di MOWA
«Lo studentucolo che sa un po’ di latino e di storia, l’avvocatuzzo che è riuscito a strappare uno straccetto di laurea alla svogliatezza e al lasciar passare dei professori crederanno di essere diversi e superiori anche al miglior operaio.» (Antonio Gramsci Scritti politici 1910-1926)
Si avvicinano le ore del verdetto politico. Gli italiani, il 25 settembre, dovranno pronunciarsi e dire chi premiare e chi penalizzare nello scacchiere delle candidature presentate alle elezioni.
Un rituale che, negli ultimi decenni, ha assunto una valenza ben diversa da quella che aveva nel dopoguerra quando ferveva la democrazia del voto e chi votava eleggeva veramente chi lo rappresentava, ora la rappresentatività degli eletti ha assunto un significato, persino, immorale visto il gran numero di malavitosi che si sono insediati sulle sedie del Parlamento fino a pregiudicare il valore dell’aggettivo “onorevole” assunto dai prescelti.[1]
Causa del male sono state le diverse modifiche del sistema elettorale, che si sono succedute, e che hanno privato, per non dire escluso, i cittadini dal vedersi rappresentati in quell’importante emiciclo. La responsabilità è, quindi, assolutamente da darsi alle riforme del sistema elettivo e ai loro artefici: il “mattarellum” che trae il nome da chi l’ha creato e che è l’attuale Presidente della Repubblica, il “porcellum” (L. 270/2005) opera del leghista Calderoli, denominato, dopo l’illeggittimità dichiarata dalla Corte costituzionale nel 2014 “Consultellum”, lo spiaggiato ed irresponsabile (anch’esso illegittimo) “italicum” (2016), sino ad arrivare, nel 2017, al “rosatellum” che ha dato l’ennesima picconata, in salsa piduista, alla Costituzione.
Un buco diventato, grazie alle varie toppe e per volontà politica, più grande e pericoloso che mai.
Una serie di passaggi, nell’ambito politico, a cui i media non hanno mai dato e non danno il dovuto risalto, non aiutando, in questo modo, la popolazione a comprendere quale sia stata la ricostruzione cronistorica per cui ci si trova messi così male sul fronte della stessa partecipazione dei cittadini al voto, proprio a causa di una rosa ristretta di malevoli candidati tra cui scegliere.
Candidati, così eletti (!!!), hanno emanato, nel 2016, leggi come la “riforma” del diritto del lavoro conosciuta, anche, con il nome Jobs Act (acronimo riferito alla legge statunitense di Obama “Jumpstart Our Bussiness Startups Act”) che ha visto cancellata l’applicazione dell’art. 18 della legge 300/70 (Statuto dei lavoratori) che prevedeva la tutela del lavoratore contro il licenziamento senza giusta causa e tutto per un “flessibilizzare il mercato del lavoro”. Le statistiche odierne, inutile dirlo, parlano di precarizzazione dell’impiego con un macroscopico aumento delle discriminazioni e della mortalità nell’occupazione.
A tutto ciò, si sono aggiunte altre vessazioni, come la “licenza”, da parte del padrone di demansionare, dequalificare, umiliare e “mobbizzare” il lavoratore “non allineato” (decreto legislativo n. 81/2015) fino ad arrivare, in diversi casi, persino, alla beffa in caso di sentenze processuali contrarie quando sono state fatte cause per avere giustizia. Tutte leggi fatte a danno degli oppressi e presentate, invece, come vivacizzazione del mercato del lavoro come quelle di Elsa Fornero, nel Governo Monti, che, in realtà, ha precarizzato invece di dare stabilità o rassicurazioni sia agli occupati che alle nuove generazioni.
Tutto questo, è il frutto raccolto per aver lasciato correre o sottovalutato il lavoro carsico di occupazione degli spazi istituzionali da aprte dei poteri forti che se la ridono quando ci sono partiti compiacenti e sovrapponibili alla loro agenda d’intenti.