di Rita Guma *
Mentre le figlie di Dalla Chiesa e forse Chinnici passano con il proprietario delle stalle in cui lavorava Mangano e il cui padre era funzionario della Banca Rasini, di contatti poco puliti, la Cassazione decreta che la trattativa stato-mafia c’è stata ma non fu reato.
La domanda è: Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Bruno Caccia, Pio La Torre e gli altri, compresi Dalla Chiesa e Chinnici e i tanti agenti di scorta e ai giornalisti che hanno perso la vita per le indagini contro mafia e camorra, perché sono morti?
O siamo noi che non abbiamo mai capito niente.
Noi che abbiamo ricordato ogni anno ogni singolo anniversario il loro sacrificio e il loro lascito spirituale.
Noi che non ci siamo mai rassegnati allo schifo e che abbiamo cercato di dare continuità a quell’impegno con piccoli o grandi gesti pubblici, ma soprattutto nel quotidiano, non cedendo alle piccole e grandi mafie, al nord come al sud.
Ho avuto la fortuna di conoscere i testimoni di quel tempo, da Letizia Battaglia ad Armando Spataro a Riccardo Orioles, e la sfortuna di constatare quanto la mafia fosse pervasiva con l’associazione che presiedo, con la quale ho sperimentato tentativi di ingresso ma anche minacce di morte, attentati alle auto, posta sottratta. In oltre vent’anni, un vero campionario di “interessamento” da parte di diversi tipi di cupole. E abbiamo conosciuto anche le “attenzioni” di agenti deviati dei servizi.
E oggi scopro che non era vero niente e se era vero non era reato e se era reato non importa a nessuno, nemmeno a quelli a cui più dovrebbe importare.
Il fatto è che non mi convincerete mai che si possa voltare pagina come se nulla fosse accaduto e continuerò a lottare lo stesso, perché io so quello che ho visto e vissuto e ciò che hanno vissuto quelli che sono stati vittime o testimoni di fatti di mafia e so che se continueremo a lottare quei tanti morti ammazzati non saranno stati ammazzati per nulla.
* Presidente Osservatorio
28 aprile 2023