Giorgio Bongiovanni
Studente italiano arrestato a Miami. La famiglia: ”E’ stato torturato”
L’arresto shock dello studente italiano Matteo Falcinelli, fermato e legato mani e piedi da quattro agenti a Miami nella notte fra il 24 e 25 febbraio, mostra ancora una volta la violenza della polizia americana.
Immagini che hanno fatto ritornare in mente quel “I can’t breathe” (“Non posso respirare”) pronunciato dal giovane afrodiscendente George Floyd prima di essere ucciso da un agente di polizia durante un arresto il 25 maggio 2020 a Minneapolis.
I numeri parlano chiaro. L’eccesso di violenza della polizia negli Stati Uniti è purtroppo all’ordine del giorno con statistiche agghiaccianti che rivelano come sia una piaga largamente diffusa tra le forze dell’ordine di tutto il Paese. Secondo i dati raccolti dal gruppo Mapping Police (associazione non governativa) lo scorso anno la polizia Usa ha ucciso almeno 1.247 persone e negli ultimi nove anni oltre 9.000, con una media raccapricciante di tre persone al giorno.
Tra le cause non ci sono solo i colpi di armi da fuoco (come avviene in nove casi su dieci), ma anche il taser e quella che in gergo tecnico si chiama la ‘contenzione fisica’ come il ginocchio di un poliziotto sul collo (per l’appunto il caso Floyd) o l’incaprettamento, che per fortuna non ha ammazzato lo studente italiano.
Questi poliziotti fascisti non temono neanche le bodycam che potenzialmente dovrebbero essere decisive per ricostruire diversi dettagli di quelle azioni. Nonostante gli episodi di violenza eccessiva siano così frequenti negli Stati Uniti, infatti, gli agenti godono di una certa impunità. Le condanne nei confronti degli agenti, infatti, sono sotto al 2% negli ultimi cinque anni.
Derek Chauvin, il poliziotto che soffocò Floyd, è stato l’unico incriminato nel 2020, mentre una decina di altri sono ancora in attesa di giudizio per episodi simili. Tra le ragioni, oltre alle leggi che proteggono gli agenti in servizio, c’è anche la difficoltà ad ottenere testimonianze dirette per via del cosiddetto ‘muro blu del silenzio’, una regola non scritta in virtù della quale i poliziotti si coprono a vicenda.
Un altro dato scandaloso è che spesso tutto ha inizio con un semplice fermo o un controllo per disturbo della quiete pubblica e soltanto un caso su tre riguarda l’attuazione di un crimine.
Quanto alle città con le forze dell’ordine più pericolose al primo posto c’è Los Angeles, con 70 persone uccise dalla polizia negli ultimi cinque anni, seguita da Phoenix (46) e Chicago (45). Mentre per quanto riguarda le comunità più colpite, al primo posto c’è quella afrodiscendente, seguita da nativi, ispanici e asiatici. Nonostante costituiscano solo il 13% della popolazione Usa, una vittima della polizia su quattro è un rappresentante della comunità black e gli afrodiscendenti hanno il doppio delle possibilità di essere uccisi dagli agenti rispetto a un bianco.
Violenze che vengono promosse da un governo fascista, guerrafondaio e militarista che usa il Presidente Biden come un “burattino”.
Lo stiamo vedendo con quanto avviene in Ucraina e in Palestina. Dove il signor Biden non fa nulla per evitare guerra e genocidi.
E chi protesta viene punito violentemente.
E’ quella stessa logica che ha permesso alle forze dell’ordine di entrare nel campus dell’università Ucla a Los Angeles per sfollare i manifestanti filo-palestinesi che si stavano esprimendo contro la guerra, in solidarietà con la causa palestinese e per chiedere che vengano sospesi i legami scientifici e finanziari tra gli atenei ed Israele.Gli Stati Uniti, a parole la prima democrazia del mondo, dimostra da sempre di essere una nazione caratterizzata da profonde discriminazioni, economiche e razziali.
E lo straniero viene guardato come un diverso.
Le violenze su Falcinelli
La polizia di Miami aveva contestato al giovane italiano diversi reati, tra cui resistenza non violenta a pubblico ufficiale ed è stato rilasciato 2 giorni dopo l’arresto, ma su quanto accaduto la famiglia intende fare chiarezza.
”Solleciteremo la procura di Roma visto che può intervenire su fatti del genere che riguardano cittadini all’estero”, ha riferito a LaPresse il legale italiano del ragazzo, Francesco Maresca, spiegando che la madre dello studente ”si sta attivando per fare una denuncia localmente qua in Italia”.
In interviste a diversi media, la madre dello studente, intervistata dal Quotidiano nazionale, non ha usato mezze parole: “A Matteo, ragazzo solare, intraprendente e pieno di vita hanno tolto il sorriso e distrutto i sogni portandolo addirittura a cercare di togliersi la vita. È stato torturato: basta guardare i video per rendersene conto”. E ancora: “Gli hanno messo un ginocchio sul collo impedendogli di respirare come nel triste caso di George Floyd“, “ha temuto di essere ucciso e di morire”.
Quanto alla dinamica dell’arresto, la donna ha detto a “In mezz’ora”: “Matteo voleva andare a riprendere i suoi due telefoni rimasti in un bar e li chiedeva agli agenti, ma gli agenti invece che assisterlo lo invitavano ad andare via. Nessuno degli agenti è andato nel bar per vedere se c’erano i telefoni. Poi Matteo ha chiesto loro perché non facessero il proprio lavoro al servizio dei cittadini, e per quale dipartimento lavorassero. In quel momento, involontariamente, con un dito ha toccato il badge di uno degli agenti e a quel punto è partita l’aggressione e l’arresto”. Infine ha concluso: “Quando il poliziotto si è alzato da lui e Matteo era in una condizione di quasi incoscienza, è arrivata la guardia di sicurezza del bar per portare i telefoni di Matteo, come prova che Matteo aveva ragione sul fatto che quei telefoni erano dentro il bar e aveva diritto di chiederli'”.
Sabato La Nazione ha pubblicato sul suo sito un video che mostra modi violenti da parte degli agenti, riferendo che prima il giovane sarebbe stato sbattuto a terra premendogli il volto contro l’asfalto con il ginocchio dell’agente premuto contro il collo e poi, una volta in una cella di transito alla stazione di polizia di North Miami Beach, in quattro lo avrebbero incaprettato con l’Hogtie restraint. Immagini dalle quali il ministro degli Esteri Tajani si è detto “profondamente colpito”.
Con Tajani ci separa un mondo, ma dobbiamo dare atto dell’immediata protesta con cui ha sollecitato la massima attenzione al caso dell’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia Jack Markell.
Certamente ogni caso è a sé. Ma sullo sfondo resta la facilità con cui vengono perpetrate azioni violente da chi indossa una divisa. Sta accadendo anche in Italia. Dove i fascisti sono al Governo e c’è chi soffia sui fuochi limitando la libertà di manifestare il libero pensiero.