Il presidente di sinistra del Messico, López Obrador, si è rammaricato ieri che il grande capitale e le elite del Perù abbiano attaccato Pedro Castillo sin dal primo giorno del suo governo fino ad ottenere quello che volevano: la sua rimozione. La sua caduta ha lasciato un insegnamento ai politici latinoamericani di sinistra.
“Siamo molto dispiaciuti per quanto accaduto in Perù, perché sin da quando Pedro Castillo ha vinto legalmente e legittimamente le elezioni è stato vittima di vessazioni, di attacchi feroci.
I suoi avversari, soprattutto le grandi élite economiche e politiche di quel Paese, non hanno mai accettato che governasse uno che veniva dalle montagne, uno della sierra.
Immagino che avessero già tutto pronto per destituirlo.
Il cavillo legale che hanno usato, la cosiddetta “incapacità morale” è presente nella Costituzione, e quando lui ha percepito che lo stavano per destituire, ha preso a sua volta la decisione di sciogliere il Congresso per indire nuove elezioni.
Beh, questo è ciò che ha fatto accelerare la sua destituzione e che ha dato loro una ragione, tra virgolette, poiché in un istante, per cacciarlo, sono diventati improvvisamente super difensori della Costituzione, super rispettosi della legge.
Questi si chiamano colpi di stato morbidi. Oggi non si usano più i vecchi interventi militari, adesso si comincia prendendo il controllo dei mezzi di informazione, che sono gestiti dagli oligarchi dei Paesi, e con essi vengono attaccati costantemente i presidenti legali e legittimi, soprattutto se si tratta di persone del popolo o di qualcuno che vuole fare qualcosa per il bene del popolo e non appartiene alle élite.
Vengono attuate campagne diffamatorie, i media continuano ad essere strumenti per manipolare e giustificare atti contrari alla democrazia.
Questo metodo è stato già utilizzato in Brasile, Bolivia e Argentina, rispettivamente contro 3 presidenti socialisti, Luiz Inácio Lula da Silva, Evo Morales e Cristina Fernández de Kirchner e adesso è la volta del Perù contro Pedro Castillo.
La lezione è che bisogna governare per il popolo, senza fidarsi degli opinionisti o di quei politici che cercano di avvicinarsi ai proprietari dei mezzi di informazione e agli intellettuali papponi.
Vi comunico che il presidente Castillo, dopo il precipitare degli eventi in Parlamento, aveva chiesto telefonicamente alla nostra ambasciata messicana in Perù il permesso per recarsi lì per chiedere protezione ed asilo politico.
Sono stato subito avvisato ed io ho comunicato al ministro degli Esteri di parlare col nostro ambasciatore per aprirgli le porte, coerentemente con la nostra tradizione di concedere asilo politico, ma sicuramente il telefono di Castillo era sotto controllo poiché in pochi minuti, la polizia peruviana e gruppi di cittadini anti Castillo hanno circondato la nostra ambasciata per impedirne l’ingresso qualora si fosse avvicinato.
Ma Castillo non è mai arrivato alla nostra ambasciata, perché è stato subito arrestato dagli stessi uomini della sua scorta che nemmeno lo hanno fatto uscire dal Parlamento.
Di fronte a questi fatti, noi chiediamo che vengano rispettati i suoi diritti umani e quelli della sua famiglia e che si agisca con legalità, ma con legalità reale”, lo ha dichiarato ieri il presidente messicano Obrador nella conferenza stampa mattutina.
Ricordiamo che Obrador due anni fa diede asilo politico all’allora presidente socialista boliviano Evo Morales, sfuggito ad una caccia all’uomo subito dopo il colpo di stato della autoproclamata Áñez.
Lo stesso Obrador si è offerto più volte di dare ospitalità ed asilo a Julian Assange.
Nel link il video con le dichiarazioni del presidente messicano Lopez Obrador:
https://youtu.be/lVYWbF3R4Os