Luca Grossi
Non bastano i bavagli. I giornalisti e le loro fonti saranno anche spiati h24.
Il clima è “preoccupante”, secondo Beppe Giulietti, presidente della Fnsi: “Con il nuovo regolamento europeo si rischia di autorizzare la sorveglianza dei giornalisti, giustificandola con la sicurezza nazionale. Un paravento che potrebbe coprire, per fare un esempio, le inchieste di Andrea Purgatori su Ustica, o di vari colleghi sulla trattativa Stato-mafia. Con pretesti simili in Turchia i giornalisti vengono incarcerati”. Le parole sono state riportate dal Fatto Quotidiano a fronte di una situazione sempre più preoccupante per la libertà di informazione.
Il governo italiano, nello specifico, sta minacciando di affossare l’accordo sulla prima legge europea per la libertà di stampa se questa non conterrà la possibilità di spiare i giornalisti in nome della “salvaguardia nazionale”. I verbali di una riunione a porte chiuse del Consiglio europeo, del 22 novembre, rivelano che l’Italia considera il mantenimento del paragrafo sulla sicurezza nazionale come una “linea rossa” e sarebbe disposta a votare contro l’intero regolamento se venisse cancellato.
Una vera e propria norma che danneggerebbe profondamente i giornalisti e le trasmissioni di inchiesta come Report.
Sebbene altri sei Paesi siano favorevoli all’uso di programmi spia sui giornalisti per ragioni di sicurezza nazionale, l’Italia è l’unica a essere così categorica.
Non c’è da sorprendersi dal momento che molte delle indagini giornalistiche che sono state avviate di recente riguardano proprio la classe dirigente.
Il regolamento per la libertà di informazione era stato proposto nel settembre 2022 dalla commissaria Vera Jurova come risposta agli scandali Predator e Pegasus, i software spia trovati sui cellulari di alcuni giornalisti in diversi paesi europei.
Ufficialmente si trattava di un programma venduto a governi per contrastare la criminalità. Nei fatti il software spia Pegasus, prodotto dall’azienda israeliana Nso group technology, è servito a sorvegliare giornalisti, politici d’opposizione e attivisti dei diritti umani.
Il testo prevede norme direttamente applicabili da un giudice italiano, senza necessità di una trasposizione nazionale, e mira a proteggere l’imparzialità dei media pubblici, garantendo procedure di nomina trasparenti e vietando lo spionaggio dei giornalisti.
Il Consiglio, influenzato dalla pressione del governo francese, ha aggiunto al paragrafo che vieta lo spionaggio la frase che non pregiudica la responsabilità degli Stati membri di proteggere la sicurezza nazionale. D’altro canto, il Parlamento europeo ha votato a favore di limitare al minimo la possibilità di ricorrere alla “clausola di sorveglianza” e ha considerato non-negoziabile la protezione degli informatori e delle fonti.
Il negoziato finale tra Europarlamento, Consiglio e Commissione avrà luogo venerdì. La decisione dei sette Paesi coinvolti potrebbe influenzare significativamente l’approvazione del regolamento sull’indipendenza dei media in Europa.
Se passerà la clausola voluta dall’Italia i giornalisti “scomodi” saranno i nuovi criminali.