Remocontro
Caucaso: bombe azere sul Nagorno-Karabakh, nuovo conflitto nell’area contesa con l’Armenia. L’Azerbaijan muove le truppe e lo chiama ‘antiterrorismo’ per disarmare le forze armene e imporne il ritiro. Le autorità armene accusano Baku di «avere violato il regime di cessate il fuoco lungo tutta la linea di contatto lanciando attacchi missilistici e di artiglieria».
Appello armeno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu e alla forza di pace russa, nell’area da tre anni. Fonti locali riferiscono di esplosioni nella roccaforte armena di Stepanakert (Khankendi per gli azeri), con vittime civili. Baku sostiene di prendere di mira solo obiettivi militari legittimi utilizzando armi ad alta precisione.
In realtà, è un’altra guerra aperta e irrisolta da tempo che potrebbe far esplodere altri contenziosi una regione strategicamente altamente infiammabile.
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Terrorismo e anti terrorismo a convenienza
Quasi tre anni dopo l’ultima guerra dell’Azerbaijan contro l’Armenia per la regione contesa del Nagorno Karabakh, confini azeri, popolazione armena. Esplosioni nella roccaforte separatista armena di Stepanakert, che sarebbe caduta sotto il controllo azero. I separatisti denunciano l’uccisione di 2 civili e il ferimento di 11, tra cui 8 bambini. Contro accusa: Baku, riferisce la Bbc, accusa le forze armene di aver bombardato posizioni dell’esercito dell’Azerbaijan e sostiene di avere risposto con «un’azione locale anti terrorismo per disarmare e assicurare il ritiro di formazioni dell’esercito armeno dal nostro territorio». E l’Azerbaijan, chiede «il completo ritiro delle forze armate armene dal Nagorno-Karabakh», che l’Armenia nega, e lo «Scioglimento del regime di Stepanakert», l’autogoverno della popolazione autoctona armena.
Guerre a catena per quel pezzo di Caucaso
Erevan afferma di non avere proprie forze nell’enclave in territorio azero e invoca l’intervento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e delle forze di pace russe. L’attacco militare arriva dopo mesi di tensione attorno alla regione a maggioranza armena in Azerbaijan, per la quale Erevan e Baku si sono già affrontate in due guerre, dopo il crollo dell’Urss ai primi degli anni Novanta e nuovamente nel 2020. Dallo scorso dicembre, l’Azerbaijan aveva bloccato il corridoio di Lachin, unica via di collegamento fra il Nagorno Karabakh e l’Armenia, mettendo a rischio il rifornimento di beni essenziali. Di recente Erevan ha più volte accusato la Russia, a lungo potenza protettrice dell’Armenia, di non tutelare più la sua sicurezza e pochi giorni fa lo sgarbo di esercitazioni militari congiunte fra Stati Uniti e Armenia. Va anche detto che l’Azerbaijan musulmano ha il sostegno anche militare della Turchia, Nato. Insomma, confusione totale anche a livello di alleanze internazionale.
Allarme Ue, Usa e Russia: fermare l’escalation
Antiche alleanze confuse e nuove forti preoccupazioni. «Notizie devastanti arrivano oggi dall’ex oblast del Nagorno-Karabakh. Le azioni militari dell’Azerbaigian devono essere immediatamente interrotte» twitta il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, sperando che esageri. La Francia annuncia azioni per fermare Baku e invoca, l’intervento dell’Onu. Il segretario di Stato americano Blinken avrà oggi colloqui urgenti con tutte le parti per porre fine «all’operazione ‘vergognosa’ dell’Azerbaigian nell’enclave del Nagorno-Karabakh», con la Turchia Nato che non apprezza. Anche il Cremlino fa sapere di essere al lavoro e in contatto con entrambe le parti per fermare l’escalation, per fortuna senza usare aggettivi.
Dove e cosa il Nagorno-Karabakh?
Per capire meglio il dove e il come, un’utile riferimento storico geografico su Avvenire. Il Nagorno Karabakh (Artsakh per gli armeni) è una regione montuosa situata nella parte meridionale dei monti Karabakh, Caucaso del Sud. Una enclave armena all’interno del territorio azero: sono armeni 120mila dei suoi 145mila abitanti. Internazionalmente, è riconosciuta la sovranità azera. Amministrativamente si tratta di un territorio autonomo, il cui governo è vicino a quello armeno che pure non lo riconosce ufficialmente. La popolazione del Nagorno Karabakh è all’80% di lingua e cultura armena e di tradizione religiosa cristiana, mentre gli azeri sono di origine turcomanna e musulmani. La presenza armena risale a diversi secoli avanti Cristo. Anche gli azeri rivendicano l’antichità della loro presenza nell’area, che nel corso della storia ha conosciuto il dominio di Persiani, Turchi e Russi. La regione era parte della Repubblica azera ai tempi dell’Urss.
Cristiani-musulmani e le due precedenti guerre
Con il crollo dell’Unione Sovietica scoppiò la prima guerra del Karabakh (1988-1994) tra Armenia e Azerbaigian. Circa 30mila persone rimasero uccise e centinaia di migliaia di azeri lasciarono il territorio. La guerra si concluse con la conquista armena di 7 distretti. Dopo decenni di schermaglie intermittenti, nel 2020 l’Azerbaijan attaccò le difese armene dando inizio alla seconda guerra del Karabakh, durata 44 giorni e conclusasi con la vittoria azera. Baku riconquistò i 7 distretti e circa un terzo del Nagorno Karabakh. Decisivo il ruolo dei droni acquistati da Turchia e Israele. Furono 6.500 le vittime. La Russia, che ha un trattato di difesa con l’Armenia ma anche buoni rapporti con l’Azerbaigian, negoziò il cessate il fuoco. Il trattato prevedeva che 2mila peacekeeper russi a garantire il corridoio di Lachin, la striscia di terra che permette le comunicazioni tra l’enclave e l’Armenia e che le forze armene non controllavano più.
Perché i negoziati sono falliti?
Negli anni si sono tenuti diversi negoziati, mediati da Unione Europea, Stati Uniti o Russia, ma non si è mai arrivati a una soluzione definitiva, sottolinea Anna Maria Brogi. Il tema più delicato è lo status dei 120mila armeni per i quali Erevan chiede garanzie sul rispetto dei diritti e sulla loro sicurezza. Il primo ministro Nikol Pashinyan ha dichiarato che l’Armenia riconosce la sovranità e l’integrità territoriale dell’Azerbaigian, ma Baku non si fida e accusa Erevan di fomentare il separatismo. Nel dicembre scorso, civili azeri bloccarono il corridoio di Lachin. Nell’aprile di quest’anno l’Azerbaigian ha messo un checkpoint ufficiale, sostenendo che serviva ad evitare il traffico di armi.
In questo modo si è reso più complicato, e in gran parte fermato, il traffico di merci e persone fra l’Armenia e il Nagorno Karabakh. Gli Stati Uniti (neo amici armeni) hanno denunciato «un rapido deteriorarsi della situazione umanitaria». La scorsa settimana la Croce Rossa Internazionale ha consegnato aiuti umanitari attraverso il corridoio di Lachin e un’altra strada che collega il Karabakh alla città azera di Aghdam.
19 Settembre 2023