di MOWA
«Non preoccuparti e non spaventarti, qualsiasi condanna mi diano: io credo sarà dai 14 ai 17 anni, ma potrebbe essere anche più grave, appunto perché contro di me non ci sono prove: cosa non posso avere commesso senza lasciare prove?» (Antonio Gramsci leader comunista scriveva alla madre il 30 aprile 1928)
L’Ungheria, è un paese che – insieme a Polonia, Slovenia, Slovacchia, Estonia, Repubblica Ceca, Lettonia e Lituania – è entrata, formalmente, nell’Unione Europea il 1° maggio 2004 cambiando, da allora, la visione politica del Continente. E’ stato un ingresso di natura puramente politica in quanto economicamente l’adozione monetaria non avverrà prima del 2030, e quindi questo stato non ha completato la terza fase dell’Unione Economica e Monetaria. L’Ungheria, pertanto, continua ad usare l’originaria storica moneta, il fiorino ungherese.
Dal 1º gennaio 2012 in Ungheria è cambiato tutto ed è entrata in vigore una nuova costituzione che (oltre a ridurre i deputati dell’Assemblea nazionale a 199 membri) ha formulato una nuova ipotesi di scenario politico abolendo la parola che prima valorizzava il nome completo dello Stato, e cioè la dicitura: “Repubblica”.
E’ importante sottolineare che tutti i paesi sopracitati facevano parte dell’ex Unione Sovietica prima del suo dissolvimento e la loro posizione nello scacchiere mondiale rientrava negli accordi specifici tra USA-URSS del 1990, sulla non espansione ad Est della NATO per un equilibrio di poteri. Accordi firmati con Mikhail Gorbachev, ma, evidentemente, non mantenuti (broken promise) da parte degli USA visto che poco dopo quei paesi vennero inglobati nella NATO. Elemento questo che tormenta le notti della popolazione russa e del suo presidente Putin che si sentono circondati e, in più occasioni, avevano avvisato l’Occidente di non insistere nell’espansione “nel cortile di casa” perché avrebbero reagito. Cosa che l’Occidente ha, invece, sempre sottovalutato (?) dando dimostrazione di inaffidabile supercialità analitica e/o, forse, per ritenere la propria una inopportuna superiorità.
La cosa rilevante da notare è che quei citati paesi sono diventati tutti (grazie all’incessante lavorio del capitalismo finanziario internazionale) preda dello spettro culturale liberista che ha privato, di fatto, fette considerevoli della popolazione della dovuta considerazione sociale di cui necessita facendo cadere le protezioni dei diritti sia collettivi che individuali tanto da rendere difficile, checchè ne dicano i prezzolati giornali, ogni reale risorsa culturale verso la collettivizzazione o un socialismo dal volto umano come abbiamo conosciuto qui in Italia con il P.C.I. sino ad Enrico Berlinguer-Alessandro Natta.
Ma, per tornare all’Ungheria, è un paese che rientra, insieme a molti altri Stati, nel gioco per destabilizzare, a tutto favore delle multinazionali nello scacchiere internazionale come quegli stessi Paesi che si servono di un paradigma reazionario tra doppiogiochismo (pro Meloni e pro Putin) e finzione democratica (pro Europa e pro Russia), tipico, proprio, di quelle democrature, difficilmente identificabili in questa parte del Mondo, il cui unico scopo è quello di ricattare per agevolare un establishment pro-domo loro senza farsi scrupolo di “usare” sistemi poco ortodossi come nel caso della incarcerata, da oltre un anno, Ilaria Salis, senza essere ancora arrivata a definizione del processo. Il primo ministro Orban [1] mette alla berlina del Mondo intero immagini da medioevo di Ilaria Salis incatenata con lo scopo, probabilmente, di alzare la posta delle sue richieste che non hanno altro termine se non quelle di “ricatto” politico. [2] Infatti, quello stesso Orban, nella logica del costruire un attendibile storytelling di ricatto, non ha provveduto a far arrestare nessun nazista che si era presentato in aula di tribunale a minacciare gli italiani che erano andati a verificare le condizioni di Ilaria Salis.
La finta adesione a Putin di Orban è servita e servirà a ingigantire la sua importanza in Occidente mentre quella con Meloni serve per una politica di consolidamento in Europa tanto che verrà, probabilmente, proposto nel PPE, e, Meloni, diventerà, con ogni probabilità, la chiave di volta in tal senso, il passepartout di insediamento nella nascente visione di un Continente in via di consolidamento dove vigono e vigeranno politiche sempre più preoccupanti e pericolosamente neo naziste… La vicenda e la storia dell’Ucraina, d’altronde, insegnano che possono essere costruiti ad hoc scenari terribili, proprio utilizzando personale prezzolato. [3][4][5]
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