di Michele Capuano
Nel silenzio dei grandi mezzi di comunicazione di massa i capi di governo di 33 nazioni del Sudamerica (in rappresentanza di popoli che parlano cinque lingue diverse) sono a L’Avana per unirsi in una organizzazione che si chiama CELAC (Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi) con l’obiettivo di costruire un mondo nuovo, possibile e necessario.
Rappresentano oltre 600 milioni di persone che chiedono impegni contro la povertà, valorizzazione dei diritti umani, lotta alle disuguaglianze, all’ignoranza, alla mancanza di cure, tutela dell’ambiente, superamento di un analfabetismo di ritorno nella conoscenza e la divulgazione delle nuove tecnologie e soprattutto un latinoamerica solidale e “zona di pace”.
Un incontro che si celebra nel nome di Simon Bolivar e nel 161° anniversario della nascita di Josè Martì. Il periodo che voleva un’America del Sud cortile di casa degli Stati Uniti, terra e risorse da depredare condannando uomini e donne alla miseria, a dittature feroci, alla morte per fame e malattie è finito.
Avanza una battaglia delle idee che chiede cooperazione, complementarietà, superamento di ogni disparità, uno sviluppo economico (a partire dalla gestione delle materie prime, dei prodotti agricoli e dell’energia alternativa) ecocompatibile e non basata sulla logica del profitto per pochi.
Una proposta che viene da lontano e che ora, finalmente, con la presidenza che è stata affidata al governo cubano, è il presente per un futuro migliore. Agli inizi del millennio alla presenza di Fidel Castro i premi nobel d’economia Joseph Stiglitz e Robertt Mundell e il nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel, oltre 1000 delegati e invitati di 43 paesi tra i quali i presidenti delle scuole di economia di America Latina e Caraibi e cento studenti di diversi centri di formazione si incontrarono a L’Avana per gettare le basi di questo progetto, contrastare le mire neo-coloniali degli Stati Uniti e proporre una battaglia contro l’esclusione sociale.
Un evento unico e plurale in totale contrasto con poteri occulti e forti che stanno vivendo la loro crisi strutturale e una gestione della stessa
che amplifica ingiustizie, discriminazioni, guerre, oppressione e sfruttamento selvaggio di uomini e cose.
La Celac, dunque rappresenta anche una lotta chiara e coerente all’ipocrisia dei cosiddetti “potenti della Terra” che, ora, devono, obbligatoriamente, fare i conti con quel Terzo Mondo che volevano piegato alla speculazione finanziaria e agli interessi di pochi contro le moltitudini. Gli Stati che oggi si riuniscono nel Celac stanno decidendo, in sintesi, il che fare per dare un futuro alle generazioni che verranno limitando i danni di un mercato globale privo di scrupoli e nemico della stessa idea di civiltà. A Cuba si sta esplorando questo presente per edificare un mondo alternativo di tutti e di tutte.
Condividono: Associazione Internazionale di Amicizia e Solidarietà con i Popoli, Comitato di solidarietà “Fabio di Celmo”, La Villetta per Cuba, Rete Associazioni Popolari, Casa dei Popoli di Roma, Teatro dell’Esistenza, associazione Il Puntino…
L’Avana. 28 Gennaio 2014
Foto- Juvenal Balán – Morales Evo a su llegada a Cuba este domingo.