di Enrico Fedrighini
La più importante opera pubblica che incide in modo diretto sulla qualità urbana è quella che non prevede inaugurazioni in pompa magna, né tagli di nastri, né buffet e prime pagine sui giornali. Si chiama manutenzione ordinaria del patrimonio pubblico.
Riguarda ciò che materialmente vediamo e viviamo muovendoci per la città: strade, edifici residenziali, parchi e verde diffuso, piazze, scuole, monumenti, impianti sportivi. Riguarda anche ciò che non è visibile immediatamente, come il sistema sotterraneo di drenaggio urbano formato da caditoie tombini e da una complessa la rete di canalizzazione delle acque meteoriche. Riguarda in sostanza la conservazione e il ripristino dell’efficienza dei beni costituenti il patrimonio pubblico.
Se dopo alcuni eventi atmosferici su vasta scala, dunque non originati da una malefica nuvola fantozziana ferma sopra la nostra città, a Milano le strade diventano vasche da surf piene di buche, i tetti di edifici scolastici crollano, gli alberi si abbattono sulle strade, abbiamo due possibili opzioni: continuare a dare la colpa ai cambiamenti climatici, oppure prendere atto che occorre incrementare qualità e livello della manutenzione urbana.
Non è una cosa semplice perché l’efficacia della manutenzione è condizionata da diversi fattori dei quali occorre tenere conto, anzitutto economici. Però un amministratore pubblico deve prevedere che risparmiare sulla manutenzione implica un progressivo ammaloramento del bene che comporterà spese molto maggiori per garantirne il ripristino, rispetto ai costi “risparmiati” oggi per l’ordinaria manutenzione. La manutenzione si basa su investimenti in vari livelli temporali; una condizione necessaria per una corretta pianificazione delle attività di manutenzione è acquisire la consapevolezza dei vantaggi derivanti da questi investimenti nel medio-lungo periodo, abbandonando la logica della “trimestrale di cassa”. Spesso invece l’attenzione si focalizza sulla convenienza del momento.
E poi occorre programmare considerando vari fattori, come l’impatto dei nuovi materiali. Ad esempio, per la manutenzione stradale occorre pianificare i cicli di manutenzione in modo dinamico tenendo conto delle modifiche – non sempre positive – riguardanti la tipologia e la qualità dei materiali utilizzati per il sottofondo e la pavimentazione superficiale; ed incide anche il “carico” dei veicoli sul fondo stradale, dove circolano auto sempre più pesanti e con maggiore impatto sia strutturale che ambientale. Anche qui, investire nella manutenzione ordinaria significa prevenire danni e spese molto maggiori.
Non solo: la qualità della manutenzione ordinaria è condizione determinante per il successo, o il fallimento, di importanti politiche urbane.
Per quanto riguarda il verde pubblico, ad esempio, la pratica dello sfalcio ridotto è una novità certamente positiva per l’ecosistema urbano, praticata da tempo con successo in molte altre città europee; ma richiede maggiore cura e attenzione dei diversi ambiti di verde urbana: implica una gestione differenziata del verde urbano, con interventi mirati e diversificati a seconda della qualità dei terreni e delle alberature presenti, del contesto urbano nei quali sono collocati, del loro adeguamento alle condizioni meteoclimatiche. Altrimenti, anziché arricchimento dell’ecosistema, diventa un elemento di degrado urbano.
L’importanza di investire adeguate risorse e competenze nelle opere di manutenzione urbana è un fattore determinante per la qualità della vita di chi abita in città, ma non solo. Milano è diventata una fra le città più attrattive per il turismo internazionale. Ed ha interesse a sviluppare una attrattività di tipo “lento” piuttosto che “mordi e fuggi”: significa investire su un turismo disposto a sviluppare un legame con la città, ad approfondirne la conoscenza, a rapportarsi con adeguata cura e interesse verso tutto ciò che Milano è in grado di offrire, al di là dei singoli eventi di breve periodo (moda, design, concerti, fiere): la qualità del contesto urbano nel quale l’evento si svolge è di fondamentale rilevanza per “saldare” questa relazione in modo positivo. Un’amministrazione molto attenta al marketing promozionale non può ignorare che proprio la cura dello spazio pubblico è il principale elemento che definisce la qualità urbana complessiva di una città. La sua immagine. La sua attrattività.
Un’ultima considerazione, forse la più importante.
Oggi circa l’80% della popolazione europea vive in contesti urbani. Le città sono il bacino di sviluppo per produzione, ricerca, cultura, lavoro, interazione sociale e accumulazione di ricchezza (per alcuni), e nel contempo sono luogo di crescita ed estensione di nuove povertà, conflitti, emarginazione e degrado (per un numero crescente di persone).
La città è il luogo dove emergono in modo diretto e immediato, a qualunque latitudine, gli effetti materiali prodotti da un sistema che vede prevalere le logiche del mercato finanziario globale rispetto alle strategie di redistribuzione, di welfare, di intervento pubblico attivabili dalle istituzioni su scala locale.
In tale contesto, nella dimensione locale anche la qualità dello spazio pubblico è un elemento di forte coesione sociale: la qualità nella cura del “bene comune”, di ciò che appartiene a tutti, tanto nelle aree centrali quanto nelle zone periferiche, contribuisce a prevenire ed arginare il degrado materiale e sociale, evitando la separazione fisica dello spazio urbano in differenti “ghetti” rispetto ai quali la città nel suo complesso diventa uno spazio estraneo. Un nemico.
16 luglio 2024