Tatiana Golovanova
Gli attuali disordini in Ucraina costituiscono una minaccia alle forniture di gas naturale russo verso l’Europa. Da quelle parti è notevolmente cresciuto il numero delle minacce di demolizione di centrali idroelettriche ed elettriconuclelari da parte dei radicali. Il Ministero dell’energia ha sottoposto i siti energetici al regime della sorveglianza speciale. Il rischio di stop del transito russo è poco probabile ma può accelerare i negoziati su progetti gas alternativi, tra cui il South Stream.
In relazioni ai disordini e alle minacce dei radicali di silurare il sistema energetico del Paese, in Ucraina è stato introdotto il regime della sorveglianza speciale dei siti nucleari, con durata fino alla fine del prossimo marzo, ossia fino alla fine della stagione di riscaldamento nel Paese. Gli esperti temono che alle minacce di far saltare in aria centrali idroelettriche ed elettronucleari possano seguire tentativi di paralizzare il funzionamento del Sistema di trasporto del gas (STG). Tutto il problema sta nelle caratteristiche tecniche del STG ucraino, – ritiene Yuri Solosobov, direttore per i progetti internazionali dell’Istituto di Strategia Nazionale:
Il sistema di gasdotti ucraino è strutturato in modo tale che i depositi principali che forniscono il metano all’Europa durante tutto il periodo invernale, si trovano nella parte occidentale dell’Ucraina dominata dai radicali. Se queste persone minacciano di far esplodere centrali idroelettriche ed elettronucleari su tutto il territorio dell’Ucraina, c’è una determinata minaccia di bloccaggio, anzi di siluramento del sistema di trasporto del gas.
In tal modo, l’arresto del funzionamento del gasdotto potrebbe lasciare gli europei senza riscaldamento, ma a farne le spese sarebbe la “Gasprom” dato che in caso di violazione dei contratti nei confronti della “Gasprom” si applicano delle consistenti sanzioni.
Peraltro, l’esplosione o la sottrazione del gasdotto sarebbero classificate come attentato terroristico e potrebbe essere considerate come situazione di forza maggiore nell’ambito del contratto tra la “Gasprom” e l’Unione Europea. Di una simile situazione risentirebbe in modo particolare il bilancio ucraino, già ora molto magro. Perciò difficilmente qualcuno richiuderà il rubinetto del gas,- ritiene Alexandr Rasuvaev, direttore del Dipartimento Analisi della Società “ALPARI”.
Ma il rischio di stop del transito potrebbe accelerare il processo negoziale tra la “Gasprom” e l’Ue sul problema del South Stream. Il riferimento è all’abolizione del cosiddetto Terzo Pacchetto Energetico che interdice alla Società russa di possedere reti di trasporto del gas per intero e nello stesso tempo di usarle per convogliare il gas naturale. Per di più, l’instabilità politica in Ucraina preoccupa le utenze finali che ricordano l’inverno freddo del 2009 quando Kiev richiuse il rubinetto del gas all’Europa. Perciò l’Ue si propone di sollecitare la realizzazione di percorsi alternativi. Una parte dei quali potrebbe assicurare il transito ucraino contro i rischi, – ritiene Alexandr Rasuvaev:
Certo, attualmente la “Gasprom” dipende dal transito ucraino anche se in misura inferiore rispetto a poco tempo fa. Negli ultimi anni sono stati realizzati diversi percorsi alterativi tra cui l’acquisto della BelTransit, ossia il transito attraverso la Bielorussia. E naturalmente il gasdotto Nord Stream. Non si dimentichi che esiste anche il metanodotto attraverso il fondale del Mare Nero verso la Turchia.
Dopo la messa in opera del South Stream la Russia potrà fare a meno dei paesi di transito. Ossia le forniture di gas saranno assolutamente autonome e, quindi, il rischio degli europei di restare d’inverno senza riscaldamento sarà ridotto a zero.
29 gennaio 2014
Foto: RIA Novosti