Tra divisioni etniche sempre più marcate e a quasi trent’anni dalla guerra, la Bosnia-Erzegovina al voto per le elezioni generali tra minacce di secessione e timori di nuovo caos politico. Il Paese rimane diviso tra serbi ortodossi e cattolici croati che chiedono una maggiore autonomia, mentre i bosniaci musulmani spingono per uno stato più egualitario, ma sembrano inseguire poco più di un sogno irrealizzabile, riferisce l’agenzia Ansa.
Architettura costituzionale folle di Dayton
Per più di due decenni, il Paese balcanico è stato governato da un sistema amministrativo ‘disfunzionale’ nato a Dayton, Usa, del 1995. E mentre gli accordi sono riusciti fino ad oggi a mettere fine agli scontri armati degli anni ’90, da allora il paese è però rimasto bloccato in una sorta di paralisi politica nazionalista di appartenenze etnico religiose. E gli analisti avvertono che la Bosnia sta sprofondando sempre più in acque agitate con divisioni lungo linee etniche che sembrano crescere ulteriormente alla vigilia delle elezioni.
Divisioni e acrobazie costituzionali
La Bosnia è divisa tra una ‘entità’ serba – la Republika Srpska (RS) – e una federazione musulmana-croata, nata già segnata da contrapposte memorie etniche di guerra, con la due struttura statali due legate formalmente da un debole governo centrale. I partiti politici etnici hanno sfruttato a lungo le divisioni del paese nel tentativo di mantenere il potere, spingendo centinaia di migliaia di persone a emigrare alla ricerca di migliori opportunità.
Anche i sondaggi sono corrotti
Con nessun dato da sondaggi su cui fare affidamento, gli analisti affermano che è probabile che i leader storici e i partiti nazionalisti domineranno alle urne. Fra i potenziali dominatori alle elezioni, il leader serbo bosniaco Milorad Dodik, che si sta candidando alla presidenza della RS. Per mesi, Dodik ha alimentato le tensioni tra frequenti appelli ai serbi della Bosnia di abbandonare dalle istituzioni centrali del Paese.
L’erede musulmano al terzo mandato
Bakir Izetbegovic, figlio del primo presidente della Bosnia indipendente, è in corsa per il terzo mandato come presidente musulmano bosniaco del paese, ma deve affrontare la dura concorrenza del professore di storia 46enne Denis Becirovic. Sostenuto da 11 partiti di opposizione, Becirovic si impegna a lottare per una Bosnia “pro-europea e unita”.
I croati di Mostar che se ne vogliono andare
Ad aumentare le divisioni, molti dei croati cattolici del paese concentrati a Mostar, la loro capitale di Erzegovina, stanno chiedendo una maggiore autonomia da Sarajevo sempre più monoetnica musulmana, con riforme elettorali prima del voto, con il principale partito nazionalista croato e locale, l’HDZ, che minaccia da mesi di boicottare le elezioni.
2 Ottobre 2022