di Margherita Furlan e Fabio Belli
Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha annunciato l’invio di «700 soldati e l’allerta di un battaglione supplementare» durante una conferenza stampa con il primo ministro norvegese. La missione NATO in Kosovo e Metohija intensificherà infatti la presenza in quattro comuni nel nord della provincia serba.
Lo ha dichiarato su Twitter la stessa missione, motivando la decisione per ridurre il rischio di escalation visto che, a loro dire, avrebbe risposto agli attacchi da parte di una folla aggressiva e pericolosa, attuando in maniera imparziale il mandato 1244 del 1999 delle Nazioni Unite.
A presiedere la missione è il generale italiano Angelo Michele Ristuccia, che, nell’esprimere sostegno ai soldati feriti, ha promesso di seguire personalmente l’evolversi della situazione. 34 i militari NATO e 52 i cittadini serbi rimasti feriti negli scontri avvenuti ieri, 29 maggio. Per il presidente serbo Vučić la missione della NATO non ha difeso la popolazione serba che contestava l’elezione dei nuovi sindaci di etnia albanese avvenuta nel voto locale del 23 aprile scorso.
Una situazione che, secondo l’esperto russo di Scienze Militari, Alexander Bartosh, assomiglia sempre più al prologo di una rivoluzione colorata. L’esperto ha affermato che gli Stati Uniti, con l’aiuto di un contingente NATO, starebbe addestrando gli albanesi del Kosovo come forza per la guerra per procura contro la Serbia. “Non è un caso che il presidente Vučić abbia deciso di mettere in costante allerta le forze armate e dispiegare unità al confine con il Kosovo”, ha concluso Bartosh. Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha fornito il proprio appoggio alle proteste affermando che “i serbi stanno combattendo per i loro diritti nel Nord del Kosovo”. Più dettagliatamente, secondo la portavoce del ministero degli Esteri moscovita, Maria Zakharova, le forze della NATO in Kosovo avrebbero agito in modo “non professionale” esercitando una “violenza non necessaria” e provocando un’escalation.
Oggi il presidente serbo Vučić ha incontrato i cinque membri del Quint – cioè gli ambasciatori di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania e Italia – insieme a una delegazione dell’Unione Europea. Seguiranno incontri separati con gli ambasciatori di Russia e Cina.
Intanto già è iniziata la grancassa mediatica dei media occidentali che, manco a dirlo, si sono schierati in massa contro Vučić. A prendere una posizione fuori dal coro è ancora una volta il campione di tennis serbo, Novak Djokovic, che dopo la vittoria al primo turno agli Open di Francia, si è avvicinato a una videocamera dove tradizionalmente i giocatori firmano autografi e ha scritto: “Il Kosovo è il cuore della Serbia. Fermiamo la violenza”.
31 Maggio 2023