Due regimi platealmente antidemocratici all’interno della Nato ma sempre perdonati (quando non sostenuti), per convenienza. Ma ora è la stessa Alleanza atlantica a rischiare guai incalcolabili sul fronte Mediterraneo, nel rischio di guerra tra ‘Paesi membri’ tra cui teoricamente dover scegliere a favore di chi applicare il trattato di mutua assistenza militare.
La lite ufficiale tra isole contese, migranti e gas
Il presidente turco Erdogan non si smentisce e la spara grossa, sperando resti una delle sue ormai infinite provocazioni. «Quando arriverà il momento, faremo ciò che è necessario. Potremmo arrivare nella notte all’improvviso». Quello che per Erdogan era probabilmente solo un avvertimento, è stato interpretato dalla Grecia e dall’Unione europea come un’aperta minaccia. Minaccia per mettere fine a quelle che la Turchia considera provocazioni da parte ellenica nel Mar Egeo. La questione è insita nella storia dei due Paesi. Storia di sempre, eredità dell’impero Ottomano, con qualche interesse politico di casa sia ad Ankara che ad Atene.
Tensioni elettorali tra probabili perdenti
Ultimo in ordine di tempo –martedì 23 agosto- l’accecamento da parte degli S-300 greci installati a Creta di cinque F-16 turchi che stavano svolgendo una missione di riconoscimento in ambito Nato nel Mediterraneo orientale. Perché quei missili puntati? Tante storiche tensioni e liti irrisolte, ma soprattutto oggi, prossime elezioni in entrambi i paesi. Elezioni politiche anticipate tra breve ad Atene. In Turchia elezioni presidenziali con Erdogan a rischio nel 2023. Più a fondo, il divario militare percepito a sfavore della Grecia e le importanti scoperte che la Turchia ha fatto nel settore dell’energia.
Erdoğan versione Putin
«L’Egeo e le sue isole come la steppa sarmatica», rileva Daniele Santoro su Limes. «Il parallelismo ucraino è naturalmente strumentale, parte di quella che Ankara bolla come ‘campagna di diffamazione’. All’origine della crescente tensione nell’Egeo non c’è però la presunta aggressività turca». L’irruenza della Turchia è una reazione alle sempre più frequenti provocazioni della Grecia, con non troppo celate malinconie di colonnelli. La militarizzazione delle isole egee prossime alla costa anatolica in violazione del trattato di Losanna del 1923, che nel medio periodo rischia di precludere ad Ankara l’accesso al mare.
L’ascesa geopolitica della Grecia
La Grecia è terrorizzata dalla sorprendente ascesa geopolitica della Turchia. Dalla capacità di Ankara di giocare da protagonista su molteplici tavoli, di imporsi come attore indispensabile (agli Stati Uniti e non solo) in un numero sempre crescente di quadranti. Dal Sahel alla steppa ucraina, dai Balcani al Caucaso. «I turchi potrebbero investire il capitale geopolitico così accumulato nella revisione della status dell’Egeo, costringendo gli americani ad accettare e legittimare più o meno (in)formalmente una diversa spartizione del ‘mare delle isole’, ‘Adalar Denizi’, come intende ribattezzarlo il leader dei nazionalisti Devlet Bahçeli che sostiene il governo di Erdogan».
I timori della Grecia e i rischi ‘provocazione’
Questa prospettiva sembra spingere alla Grecia a sempre più forti provocazioni, provando a indurre in errore la Turchia. Una risposta armata turca, di notte o di giorno, come quella minacciata a parole da Erdogan, «così da innescare la reazione dei propri protettori e da isolare il rivale, troncandone la parabola ascendente». Stratagemma speculare da parte di Erdoğan, che con la sua retorica bellicista punta ad innervosire i greci e a spingerli a sbagliare la mossa. Portare le provocazioni oltre il livello di guardia, in modo da giustificare di fronte all’opinione pubblica turca e agli Stati Uniti la potenzialmente violenta reazione di Ankara, la conclusione di Limes. Nell’immediato è piuttosto inverosimile che turchi e greci cadano nei reciproci tranelli».
Erdogan nei Balcani, alle spalle della Grecia
I Balcani non sono solo un mercato di sbocco per i prodotti turchi. Tra i progetti affidati alle ditte turche l’autostrada Sarajevo-Belgrado, infrastruttura di alto valore anche politico. Ma anche dai Balcani Erdogan torna sulla Grecia e che ripete le sue minacce. L’Ue lo rimprovera e il Dipartimento di Stato Usa ha ribadito la sovranità greca sulle isole reclamate dalla Turchia. Ma aver incassato il sostegno internazionale sembra però non essere abbastanza per Atene.
La Turchia è sempre più rilevante nello scacchiere internazionale e il suo presidente sa porsi come mediatore tra le parti in un numero crescente di scenari, come dimostra non solo il caso ucraino, ma anche quello libico e balcanico. Tutti scenari la cui stabilità è fondamentale per l’Europa.
10 Settembre 2022