese. Inoltre, quando si è di fronte alla scelta se bruciarsi le dita o l’intera mano diventa complicato fare i sofisti a fronte di poche e scarse alternative… Forse, sarebbe il caso di uscire dall’apatia politica e dallo stare alla finestra e mettersi in giuoco in prima persona costruendo una valida, solida organizzata alternativa all’esistente e rendere pariglia al disastro che hanno combinato e che combineranno nei prossimi mesi…
Foto di Ono Kosuki