Nel canale Telegram “Il Cavaliere nero” il dibattito acceso sul futuro del Grande Oriente d’Italia
Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 14-11-2023.
Da quando lo scorso luglio il Gran Maestro Giuliano Di Bernardo, uomo chiave nella storia della massoneria italiana (già Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia e della Gran Loggia Regolare d’Italia), con una mail inviata a tutte le quasi 900 Logge del Grande Oriente d’Italia in cui poneva al centro la “questione morale” all’interno della Massoneria, il dibattito interno al Goi si è incendiato.
Ad animarlo vi erano già i casi che riguardavano le condanne per fatti di mafia di due “Venerabili” e l’arresto di Alfonso Tumbarello, medico che ha curato il boss Matteo Messina Denaro durante la latitanza (accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e falso che è stato solo “sospeso” e non cacciato definitivamente, come avrebbero voluto in molti). Adesso però, in vista delle prossime elezioni (previste in primavera) all’interno dell’Obbedienza sembra sia in corso una battaglia senza esclusione di colpi.
Nel mirino sarebbero finiti i concorrenti alla successione al vertice del Goi, Leo Taroni e Silverio Magno. Quest’ultimi, che si presentano nella lista “Noi Insieme”, che corrono rispettivamente come Gran maestro e Grande oratore alle elezioni del 3 marzo prossimo. Secondo alcuni “rumors” potrebbero essere oggetto di un tavolo d’accusa (procedimento interno che può portare all’espulsione dall’Ordine massonico).
Le voci provengono in particolare da un canale Telegram (denominato “Il Cavaliere nero”) dedicato al dibattito tra massoni (di cui nei giorni scorsi ha parlato Il Fatto Quotidiano) e le notizie riportate dal sito giornalia.com. Diverse critiche vengono rivolte proprio al vertice del Goi, il Gran Maestro uscente, Stefano Bisi che è la figura di massimo riferimento ininterrottamente dal 2014.
C’è chi fa intendere che le posizioni di Taroni e Magno siano “scomode” all’interno della massoneria in quanto candidati con un programma pubblico in cui si impegnano a rimanere in carica per un solo mandato, durante il quale promuoveranno un’azione improntata sull’avversione ai tentativi d’infiltrazione della criminalità organizzata nelle logge.
Un impegno esteso nel contrasto alla cosiddetta “mentalità mafiosa”, definita come “un morbo velenoso e mortifero che non deve trovare dimora nel Tempio della fratellanza”.
Come riportato da Il Fatto Quotidiano pochi giorni addietro Bisi ha intimato in maniera ferma: “Nessuno osi affermare che il Grande Oriente d’Italia Palazzo Giustiniani è compromesso e solidale con la mafia, la ‘Ndrangheta e la camorra. Continuerò a combattere perché nessuno, soprattutto dall’interno, si permetta di gettare ombre e accuse immotivate sulla nostra comunione”.
Discussione in chat
Certo è che nei post pubblicati sul canale de “Il Cavaliere nero” (che nelle ultime settimane ha avuto un boom di iscrizioni) i botta e risposta sono su diversi punti.
C’è chi paventa possibilità di scissioni, chi propone la presentazione dei certificati relativi ai casellari giudiziari, chi vuole conoscere le spese di ristrutturazione delle “case massoniche”, chi spera in un vero rinnovamento interno, con una spinta diversa proprio sul fronte della lotta alla mafia.
Una nota dolente, quest’ultima, se si considera che, al di là delle espulsioni, in questi anni il Goi si è più volte rifiutato di fornire alla Commissione Parlamentare antimafia gli elenchi dei “fratelli” iscritti (sul punto si ricordi quando la Commissione al tempo presieduta da Rosi Bindi chiese al Gran Maestro Stefano Bisi gli elenchi per verificare la possibile presenza di infiltrazioni mafiose e ndranghetiste).
Di fronte al rifiuto espresso con il paravento della necessità del rispetto della normativa sulla privacy, Palazzo San Macuto, tramite lo Scico della Guardia di Finanza, ordinò persino il sequestro degli elenchi degli iscritti alla massoneria in Calabria e Sicilia. Una vicenda che finì persino in tribunale e che si concluse poi con l’archiviazione per i vertici della Commissione antimafia.
nsomma sembrerebbe che almeno una parte degli appartenenti alla massoneria vorrebbe davvero tagliare il filo che, purtroppo, come emerso in diverse inchieste e processi, unisce il mondo delle criminalità organizzate con quello della massoneria. Un filo che esisterebbe e resisterebbe da tempo.
Lo aveva denunciato in passato il Gran Maestro Giuliano Di Bernardo, lo testimoniano anche dei collaboratori di giustizia calabresi come Cosimo Virgiglio, massone di alto rango finito al servizio del clan calabrese dei Molé. Deponendo al processo Breakfast, aveva descritto il cosiddetto “mondo di mezzo” in cui ‘Ndrangheta e massoneria arrivano a mescolarsi fino a diventare un’unica cosa: “Ci sono le logge che hanno il ‘maglietto pulito’ che rispettano la legge Anselmi, ma poi c’è anche il ‘maglietto coperto’ in cui si inseriscono i ‘Sussurati all’orecchio’ ed i ‘Sacrati sulla Spada’. I primi sono persone istituzionali importanti che non vogliono apparire negli elenchi. I secondi sono persone che magari hanno condanne o sono fuoriusciti dalla massoneria perversa come la P2. Noi le chiamavamo logge ombra”.
L’esistenza di questa doppia dimensione, una visibile ed una invisibile (che conta di più), viene testimoniata persino dagli stessi boss intercettati. “C’è una che si sa e una che non la sa nessuno, perché se no oggi il mondo finiva; se no tutti cantavano. Perché c’è la visibile e l’invisibile (…) noi altri siamo nell’invisibile. Capisci? E questo conta” diceva il capomafia Sebastiano Altomonte in uno storico dialogo con la moglie, registrato nell’ambito dell’inchiesta “Bellu lavuru”.
Parole utili per comprendere ciò che oggi sono divenute le mafie, inserite all’interno di Sistemi criminali evoluti.
Le massomafie e il rischio per la democrazia
Come spiegato in diversi incontri pubblici dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo oggi vi è un’alta mafia che ha acquisito e vive di logiche massoniche. “Le componenti mafiose hanno necessità di interagire con altri ambiti, che possono essere ambiti istituzionali, imprenditoriali, finanziari, economici di varia natura. Questi ambiti genericamente li indichiamo in settori ad alta redditività. E’ difficile individuare all’interno della componente massonica delle mafie una parte della massoneria regolare o irregolare che sia. Diciamo che, alla luce delle emergenze processuali degli ultimi anni, su profili della massoneria irregolare, forse, un approfondimento andrebbe fatto. Quella parte irregolare, probabilmente, entra a contatto con una serie di componenti mafiose”.
E se da una parte si può dire che la massoneria non è entrata integralmente nel sistema mafioso per governarlo, non si può escludere che le mafie abbiano inglobato soggetti che in passato possono aver avuto una carriera massonica regolare o irregolare.
E’ abbondantemente dimostrato che i fenomeni criminali si sono evoluti ed alimentati grazie ad una serie di rapporti che le mafie hanno avuto con i cosiddetti “uomini cerniera”.
Sono quegli “ibridi connubi fra criminalità organizzata, centri di poteri extraistituzionali e settori devianti dello Stato, che hanno la responsabilità di avere tentato ad un certo punto perfino di condizionare il libero svolgimento della democrazia e di avere ispirato crimini efferati” di cui parlava Giovanni Falcone intervenendo nell’aprile 1986 a Courmayeur, al Convegno “La legislazione premiale”. Parole che, in questa epoca di revisionismo storico, vengono spesso dimenticate.