di Domenico Marino *
La borghesia dopo una iniziale fase rivoluzionaria, necessaria per la presa del potere, è diventata inesorabilmente una via di mezzo tra clero e aristocrazia, quindi classe doppiamente reazionaria e conservatrice. Come il clero impone la morale comune – più o meno laica a seconda delle convenienze – dicendo (imponendo) al popolo cosa è giusto e cosa è male, cosa è bello e cosa è brutto; così facendo aumenta il suo dominio e rafforza il suo controllo. Al pari dell’aristocrazia invece è diventata nel tempo una classe parassitaria e improduttiva che si appropria della ricchezza prodotta dalla classe lavoratrice e stra-vive grazie a questa rendita, che libera il suo tempo libero (tempo di vita) a discapito del tempo libero altrui: dei lavoratori.
La borghesia-aristocrazia elevatasi a classe dominante, emana la morale del paese o dei paesi (visto che anche le classi oggi più che mai sono globalizzate) in funzione dei suoi interessi “materiali” di classe e dettata dai suoi sentimenti di superiorità di classe. Come efficacemente ha affermato Marx: “In ogni epoca le idee dominanti sono le idee della classe dominante”. I comunisti consci di ciò, devono intensificare la lotta di classe, facendo leva sulle gravi contraddizioni sistemiche del Capitalismo, per sovvertirlo e così arrivare progressivamente ad un mondo senza classi sociali, conseguentemente senza sfruttamento. Per fare questo bisogna smarcarsi da quel “senso comune” – ovvero morale classista – che ci tiene imprigionati, che altro non è che una catena al quale i dominanti legano a loro i dominati; che giustifica il sopruso dell’uomo sull’uomo. Sopruso che viene mantenuto anche attraverso l’inganno mediatico e semantico. Fenomeno che avviene cambiando il senso alle parole – i fatti non ci vengono “detti” ma “narrati” – delle quali il significato viene “malignamente” alterato accentuandolo o diminuendolo a seconda dell’esigenza.
Ciò porta una sorta di schizofrenia nella società che finisce col perdere la propria identità culturale, perché gli vengono sottratti i mezzi per mantenerla, e soprattutto finisce col perdere di vista i propri interessi materiali e morali, che sono strettamente collegati alla propria appartenenza di classe.
In piccolo questo fenomeno lo possiamo notare, in questi giorni di “bagarre” parlamentare, nell’atteggiamento ipocritamente “moralizzatore” degli esponenti di governo, intenti a nascondere la “merda sotto la neve” (ma il sol dell’avvenire prima o poi sorgerà..!). Tentano con diabolica pervicacia di convincerci (e un pò purtroppo ci sono riusciti…) che ribellarci, o mandare al quel paese un politico, sia una barbarie.
Basta ipocrisie! Non facciamoci incatenare, rispondiamo colpo su colpo! La vera barbarie è quella del capitalismo che non ci permette di godere con dignità del frutto del nostro lavoro. Prendiamo coscienza e non facciamoci più ingannare: “Per noi chiamare uno porco se è un porco, non è volgarità, ma proprietà di linguaggio” Antonio Gramsci.
*segretario del Circolo Enrico Berlinguer-Partito Comunista