Intervista di «Junge Welt», Berlino a Zivadin Jovanovic, Presidente del Forum Belgrado per un Mondo di Eguali
Jovanovic Zivadin. è nato nel 1938 ad Oparic, Serbia. Laurea in Giurisprudenza, Università di Belgrado, 1961. Corpo diplomatico jugoslavo: 1964-2000, ministro degli Esteri della Repubblica federale di Jugoslavia (RFJ) 1998-2000, deputato nei parlamenti serbo e jugoslavo, vicepresidente del Partito socialista serbo (Sps), 1997-2002; autore di “Abolire lo Stato”, “Kosovo Specchio”, “Ponti”; presidente del Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali.
D: L’anno 2014 ricorda tre anniversari importanti: l’inizio della Prima Guerra Mondiale, con la dichiarazione austro-tedesca di guerra contro la Serbia, la liberazione di Belgrado dai nazifascisti hitleriani nel 1944 ed il 15° anniversario dell’aggressione Nato contro la Jugoslavia. Come si potrebbe spiegare la connessione tra queste date?
ZJ: Tutte e tre le guerre del XX secolo, la Prima Guerra Mondiale, la Seconda Guerra Mondiale e l’aggressione della Nato contro la Jugoslavia nel 1999, sono state guerre imperiali, tutto è cominciato su falsi pretesti, tutte hanno provocato enormi conseguenze economiche, umanitarie e politiche proseguite fino al XXI secolo.
Ricordando questi anniversari, nel 2014, la Serbia rende omaggio a milioni di connazionali caduti, a tutte le vittime cadute per la libertà e la dignità umana, ovunque. Abbiamo tutti bisogno di rafforzare la nostra memoria ed inviare il messaggio che tali catastrofi umane non si ripetano mai più.
D: E’ un fatto ancora presente nella coscienza pubblica della Serbia che il Paese fu l’obiettivo di tre aggressioni occidentali nel volgere di un secolo?
ZJ: La nazione che aveva perso oltre un terzo della sua popolazione nella Prima, oltre un milione di vite nella Seconda Guerra Mondiale, una nazione che anche 15 anni dopo l’“intervento umanitario” della Nato continua a pagare un pedaggio di morte, di certo non può e non deve dimenticare. Sarebbe incivile, irresponsabile verso il futuro, dimenticare. Il Forum di Belgrado, indipendente, apartitica associazione d’intellettuali, ha un ruolo importante nel rafforzare la consapevolezza del pubblico verso le guerre d’aggressione condotte ai danni della Serbia nel XX secolo. Il Forum di Belgrado sta preparando una serie di eventi per commemorare le vittime dell’aggressione della Nato in occasione del 15° anniversario del suo inizio. L’evento centrale sarà la conferenza internazionale (Belgrado, 23-24 marzo 2014) dal titolo”Pace Globale Vs interventismo globale e imperialismo”. Essa vedrà la partecipazione di prestigiosi intellettuali indipendenti, scienziati ed attivisti pacifisti provenienti da tutto il mondo.
D: L’Europa ha imparato le lezioni della storia del XX secolo?
ZJ: Ho paura di no. Sono preoccupato per la militarizzazione della Ue e dell’espansione della Nato verso Est. Alcuni governi europei, compresi quelli orientati a sinistra, sono sempre più una copia della politica imperialista statunitense ed il loro comportamento fa venir meno il rispetto per i valori della civiltà. Dopo essersi appiattita sulle dottrine statunitensi dell’“interventismo umanitario”, della “responsabilità di proteggere” e della “guerra al terrorismo”, l’Europa ha perso la forza e la fiducia per dire di no a queste politiche, ovviamente anti-europee. Alcuni governi europei competono fra essi a chi sarà più generoso nell’offrire concessioni e basi Nato. Dietro alla cortina di retorica anticomunista in varie istituzioni nazionali ed europee, il revival del neofascismo e del neonazismo diventa realtà. Ci troviamo di fronte alla revisione sistematica della storia europea del XX secolo. La riabilitazione dei nazisti in alcune nuove democrazie, va in parallelo con la stigmatizzazione dei veterani antifascisti e la distruzione dei monumenti partigiani. Il revisionismo storico non è oggettivo di per sé stesso. Se, per esempio, in Ungheria, certi politici perseguono la revisione del Trattato del Trianon del 1920, è chiaro che il loro vero obiettivo è la revisione dei confini!
D: L’obiettivo della guerra della Nato era la distruzione della Jugoslavia e la frammentazione della Serbia? Tutto questo è successo?
ZJ: E’ vero che la Nato ha distrutto la Jugoslavia, economicamente e come Stato ed ha frammentato la Serbia e la nazione serba. Usa e Nato si sono posti fuori da ogni legalità giuridica, fuori da ogni controllo significativo. La Nato e gli Stati Uniti hanno condotto l’aggressione contro la Serbia, che è stata una guerra contro l’Europa, la guerra per abbracciare così strettamente l’Europa da costringerla a non respirare autonomamente nemmeno oggi. Immaginate una guerra contro l’Europa, con la partecipazione attiva dell’Europa stessa! La Gran Bretagna era entusiasta di dimostrare l’utilità della suo doppio standard di lealtà. La Germania guardò alla guerra come una buona occasione per sbarazzarsi dalla tutela internazionale cucitale addosso dopo la Seconda Guerra Mondiale. Francia, Italia ed il resto, erano senza peso ed influenza. I “negoziati di Rambouillet”, il “massacro di Racak”, il “piano ferro di cavallo”, il tribunale ad hoc dell’Aja e così via, sono stati parte di un tentativo di rappresentare la Serbia come un nuovo Stato nazista, per giustificare le sanzioni, l’aggressione criminale della Nato, il ricatto ed infine, la separazione del Kosovo Metohija dalla Serbia.
D: C’è l’opinione che l’aggressione della Nato del 1999 è stata il pretesto per stabilire una presenza militare americana permanente in quella parte d’Europa?
ZJ: E’ vero. Subito dopo l’aggressione della Nato, gli Usa avevano stabilito la base militare Bondsteel, che sembra essere sul tipo della base militare Ramstad. Si tratta di una delle più grandi basi americane nel mondo. Secondo la relazione del politico [democristiano, ndt] tedesco Willy Wimmer al cancelliere Gerhard Schroeder, del maggio 2000, gli americani condussero l’aggressione alla Serbia del 1999 per ovviare l’errore di Eisenhower, che durante la Seconda Guerra Mondiale aveva omesso di dislocare soldati americani in territorio jugoslavo. Tutto questo fa parte del piano di espansione militare verso la Russia, il Mar Caspio, l’Asia Centrale ed il Medioriente. Dopo Bondsteel, gli Stati Uniti d’America hanno stabilito quattro basi in Romania, quattro in Bulgaria e così via. Oggi, l’Europa ha più basi militari straniere sul proprio territorio che non al culmine della Guerra fredda. Per quale ragione? Non è alcun confronto tra blocchi militari, ideologici o sistemici. L’invasione da altri pianeti, per il momento, non è probabile…
D: Può dirci qual’è l’atteggiamento dell’attuale governo serbo verso gli aggressori del 1999? Sta ancora cercando l’adesione all’Unione europea, nonostante l’impegno della Ue per separare definitivamente il Kosovo Metohija dalla Serbia?
ZJ: Le pressioni, soprattutto di Stati Uniti, Germania e Gran Bretagna, per imporre alla Serbia il riconoscimento unilaterale dell’illegale secessione del Kosovo Metohija, in cambio dell’adesione all’Unione europea poco dopo il 2020, sono disoneste, controproducenti e revansciste. E’ una soluzione contraria alle Nazioni Unite ed alla Carta di Helsinki, alla risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell’Onu ed alla Costituzione della Serbia. Gli Usa hanno voluto sottrarre la questione dalle mani del Consiglio di sicurezza dell’Onu per annientare il sostegno alla Serbia da parte di Russia e Cina. Così, Washington ha trovato nella Ue il mediatore di facciata tra Belgrado e Pristina. Ma può, davvero, il problema dello status del Kosovo Metohija, essere risolto con un nuovo dettame occidentale che, nel 2014, coincide con il centenario del diktat di Vienna? Dubito molto. Circa il 75 per cento della popolazione totale della Serbia è contraria all’adesione del Paese alla Nato, mentre solo il 13 per cento è favorevole.
D: Nel 1999 ho considerato l’aggressione della Nato contro la Jugoslavia come una guerra di “apertura della porta” per i successivi conflitti. Nel frattempo abbiamo assistito alle guerre contro l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, la Siria, ed anche il Pakistan e molti Paesi africani. E’ difficilmente concepibile che la Serbia voglia unirsi a questa organizzazione terroristica, [la Nato].
ZJ: La Nato, a mio avviso, non è un posto per la Serbia. Come una reliquia della Guerra fredda, la Nato dovrebbe essere sciolta. La Serbia è un piccolo Paese amante della pace, senza obiettivi imperialistici. La Nato è un’aggressiva macchina bellica imperialistica, al servizio dell’interesse del capitale militare-industriale e finanziario corporativo. Autoproclamare il diritto della Nato ad intervenire, per attaccare qualsiasi punto del globo, è fonte di grande pericolo per la pace e la stabilità. I leader della Nato paiono non capire che il mondo multipolare e la democratizzazione delle relazioni internazionali sono inevitabili, tendenze storiche che non possono essere fermate. Afghanistan, Iraq, Libia e Siria sono state appena ripetizioni “creative” del precedente jugoslavo del 1999. Ma l’interventismo globalizzatore deve essere fermato. Se l’aggressione del 1999 contro la Jugoslavia è stato il punto di svolta verso la globalizzazione dell’interventismo della Nato, gli sviluppi del 2013 concernenti l’Iran, la Siria e l’Ucraina riguardano il punto che segna la fine dell’unipolarismo e l’inizio del multipolarismo e della democratizzazione delle relazioni mondiali. Sostengo la neutralità della Serbia come l’opzione migliore. Se sei Paesi della Ue possono fare a meno di appartenere alla Nato, perché la Serbia, che è stata fondatore e membro del movimento dei non-allineati, non può fare altrettanto?
D: In diverse occasioni le speranza serbe di sostegno ed assistenza da parte della Federazione russa sono rimaste deluse. Ma un accerchiamento imperialista completo nei Balcani non può essere nell’interesse della Russia. Cosa ci dice dei rapporti effettivi tra Serbia e Russia?
ZJ: La Russia non ha mai attaccato la Serbia nella storia. Sono sempre stati alleati. Politicamente la Russia sostiene la sovranità e l’integrità della Serbia e l’attuazione della risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell’Onu sullo statuto territoriale del Kosovo Metohija. La Russia ha fornito linee di credito agevolato circa progetti di sviluppo per la Serbia per un valore complessivo di cinque miliardi di dollari. La pipeline per il trasporto del gas naturale “South Stream”, che attraversa la Serbia, è finanziata anche dalla Russia. Mentre garantisce la sicurezza energetica, questo progetto europeo rafforza inoltre la posizione geopolitica della Serbia. La Russia supporta anche la Serbia nella difesa dell’accordo di pace di Dayton sulla Bosnia, resistendo ai tentativi di revisione del trattato a spese dei serbi (Republika Srpska) in Bosnia. Non è vero che non vi è alternativa all’adesione alla Ue per la Serbia! Una Serbia neutrale può essere un ottimo vicino per l’Unione europea. La Serbia ha bisogno di espandere ulteriormente la propria cooperazione con Russia, Cina, India e con tutti gli altri Paesi che non hanno precondizioni politiche, che sostengono la sovranità e l’integrità nazionale della Serbia. Un principio è, a mio avviso, particolarmente importante: la Serbia ha bisogno di altri partner, in quanto essi hanno bisogno della Serbia. Né più, né meno.
(Objavljeno, 6 gennaio 2014).
Traduzione di Paolo B. per Forum Belgrado Italia