Corruzione al parlamento Ue, dopo il coinvolgimento del Qatar, una pista porta al Marocco, appena qualificato a sorpresa alle semifinali. Sia l’italiano Panzeri che l’attuale parlamentare socialista Tarabella sono vicini al governo di Rabat e ne hanno sostenuto le posizioni su un difficile negoziato commerciale. Oltre ai vizi della politica quelli forse anche peggiori del calcio business che con lo sport ha ormai molto poco a che fare.
Tangentopoli Ue, solo l’inizio?
Il Qatar che cerca di nascondere dietro il calcio i modi attraverso cui è arrivato ad ottenere il mondiale, la piccola politica con grandi appetiti che cavalca le opportunità corruttive, e Stati d’avventura pronti a tutto per raggiungere i loro obiettivi. Ma ora, sulla scia dello scandalo all’Europarlamento con l’arresto in flagrante di una importante eurodeputata greca ora in carcere, si profila di peggio.
Gli accordi col Marocco
La Corte generale dell’Unione europea nel settembre 2021, aveva stabilito che gli accordi commerciali Ue-Marocco erano illegali. Il Consiglio europeo li aveva siglati aggirando non solo il parlamento ma la legislazione europea. Inciampo politico clamoroso o peggio? Bocciatura bis: Rabat aveva trattato con Bruxelles non tenendo in alcun conto le esigenze del popolo Sarawi, che chiede l’indipendenza. Il Fronte Polisario, sostenuto dall’Algeria, ha fatto ricorso e ha vinto.
L’Italiano sul fronte del Marocco
L’ex euro deputato Antonio Panzeri, ora agli arresti, oltre che dei mondiali di calcio al Qatar, si occupava molto anche di Marocco e, come scrive il Domani, «era visto dai media marocchini filogovernativi come una figura di riferimento che evitava eccessi di apertura europei verso il Fronte Polisario». Nel 2019, esempio, Panzeri era tra gli europarlamentari che hanno votato l’accordo di pesca che include il Sahara occidentale, nonostante le contestazioni del Fronte Polisario e una prima bocciatura delle corti europee.
Dentro e attorno all’Europarlamento
Panzeri è fuori dal parlamento dal 2019, ma il Marocco continua a contare su molti amici. Fuori un parlamentare, dentro un altro. Tra questi troviamo il belga Marc Tarabella, a sua volta coinvolto nell’inchiesta sulla corruzione a Bruxelles. Non è noto se ci sono accuse contro di lui, ma sabato sera la polizia belga ha perquisito i suoi uffici, dopo che venerdì, quello di uno dei suoi collaboratori era finito addirittura sotto sequestro.
Le conversioni sulla via dei mondiali
Tarabella, che è vicepresidente della delegazione per i rapporti con la penisola araba dell’Europarlamento, era stato tra i più accesi oppositori della assegnazione dei mondiali di calcio al Qatar, poi si era di colpo ammorbidito e infine convertito. «Il tono dei suoi tweet del 2014 sui lavoratori morti per la costruzione degli stadi in Qatar non è lo stesso delle dichiarazioni più recenti contro il boicottaggio della manifestazione». Con la retorica sulla coppa del mondo, «una festa da vivere tutti insieme». Qualcuno con qualche soldo in tasca in più.
Dai fermi all’arresto, la vicepresidente resta in carcere
Scadute le 48 ore del fermo, il giudice belga ha confermato l’incriminazione per corruzione di Eva Kaili, ormai ex vicepresidente del parlamento Ue, e dell’ex parlamentare Panzeri. Liberato invece il sindacalista italiano Luca Visentini, segretario generale della Confederazione sindacale internazionale. Restano agli arresti altri due italiani, Francesco Giorgi, assistente parlamentare, e Niccolà Figà-Talamanca, partner di Eva Kaili.
Nel mirino anche l’Ong radicale
’Fight Impunity’ è l’associazione fondata dall’ex eurodeputato Antonio Panzeri con sede a Bruxelles. Facili equivoci di traduzione. Ma nel mirino c’è anche ’No Peace Without Justice’, fondata nel 1993 da Emma Bonino e nata da una campagna del Partito radicale transnazionale. Non è chiara, per ora, la dinamica del coinvolgimento di Figà-Talamanca, segretario della Ong, ma, dettaglio importante, l’Ong condivide gli uffici a Bruxelles con ‘Fight Impunity’, di Panzeri e che ha tra i suoi membri un altro italiano agli arresti, Francesco Giorgi, annota il Sole24ore.
Diritti umani a geografia variabile
Al centro dell’azione della Ong la protezione dei diritti umani in Medio Oriente: ultimo, un rapporto sull’influenza degli Emirati Arabi sulla politica europea e sull’Eurocamera. Denuncia delle attività di lobby, i contatti con un deputato spagnolo del Ppe e le pressioni degli Emirati, storicamente poco amici del Qatar. Un’accusa alla “lobbying strategica di Dubai a Bruxelles”, spiegava Figà-Talamanca nella lettera di presentazione, «per far luce sui pericoli e sulla vulnerabilità dell’Unione europea».
12 Dicembre 2022