Sotto il testo scritto da Antonio Scurati e letto, nonostante tutto, da Serena Bortone durante la trasmissione “chesarà…” di sabato 20/4/24. Inoltre, viene aggiunto il link della replica di Antonio Scurati al Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, per le storpiature su questa vicenda. iskrae
di Elisa Fontana
E oggi ci svegliamo con l’ennesimo caso di censura fascista in una televisione pubblica che contribuiamo tutti forzosamente a mantenere.
Era previsto che Antonio Scurati leggesse stasera un monologo sul 25 aprile nella trasmissione di Serena Bortone su Rai3.
Naturalmente il contratto è stato annullato e, signorilmente, la conduttrice nemmeno informata. E’ venuta a saperlo casualmente, come si usa nelle migliori famiglie, dandone notizia e scusandosi con l’interessato, ma soprattutto sottolineando che non era riuscita nemmeno lei ad ottenere spiegazioni plausibili.
E, d’altronde, quale spiegazione plausibile potevano mai darle di un atto censorio così ributtante? Potevano forse mai dirle la verità?
Che il 25 aprile ancora gli sta sul gozzo e che se fosse per loro lo indirebbero come giorno di lutto nazionale? E che per loro Scurati è come un foruncolo infiammato sul naso?
Loro chi? Ma i destri al governo, ovviamente. Non ve ne eravate ancora accorti? Ben svegliati, allora.
Potete sempre consolarvi con la garrula e giuliva Boralevi che dai programmi di questa meravigliosa tv pubblica ci ha spiegato che le donne bevono per darsi un tono.
Oppure potete ascoltare trasmissioni sull’aborto in cui in studio sono invitati a discettare solo ed esclusivamente uomini, che è un’ottima garanzia di apertura, perché si sa, le donne o a letto, o in cucina.
Sono perle così che ci rinsaldano nella necessità di tenere vivo un servizio pubblico siffatto.
Ma nel frattempo che non vi venga in mente di dire che sono fascisti fatti e finiti.
20 aprile 2024
25 Aprile
Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.
Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.
In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.
Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?
Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.
Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).
Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana.
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Replica di Scurati: https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/20/scurati-replica-a-meloni-sul-compenso-dice-il-falso-pur-di-non-rispondere-usa-il-suo-potere-per-attaccarmi-personalmente/7520874/