di Gabriella Mira Marq
Non solo l’immunità concessa ai soldati britannici per i reati comessi durante le ribellioni in Irlanda del nord viola le norme europee sui diritti umani, ma non è possibile affermare che essa possa contribuire alla riconciliazione nel paese, anzi, piuttosto il contrario.
Lo afferma una sentenza dell’Alta Corte di Belfast con riferimento al controverso Northern Ireland Troubles Legacy Act del governo britannico e agli articoli 2 e 3 della Convenzione europea sui diritti umani.
La sentenza ha poi affermato che “non vi è alcuna prova che la concessione dell’immunità ai sensi della legge possa in alcun modo contribuire alla riconciliazione in Irlanda del Nord”, aggiungendo che “le prove dicono il contrario”.
Tuttavia, la Corte ha anche stabilito che la nuova Commissione Indipendente per la Riconciliazione e il Recupero delle Informazioni (ICRIR) istituita dalla legge è in grado di svolgere indagini efficaci e non viola la legge sui diritti umani ma se la Commissione “non dovesse rispettare i suoi obblighi sugli articoli 2 e 3, non ho dubbi che saranno soggetti al controllo della Corte.”
Il ricorso era stato presentato da un gruppo di parenti delle vittime contro la legge che mira a porre fine ai procedimenti giudiziari legati al conflitto nordirlandese durato circa trent’anni a partire dagli anni ’60 e prevede un’amnistia condizionale per i sospettati, a condizione che collaborino con l’ICRIR.
Quattro persone parenti di irlandesi assassinati da agenti di Londra durante i moti, avevano contestato il rispetto dei diritti umani della legge, compreso il rifiuto di inchieste, la mancanza di indagini adeguate e il divieto di procedimenti civili.
Gli avvocati si aspettano ricorsi in appello, che potrebbero essere portati fino alla Corte Suprema e per questo comporterebbero diversi anni per ottenere l’esito definitivo.
29 febbraio 2024