di Francesco Dall’Aglio
Continuo a leggere quello che si dice oltremare e mi pare che davvero i rapporti tra NATO e Ucraina continuino ad essere rappresentati in maniera decisamente meno idilliaca che in passato. Il primo articolo è quello del Times. Secondo l’autore (Mark Galeotti, non proprio un putiniano) c’è una certa preoccupazione in giro perché sia l’SBU che l’intelligence ucraina non stanno più condividendo i loro piani con i colleghi occidentali.
Il timore è che “la leadership ucraina non stia più facendo tutti gli sforzi possibili per evitare che l’Occidente venga coinvolto nel conflitto”, ossia che, contrariamente alle istruzioni occidentali, l’Ucraina intenda non solo continuare le sue operazioni di guerra asimmetrica (omicidi, sabotaggi, attacchi sul suolo russo) ma incrementarle.
Il che porta a seri rischi di escalation con la Russia che, sempre secondo Galeotti (ma io non penso proprio) “potrebbe adottare misure di rappresaglia direttamente contro l’Occidente”. Rappresaglie che ovviamente converrebbero alla leadership ucraina, che potrebbe così “convincere” i paesi occidentali della necessità di continuare a sostenerla.
Un altro articolo interessante è quello pubblicato ieri dal Washington Post. Secondo gli autori un colonnello dei reparti speciali ucraini, Roman Chervinsky, sarebbe uno degli organizzatori del sabotaggio del Nord Stream 2. La notizia, che Chervinsky ha ovviamente subito smentito, porta con sé alcune considerazioni.
La prima è che questo significa che l’idea di un gruppo autonomo di sabotatori blandamente collegato al governo e all’esercito ucraino va scartata, visto che tra gli organizzatori c’è personale dell’esercito: e questo significa che i vertici dell’esercito ucraino erano al corrente dell’operazione. La seconda è che quindi l’Ucraina, un paese che non fa parte della NATO, ha danneggiato una infrastruttura strategica non solo per la Russia ma anche per la Germania (che della NATO fa parte).
Secondo parecchi commentatori sia russi che soprattutto ucraini, però, l’impressione, è che le accuse a Chervinsky siano in realtà accuse a Zaluzhny, cui continua a non essere perdonata la candida intervista all’Economist.
Chervinsky è il capro espiatorio perfetto. È agli arresti in Ucraina con accuse non molto chiare (operazioni fallimentari, appropriazione di fondi – la foto che correda l’articolo del WaPo ce lo mostra appunto in tribunale), ma soprattutto è stato accusato di avere sorvegliato, con microspie e intercettazioni, il cognato del capo dell’ufficio presidenziale ucraino Andriy Yermak, per motivi non chiarissimi.
Insomma, una situazione piuttosto confusa che ci lascia capire non solo che il sostegno occidentale, soprattutto dal punto di vista politico, sta scemando, ma soprattutto che la situazione interna ucraina si va facendo sempre più complicata e le fedeltà stanno diventando multiple.
* Componente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio
12 Novembre 2023