Jean Georges Almendras e Giorgio Bongiovanni
Si tratterebbe di Mauricio Miguel Recalde Argüello, con precedenti per omicidio. Il killer, latitante in Brasile, probabilmente avvertito dai servizi segreti
Mauricio Miguel Recalde Argüello, 26 anni, è stato identificato come il presunto sicario che ha assassinato il giornalista Humberto Andrés Coronel. Nell’ambito delle indagini, sono state realizzate 14 perquisizioni nel quartiere General Genes – nella città confinante di Pedro Juan Caballero -, che hanno portato al sequestro in un’officina meccanica di capi d’abbigliamento che l’assassino avrebbe utilizzato al momento di uccidere Coronel. È così che lavorano i sicari: eseguono l’ordine sporco, per poi darsi alla latitanza, perché non conviene per nessuna ragione che sia catturato, deve tenersi a distanza della legge, per non rivelare la mano del mandante del crimine; quella mano politica corrotta che non dà la faccia, ma dà l’ordine per cancellare di colpo una vita, in questo caso, quella del nostro collega che, come noi, scriveva denunciando il sistema criminale, seguendo la linea di lavoro di un’antimafia senza frontiere.
Per questo motivo, il suo lavoro di denuncia sulla corruzione e la mafia, radicata nel sistema politico paraguaiano ci riguarda da vicino, perché noi nelle nostre redazioni – del Sudamerica ed Italia -, corriamo gli stessi rischi. Quello che sta succedendo, in caso qualcuno non lo abbia ancora realizzato, è che oramai il sistema criminale integrato è transnazionale e non si pone dei limiti quando deve imporsi o eliminare persone che gli possano essere di ostacolo. E Humberto Coronel era un ostacolo per la mafia della località di Pedro Juan Caballero: è quindi nostro dovere solidarizzare con Coronel, così come è nostro dovere esigere giustizia, come abbiamo fatto con il nostro collega Pablo Medina, ucciso con le stesse modalità nell’ottobre del 2014. Speriamo, veramente, che la Polizia riesca a catturare il sicario, fosse anche in Brasile, ma ci auguriamo ancora di più che la stessa sorte tocchi poi ai mandanti.
Il capo della Polizia di Amambay, commissario Rubén Paredes, ha riferito che, grazie ad elementi tecnologici e tecnici raccolti, ed alle videocamere di sicurezza dei circuiti della zona, sono riusciti ad identificare l’assassino. “La persona è stata già identificata. Siamo ottimisti nell’affermarlo dai dettagli raccolti nell’investigazione”, ha puntualizzato ai media locali.
L’uomo si troverebbe in questo momento a Ponta Pora, città brasiliana confinante con Pedro Juan Caballero, Paraguay. È stata anche fermata Vanesa Almeida Sacri, compagna del sicario Recalde.
Il quartiere General Genes è stato isolato all’alba di questo venerdì da un gran spiegamento di forze di polizia. Obiettivo dell’operativo, guidato dal giudice Pablo Zarate, individuare il recapito del sicario di Humberto Coronel. A tale fine sono stati eseguiti 14 perquisizioni, riuscendo a trovare l’abitazione di Mauricio Miguel Recalde dove hanno riscontrato diversi elementi che lo segnalano come il responsabile dell’assassinio del giornalista di La Voz de Amambay. Inoltre, nello stesso posto è stato trovato un laboratorio clandestino di criptomonete.
Su Recalde pendono due ordini di cattura per omicidio. Nel 2019 fu fermato per l’assassinio del medico José Centurión, ma poi fu rilasciato. I media paraguaiani riferiscono che si ignorano i motivi per i quali l’uomo fu liberato.
Il quotidiano Ultima Hora ha puntualizzato che Recalde sarebbe rimasto nella sua abitazione fino al momento in cui ha ricevuto una soffiata, che si pensa essere arrivata da ambienti dei servizi segreti, a seguito della quale ha lasciato l’abitazione venerdì scorso alle 2 del mattino, poco prima della perquisizione. Sempre Ultima Hora ha segnalato che gli investigatori lo hanno identificato come un sicario che opera in autonomia, essendo considerato molto efficiente.
Le indagini proseguono, e sia la giustizia che gli agenti di polizia cercano di trovare il nascondiglio del sicario. Si spera che questi funzionari dello Stato avviino una ricerca seria, per identificare i mandanti e che la legge non resti lettera morta.