La controffensiva ucraina non funziona. Per quanto i soldati di Kiev si impegnino, strenuamente, in sanguinosi e continui assalti, i risultati fin qui ottenuti sono molto modesti. A dirlo, con una serie di reportage, è stata ieri l’americana CNN, dove si parla «del momento più difficile della guerra».
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Preoccupazioni Usa, quasi un allarme
Mentre lo stesso Volodymir Zelensky conferma le difficoltà che incontra l’operazione militare, la corrispondente del network televisivo Usa, Clare Sebastian, avverte che «gli alleati occidentali dell’Ucraina ritengono altamente improbabile che la controffensiva faccia progressi». Ma è soprattutto la cruda analisi di Jim Sciutto, esperto per la Sicurezza nazionale della CNN a fare riflettere. Filtrando fonti affidabili di Intelligence, vengono citate le perplessità di quattro alti funzionari occidentali. «Gli ucraini vedranno ancora, per le prossime due settimane, se c’è la possibilità di fare qualche progresso. Ma per loro, fare davvero progressi che cambierebbero l’equilibrio di questo conflitto, pensiamo che sia altamente, estremamente improbabile».
Un successo per il morale
Le truppe scelte di Kiev si danno disperatamente da fare per mettere a segno delle azioni ‘a effetto’, magari dalla scarsa portata strategica, ma capaci di rialzare il morale e di fare ‘audience’ con gli apprensivi alleati. Ieri il Guardian ha riportato la cronaca di un’azione improvvisa, un raid di forze speciali ucraine che hanno attraversato il fiume Dnipro, cogliendo di sorpresa le difese russe. Ma stiamo parlando di 7 barche con 50 soldati in tutto. Che hanno compiuto un’operazione dimostrativa, ‘mordi e fuggi’, dalle parti di Kherson, prima di essere respinte. Il problema vero, come spiega il think tank Stratfor, è che gli uomini di Zelensky non hanno una copertura aerea, mentre sono costretti ad andare all’assalto di trincee munitissime, circondate da campi minati micidiali. Uno scenario che rende sanguinosa la controffensiva, la rallenta e che comincia a toccare, pericolosamente, come ricaduta, anche la politica.
Congresso e presidenziali Usa
Stephen Collinson, lo ‘strategist’ CNN che si occupa del Congresso Usa, scrive che la strada comincia a essere in salita per Zelensky, perché il tempo lavora contro di lui. «L’Occidente avrà la pazienza di concedergli il tempo di cui ha bisogno? La mancanza di grandi vittorie contro la Russia, nelle prossime settimane, darà ai politici occidentali poca scelta, se non quella di considerare scenari più ampi e diversi, per una guerra di cui non si vede la fine». Tradotto, significa che bisognerà sedersi a trattare. E qui l’analisi del giornalista tira direttamente in ballo Biden: «Nel momento in cui arriverà, questo scenario potrebbe avere molto a che fare con la costanza o la fragilità a lungo termine del sostegno degli Stati Uniti, che è vitale, non solo per armare l’Ucraina, ma anche per mantenere l’unità della Nato e la determinazione europea».
Dubbi e stanchezze americane
Anche la fortezza Usa, che finora sembrava ‘dura e pura’, comincia a perdere pezzi o a manifestare qualche crepa. Il deputato democratico Mike Quigley, dell’Illinois, appena tornato da una missione in Europa, dove ha incontrato i comandanti Usa che addestrano le forze corazzate di Kiev, si è dichiarato molto pessimista. «Questo è il momento più difficile della guerra», ha detto alla CNN. Un sentimento di ‘stanchezza’ che sembra estendersi, a poco a poco, anche alla popolazione americana, visto l’ultimo sondaggio mostrato proprio nel corso del report.
‘Troppo per Kiev’
Secondo la CNN, coloro che pensano che gli Stati Uniti si stiano impegnando ‘troppo per Kiev‘, rispetto a un anno fa, sono passati dal 38% al 55%. Un dato che forse dimostra anche il progressivo spostamento delle posizioni del Partito Repubblicano. Ciò che i numeri indicano chiaramente, è che ormai la maggioranza degli americani non vuole che il Congresso conceda finanziamenti aggiuntivi per questa guerra. L’atteggiamento del GOP non è dettato da motivazioni ‘ideologiche’ o anti-ucraine. Più semplicemente, data l’entità delle somme impiegate, un riposizionamento elettorale, in vista della campagna per le Presidenziali del 2024. Tutte le bucce di banana, insomma, sono buone per fare scivolare Biden, inclusa l’Ucraina.
L’umore profondo del Paese
In ogni caso, il sondaggio è utile, al di là di come poi vengono utilizzati i risultati, per capire l’umore del Paese. Il vento indubbiamente è girato e adesso la preoccupazione maggiore di tutti è ‘che la guerra duri a lungo’, cioè tutto il contrario di ciò che sperava il Pentagono, quando profetizzava «una Russia dissanguata». Oggi, dice la CNN, tra il 70 e l’80% dei cittadini Usa, di qualsiasi estrazione politica (democratici, repubblicani o indipendenti) temono proprio una guerra lunga. Restano, comunque, le divisioni a macchia di leopardo, sui finanziamenti al conflitto. E, col cerino in mano, resta pure Biden, a cui solo il 45% degli americani dà un minimo di fiducia per la sua politica estera in Ucraina.
Se la controffensiva di Zelensky dovesse fallire, allora forse la guerra potrebbe essere fermata, in quattro e quattr’otto, prima di Natale. Per motivi elettorali, da Biden. Con un ‘cessate il fuoco’ è chiaro, e non con una pace vera. Alla coreana, per intenderci.
10 Agosto 2023