di Ribaldo Persichetti
Un paio di considerazioni post festa della Liberazione: ma perché la destra italiana nella sua componente di derivazione missina deve dirsi antifascista, se per festeggiare il 25 Aprile e renderlo attuale, i media neoliberali e di regime fanno costanti parallelismi con la resistenza ucraina?
A parte che in Ucraina non c’è una resistenza partigiana, ma un esercito ufficiale armato ed addestrato dalle potenze occidentali che combatte i russi sul campo, ma non può sfuggire soprattutto che molte componenti militari e politiche della presunta “resistenza” ucraina sono dichiaratamente neonaziste. Se i nostri valorosi giornalisti chiedessero ad un membro del Battaglione Azov o ad un “resistente” banderano, che vengono considerati partigiani, se sono antifascisti, si sentirebbero rispondere di no. Tali e quali ad un La Russa o ad una Meloni qualsiasi.
Quindi prima di pretendere l’outing dai membri del governo italiano sul postfascismo e fargli pronunciare pubblicamente l’ esecrato ( per loro) termine ” antifascista”, i vari soloni che pontificano a giornata piena sui giornali e nelle TV, dovrebbero chiarirsi le idee sulla situazione contingente in Ucraina.
Lì non esistono né la Resistenza, come la intendiamo storicamente noi, né l’ antifascismo. Tanto più che la martoriata Ucraina, per cui si sprecano i paralleli con l’ Italia del 1943-45, non è una democrazia compiuta, visto che i partiti di opposizione, gli intellettuali ed i giornalisti dissidenti, sono trattati alla stregua di quelli che in Russia osteggiano Putin (addirittura un tantino peggio, ma dovrebbe essere chiaro che vincere delle elezioni democratiche non corrisponde per forza ad essere democratici, o Hitler e il NSDAP del 1933 non insegnano niente?).
Se i vari fenomeni dell’ informazione italica chiarissero questo, la smetterebbero anche di chiedere ai membri di FdI di dirsi antifascisti, perché è chiaro che non lo sono. Non so se sono tutti fascisti, ma sono certo che tutti quanti non sono antifascisti. Qualcuno te lo dimostra rilasciando interviste di tre pagine al Corrierone o a Vespa, (Meloni e La Russa) senza affermare nemmeno per sbaglio di esserlo, altri commemorando seraficamente proprio il 25 Aprile i morti della X° Mas (assessora o consigliera a Valdobbiadene), altri ancora andando a ricordare Ian Palach, lo studente martire Ceco della Primavera di Praga simbolo dell’anticomunismo (ancora La Russa).
Ma tutti, proprio tutti, dal PdC all’ultimo peone schiacciatasti in emiciclo, parlano genericamente di festa che porta con sé i valori di democrazia e libertà in tutto il mondo. Non è così, dovrebbe invece essere chiaro che il 25 Aprile si festeggia esclusivamente la liberazione dell’ Italia, dall’ occupazione tedesca e nazifascista. Non altro.
È una data che ricorda un evento nazionale, con valori universali, certo, ma che richiama ad un episodio specifico e ad un riscatto morale di un popolo, quello Italiano, in cui Praga e l’ Ucraina non c’ entrano niente.
Sappiamo per certo che la Storia non è proprio il loro forte, ma se l’informazione fornisce lo spunto per generalizzate un evento simbolico altrimenti decisivo per la nostra memoria collettiva, da abili demagoghi quali sono, subito ne approfittano, spalleggiati come sono dalla pletora degli ignoranti che li seguono.
26 aprile 2023