09 Ago 2023
Posted by Iskra 
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Una valutazione dello studioso Alessandro Orsini pienamente condivisibile. iskrae
Tratto da Pagina Alessandro Orsini
Siccome non si capisce più niente e il livello culturale del dibattito in Italia è caduto sotto i piedi – un livello talmente basso da dare il voltastomaco – lasciatemi spiegare.
Secondo i guerrafondai di Corriere della Sera, la Stampa e la Repubblica, la guerra è bene o è male in base agli esiti sul campo. Se l’esercito di Kiev riporta qualche piccolo successo, allora la guerra è bene. Se, invece, l’Ucraina subisce soltanto sconfitte, la guerra è male. In sintesi, il giudizio sulla bontà o la malvagità della guerra non viene pronunciato in fieri, ma a cose fatte. Il motto di Molinari, Fontana e Giannini è: “Bisogna attendere la controffensiva per valutare le scelte occidentali”. Sotto il profilo culturale, Corriere della Sera, la Stampa e la Repubblica, si pongono verso la guerra come si pongono verso le politiche fiscali. Chiamo questo fenomeno culturale “normalizzazione” della guerra. La guerra diventa un fatto normale valutato con gli stessi criteri con cui valutiamo la costruzione delle rotatorie tra due strade. Se il traffico defluisce, la rotatoria è stata un bene; altrimenti, è stata un male. Per giudicare l’amministrazione comunale, bisogna attendere il lunedì mattina quando tutti tornano al lavoro in automobile.
Nella logica dei pacifisti, invece, la guerra è un male in fieri poiché distrugge ponti, dighe e vite umane. Questo induce i pacifisti a condannare la guerra in fase di svolgimento e di progettazione. Sotto il profilo culturale, un pacifista non normalizza la guerra. È del tutto irrilevante che gli ucraini riconquistino un metro quadrato di territorio. Ciò che conta è che stanno morendo migliaia di soldati, tantissimi civili, troppi bambini, e che la Russia non può essere sconfitta.
Il pacifismo è, in primo luogo, un processo di pensiero, un’attività cognitiva, un quadro concettuale, che filtra la guerra attraverso la normalizzazione della pace. Di contro, Corriere della Sera, la Stampa e la Repubblica, filtrano la pace attraverso la normalizzazione della guerra. La normalizzazione della guerra consente di accettare che Ursula von der Leyen stia lavorando in favore di una guerra decennale.
