di Anna Carla Amato
Il Sudafrica ha espresso la sua grave preoccupazione per la recente devastante escalation del conflitto israelo-palestinese affermando che “Il nuovo incendio è scaturito dalla continua occupazione illegale della terra palestinese, dalla continua espansione degli insediamenti, dalla profanazione della moschea di Al Aqsa e dei luoghi santi cristiani e dalla continua oppressione del popolo palestinese.”
“La regione ha un disperato bisogno di un processo di pace credibile che risponda agli appelli di una serie di precedenti risoluzioni delle Nazioni Unite per una soluzione a due Stati e una pace giusta e globale tra Israele e Palestina. Il Sudafrica, lavorando insieme alla comunità internazionale, cerca di garantire una pace duratura che produca uno Stato palestinese vitale e contiguo, che esista fianco a fianco in pace con Israele, entro i confini riconosciuti a livello internazionale del 1967, con Gerusalemme Est come sua capitale.”
Per il Sudafrica, “la detenzione, gli allontanamenti forzati, gli insediamenti illegali e il continuo assedio di Gaza non contribuiscono alla risoluzione del conflitto. È necessario prestare urgente attenzione alla risoluzione delle questioni relative allo status finale, quali i confini, lo status di Gerusalemme, il rilascio dei prigionieri politici e il diritto al ritorno.” e per questo la Comunità internazionale deve agire.
“Nessuna pace reale e duratura in Israele, Palestina e nella regione è possibile in assenza di una soluzione giusta e globale del conflitto. Israeliani, palestinesi e la regione non hanno nulla da guadagnare dall’escalation delle tensioni, dall’aumento della violenza, dalla crescente instabilità e da un conflitto violento continuo e protratto.”
“Il Sudafrica invita quindi tutte le parti a cogliere l’opportunità della pace in opposizione alla violenza, e invita la comunità internazionale a schierarsi attivamente dalla parte delle proprie risoluzioni internazionali e a stabilire un processo di pace credibile. Il Sudafrica è pronto a condividere la sua esperienza nella mediazione e nella risoluzione dei conflitti, come ha fatto nel continente e nel mondo.”
La posizione del Sudafrica nei confronti della vicenda palestinese è da tempo molto netta e disallineata nei confronti dell’occidente. Il paese, che è fra i cinque fondatori dei BRICS, ha conosciuto l’apartheid e la stessa ministra per le relazioni internazionali e la cooperazione Naledi Pandor Naledi ha denunciato in più occasioni il doppio standard occidentale nei confronti della questione palestinese rispetto a quella ucraina.
A marzo scorso, il parlamento del Sudafrica ha approvato con 208 voti a favore e 94 contrari una mozione che ha declassato la sua ambasciata in Israele a ufficio di collegamento, a seguito di infiniti abusi contro i palestinesi: “Speriamo che questo sia il primo passo per esercitare pressioni su Israele affinché rispetti i diritti umani, riconosca i diritti del popolo palestinese, il suo diritto di esistere e torni al tavolo dei negoziati”.
Due giorni fa, Pandor ha rinviato la visita che stava per effettuare in Palestina. Non sono state fornite motivazioni né è stata confermata la voce secondo cui Tel Aviv non avrebbe concesso alla ministra il visto per transitare per Israele forse ancor prima che iniziassero gli attacchi.
08 ottobre 2023