Il neoeletto presidente argentino Javier Milei, iperliberista e ‘anarco-capitalista’ (senza sapere bene cosa voglia dire), in guerra con l’imprecisata ‘casta’ da battere con un sistematico autoritarismo nel conflitto sociale, revisionismo sulla repressione militare ai tempi dei golpe civico-militare, e di fanatismo religioso. Pessimo personaggio e povera Argentina finita nella trappola del populismo più reazionario.
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Insediamento subito ad offendere il Parlamento
A pochi giorni dall’insediamento del 10 dicembre ed è subito manganello nella cerimonia del passaggio di consegne tra il presidente uscente dell’Argentina, Alberto Fernandez, e il presidente eletto, Javier Milei. Invece del tradizionale discorso al Parlamento dopo la consegna della fascia e del bastone di comando presidenziali, un discorso dalla scalinata del Palazzo del Congresso di fronte ad una folla di sostenitori. Un segnale al Parlamento dove ha una rappresentanza risicata di deputati e senatori, esibendo l’origine della sua autorità.
Molto rapidamente troppo
Con la vicepresidente eletta Victoria Villarruel, ultra-cattolica, figlia di un generale dei tempi di Videla, Javier Milei è contrario all’aborto, il che potrebbe piacere al Vaticano, ma lui critica ferocemente l’argentino Bergoglio, papa Francesco. Da antipapa ad anti storia, perché mette in dubbio i 30.000 desaparecidos della dittatura a cui riserva ripetuti apprezzamenti. Nemica giurata la giustizia sociale definita «il male della società, un furto, perché consiste nel rubare il frutto del lavoro di una persona per darlo ad un’altra». Lettura sociale paranoica e minaccia immediata ad ogni eventuale opposizione sociale.
Avanguardista spaccone
In un subcontinente dove buona parte dei presidenti vengono da storie di opposizione ai regimi militari, esaltano la solidarietà e l’intervento statale elemento cardine delle politiche sociali, il multilateralismo e la difesa dei diritti umani in politica estera, l’elezione di chi vuole tagliare i ministeri sociali, punta alla dollarizzazione del peso, e sostiene l’intervento israeliano a Gaza. La scelta ideale per una Argentina che tra mille guai, deve trovare supporto e solidarietà internazionale. Bolsonaro cacciato in Brasile, resta la speranza di un ritorno di Trump.
Ultradestra filo Usa in America latina
Ciò che gli Stati uniti hanno perso con l’elezione di Gustavo Petro in Colombia, per decenni avamposto politico e militare dell’impero in America Latina, potrebbe essere bilanciato con il nuovo corso in Argentina, sottolinea Tiziano Ferri, su ‘Pagine Esteri’. A partire dalla mancata adesione del paese ai Brics, che era stata programmata dal gennaio 2024, e già sconfessata dalla neo nominata ministro degli esteri Diana Mondino: «Non entreremo nei Brics» (loro preferiscono i miliardi a usura del Fondo monetario Usa). E anche l’appartenenza al Mercosur (Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay e Uruguay), vacilla.
Mercato Onnipotente
Milei sostiene che non sono gli stati a dover promuovere gli accordi economici, perché il mercato si regola da sé, e se i produttori dovessero rinunciare agli accordi con Brasile e Cina (90% dell’export di 5 province argentine), i prodotti si venderebbero a qualche altro paese. E gli esempi catastrofici della sua teoria sparsi per il mondo sono svaniti.
Rapporti di pessimo vicinato
Anche i rapporti coi vicini di casa partono male. Quando il presidente messicano Obrador dichiarò il suo sostegno a Petro per le presidenziali colombiane del 2022, Milei lo considerò «patetico, pietoso, ripugnante». Due presidenti attuali offesi in un colpo solo. Ma Milei è sempre esagerato, e allarga le sue contumelie al «nefasto Gruppo Puebla», forum di personalità progressiste di alto livello del mondo iberoamericano. L’allora deputato argentino sostenne che «la libertà, quando si perde per mano di questi assassini, è molto difficile da recuperare». Con lui la libertà in Argentina avrà un futuro splendido.
Nefasto ‘Gruppo Puebla’
Di questo gruppo fanno parte gli attuali governanti di Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Cuba, Guatemala, Honduras, Messico, Panama e Venezuela, oltre allo spagnolo Sánchez, rieletto capo del governo. Un bel numero di stati che cercano di limitare le disparità del neoliberismo. Ma l’Argentina di Milei, anche se orfana di Bolsonaro, troverà alleati nell’Ecuador e nel Paraguay dei multimilionari Daniel Noboa e Santiago Peña, nell’Uruguay del conservatore Luis Lacalle Pou, e nel Perù della golpista Dina Boluarte. E con l’aggancio del peso argentino al dollaro, si stringeranno i rapporti con Washington. Contando su un ritorno di Trump alla presidenza.
Americano ‘del norte’ a conversione ebraica
Stracciare gli accordi regionali, la millantata autonomia del presidente argentino. In realtà un ritorno a fianco degli Stati Uniti di anima più forcaiola. Non per caso, il primo viaggio da presidente eletto è stato negli Usa, al Fondo monetario sulla gestione del mostruoso debito argentino, e per incontrare gli esponenti filosionisti della comunità ebraica newyorkese. Lui che vorrebbe convertirsi al giudaismo, spostare l’ambasciata argentina da Tel Aviv a Gerusalemme, e andare presto una visita in Israele dall’ammirato Netanyahu. I gemelli politici si attraggono, ma Milei neo ebreo è fantasia pura.
Alleanza parlamentare a figuracce storiche
Numeri risicasti nel congresso, e il nuovo capo dello stato ha subito fatto mercato con il conservatore Mauricio Macri, già presidente dal 2015 al 2019. È Macri che con sostegno nel ballottaggio lo ha fatto presidente, con e poco tempo per pentirsene. Frenare le posizioni più estreme di Milei, come l’eliminazione della banca centrale e la liberalizzazione della vendita di organi. E il ritiro di due ministri già designati da Milei, gli importanti dicasteri della sicurezza e dell’economia, assegnati al partito di Macri.
Quando il fumo della campagna elettorale, condotta da Milei brandendo una motosega con occhi spiritati, svanirà, probabilmente apparirà una riedizione della politica di Macri ancora più destra, maggiormente liberista, repressiva e allineata a Washington, la previsione condivisa con ‘Pagine Esteri’.
7 Dicembre 2023