DANILO TOSARELLI – MILANO
Lasciamo a Bruno Vespa il dibattito su chi ha vinto o perso queste Elezioni Europee.
Sono dibattiti sterili, dove vincono tutti a sentir le loro chiacchiere. Nessuna onestà.
Io so solo e di questo voglio parlare, che un italiano su due non è andato a votare.
Hanno votato solo il 49,69% degli italiani. Il dato più basso nella storia della Repubblica.
Nonostante alcune elezioni amministrative che di solito favoriscono la partecipazione.
Grande scetticismo, verso un Parlamento Europeo troppo lontano dai bisogni della gente?
Troppo semplice. In realtà questa diserzione di massa arriva da lontano, molto lontano.
C’è qualcuno, che ha voglia di affrontare seriamente una questione così pregnante?
E’ vero, le elezioni Europee non entusiasmano. Dal 1979 ad oggi, i votanti sono meno 30%.
Ma sono i raffronti tra le varie elezioni politiche che evidenziano la gravità del fenomeno.
Nel 1979 votarono il 90,95% degli elettori, nelle ultime del 2022 il 63,91%. Un meno 27%.
Il fenomeno ha motivazioni come la fine delle ideologie, il ricambio generazionale, i partiti. Si dice.
Gli italiani hanno bisogno di motivazioni per votare. Oggi la politica vive una mediocrità avvilente.
Salvatore Marra (CGIL). “La gente non crede più nella politica, ma neppure nelle istituzioni.
Pensa che non siano utili a risolvere i loro problemi e di migliorare la loro qualità di vita e di lavoro”.
Navigo sul web. Ecco il meme “Barbie Astensionismo” tratto dalla pagina satirica “Sapore di Male”.
“Sono delusa dalla politica e non vado a votare. Resto sul divano e lascio che il 30 o 40% decida
anche per me. Tanto non cambia nulla e la gente non ti merita…”
Seguono a breve distanza, commenti di tanti altri che si lamentano. Non votano, ma si lamentano.
La verità amara è che siamo diventati un Paese di santi, navigatori (sul web) e Barbie astensioniste.
Sui social ci hanno abituato a mettere i like di consenso, sostenere l’influencer di turno, ma poi…
Non traduciamo lo stesso meccanismo premiante, quando si deve votare per la nostra democrazia.
Nei mesi scorsi abbiamo visto scendere in piazza tanti giovani e meno giovani. Migliaia di persone.
Per difendere il valore della pace contro la guerra, contro i femminicidi, per salvaguardare il Pianeta.
Una partecipazione che ridà speranza e fiducia nel futuro. Come conciliare con la scelta astensione?
Non avrebbe più senso, una partecipazione massiccia e consapevole che si esprime con un voto?
Non è così. Sono molti i diciottenni che non hanno ritirato la tessera elettorale per il loro primo voto.
Certamente, nessuno ha spiegato loro quanto sia importante recarsi al seggio. Non sono consapevoli.
Dall’altra parte, persone molto anziane che si fanno accompagnare, perchè il bastone non basta più.
Apprezzano cosa sia un voto libero. Loro hanno conosciuto momenti dove tutto ciò non era consentito.
Aumenta sempre più il rifiuto del voto e chi fa questa scelta non ci tiene a farlo sapere. E’ preoccupante.
Il contagio di astensioni affiora solo alla fine, quando il responso delle urne produce cifre clamorose.
L’astensione rimane un fatto privato per i più e non una rivendicazione pubblica, magari con motivazione.
Il fenomeno è talmente grave, che dovrebbe suscitare una discussione importante nel Paese. Non è così.
Se ne parla brevemente subito dopo lo spoglio, ma poi le sabbie mobili dell’indifferenza ricoprono tutto.
I partiti non sono preoccupati di tale situazione? Abbiamo ormai una maggioranza di astenuti. Possibile?
Lo scrittore Erri De Luca porta un esempio illuminante. ” Hai sentito che è aumentata la benzina? Che
importa, io metto sempre 20 euro..” La politica risponde allo stesso modo. Qualunque sia il tasso di
rinuncia dal voto, lei tira sempre fuori i suoi 20 euro inflazionati. Peccato che entra meno rifornimento nel
serbatoio della democrazia..” (quotidiano l’Unità del 12 giugno 2024).
Il sociologo Salvatore Palidda, ha la sua chiave di lettura in merito al fenomeno astensionismo. E’ esplicito.
“Oggi si vota meno, perchè i partiti hanno alimentato l’astensionismo per avere meno clientele da coltivare
o comprare e quindi la possibilità di governare con una quantità di voti relativamente ridotta”. Agghiacciante.
Sono consapevole che affrontare il tema dell’astensionismo sia scomodo, ma è ormai per me inderogabile.
Lo capisci che è un tema scottante, perchè “chi detta l’agenda del mondo” preferisce sempre scoprirlo dopo.
Il professor Turi Palidda mette il dito nella piaga ed ha il coraggio di dichiarare “ciò che è meglio non dire”.
Ma davvero ci dobbiamo arrendere a questo crescente depauperamento dei nostri livelli di democrazia?
Un sistema elettorale proporzionale, certamente favorirebbe un riavvicinamento alla politica di molte persone.
Ne sono convinto da sempre, perchè credo nell’importanza del ruolo dei partiti ed in politica è imprescindibile.
Occorre recuperare e rendere più riconoscibili le diverse culture politiche. Il maggioritario le annichilisce.
Un sistema elettorale non è solo un meccanismo che trasforma i voti in seggi. E’ persino banale affermarlo.
Un diverso sistema elettorale ha il potere di condizionare le logiche di comportamento degli elettori. Eccome.
Il poter scegliere il proprio parlamentare, è la stessa cosa che affidare alle segreterie di partito tale compito?
Un proporzionale puro o con soglia di sbarramento? La mia nostalgia per il proporzionale puro rimane intatta..
Lasciatemi concludere con delle informazioni, che voglio affidare alla vostra riflessione con tono semiserio.
Lo sapevate che fino al 1993 in Italia esisteva l’obbligo di voto? Occorrevano motivi validi per giustificarsi.
E che la menzione “non ha votato” restava iscritta nei certificati di buona condotta per 5 anni? Divertente?
Tutto ciò è rimasto in vigore dal 1957( DPR 361/1957 ) sino al 1993 ( LEGGE 277/1993). Percentuale votanti?
Vi invito a verificare i grafici dei votanti. Io l’ho fatto e dopo il 1993 hanno iniziato ad aumentare gli astenuti.
Oggi tutto ciò non esiste più. Rimane in vigore l’art.48 della Costituzione “L’esercizio di voto è dovere civico”.
Giova precisare, che l’obbligo di voto esiste in Belgio, Lussemburgo, Grecia, con sanzioni non più rispettate.
In Australia, Brasile, Argentina, Perù, Uruguay, Thailandia, Turchia, per citare i maggiori. Non più con sanzioni.
Giova precisare, per onestà di cronaca, che anche questi Paesi hanno percentuali di astensioni simili a noi.
Fatta salva l’Australia che viaggia intorno al 10% e la Turchia con il 13%, gli altri variano tra il 21% e il 26%.
Vorrà dire che dovrò ancora attendere, per vedere i tanti leoni di tastiera schiodarsi dal loro divano…
Magari per recarsi al seggio e votare, naturalmente dopo essersi accertati che è quello il giorno delle elezioni..
L’astensionismo è ormai una grave malattia sociale. Riusciremo a trovare la medicina giusta?
Foto di Tiffany Tertipes