LA DECISIONE DELLA CASSAZIONE
Sentenza accolta tra le lacrime dei parenti. Manlio Milani: «Confermata le responsabilità della Destra e dei depistaggi»
La verità sulla strage di piazza Loggia ha un’altra (ultima) chance. La Cassazione ha ordinato un nuovo processo d’appello per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte (all’epoca esponenti del neofascismo venet0) annullando le loro due assoluzioni. Mentre per gli altri imputati sono stati rigettati i ricorsi. Lo hanno deciso alle 16 i giudici della quinta sezione penale della Suprema Corte.
40 ANNI SENZA VERITA’ – A quasi quarant’anni dallo scoppio della bomba in piazza Loggia (era il 28 maggio 1974) che fece 8 morti e 102 feriti, si riapre quindi la caccia ai responsabili di quella carneficina. La sentenza è stata accolta con le lacrime da parte dei superstiti. «Meglio di così non poteva andare», ha detto commosso Redento Peroni, uno dei 103 feriti dalla bomba piazzata sotto il colonnato.
CHI SONO MAGGI E TRAMONTE – I veneti Tramonte e Maggi insieme a Delfo Zorzi (oggi cittadino giapponese) erano due esponenti di spicco dell’organizzazione di estrema destra Ordine Nuovo, la cui storia si intreccia più volte con quella della «strategia della tensione». Maurizio Tramonte, 61 anni, residente a Lozza Atesino (Padova) era conosciuto come «Fonte Tritone», perché era un informatore de i servizi segreti italiani.
Carlo Maria Maggi, 79 anni, oggi residente a Villanova di Ghebbo (Rovigo) è il medico veneziano già coinvolto in altri episodi di terrorismo. Gli altri imputati (assolti) sono Delfo Zorzi, oggi 66enne, di origine vicentina (da anni è un uomo d’affari in Giappone) e Francesco Delfino, 78 anni, generale dei carabinieri e capitano a Brescia nei giorni della Strage, oggi residente a Platì.
«Con la strage di Brescia non c’entro nulla. Come per tutte le altre vicende in cui sono stato chiamato in causa e che si sono risolte con il riconoscimento della mia estraneità» ha dichiarato Maggi commentando la sentenza. «Si vede che non sono simpatico — ha aggiunto il medico veneziano — ma se hanno assolto Zorzi mi devono dire con chi l’avrei fatta. Tramonte non l’ho mai conosciuto. Sono sicuro che finirà tutto in una bolla di sapone».
LE LACRIME DEI FAMIGLIARI «Dalla sentenza abbiamo la conferma della responsabilità della Destra e dei depistaggi».Così Manlio Milani, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Brescia, che ha aggiunto:«Ritrovo il senso di una giustizia che ha dato risposte alla storia. Ritrovo compagni che oggi non ci sono più». «Va rivalutata – ha aggiunto Milani- la posizione di Carlo Maria Maggi in quanto responsabile di Ordine Nuovo, così come quello di Tramonte come soggetto interno alla destra».
LE TAPPE DELLA VICENDA – Erano le 10.12 del 28 maggio 1974 quando in Piazza della Loggia a Brescia, durante una manifestazione antifascista indetta dai sindacati, scoppiò una bomba nascosta in un cestino della spazzatura. Il primo processo segue le orme di una pista bresciana. Nel giugno 1979 I giudici condannano all’ergastolo il simpatizzante di estrema destra Ermanno Buzzi e a dieci anni Angelino Papa, entrambi bresciani. Ma il 18 aprile 1981 Buzzi è strangolato dai “camerati” Mario Tuti e Pierluigi Concutelli nel supercarcere di Novara. I due motivarono l’omicidio con il fatto che Buzzi fosse «pederasta» e confidente dei carabinieri ma il sospetto è che temessero fosse intenzionato a fare dichiarazioni nell’imminente processo d’appello. Il 2 marzo 1982 i giudici della Corte d’assise d’appello assolvono tutti gli imputati compreso Angelino Papa ma il 30 novembre 1984 la Cassazione annulla la sentenza e dispone un nuovo processo per Nando Ferrari, Angelino e Raffaele Papa e Marco De Amici. Il 23 marzo 1984 Il pm Michele Besson e il giudice istruttore Gian Paolo Zorzi aprono la cosidetta “inchiesta bis”. Imputati i neofascisti Cesare Ferri, il fotomodello Alessandro Stepanoff e Sergio Latini. La nuova pista è aperta dopo le dichiarazioni di alcuni pentiti tra cui Angelo Izzo, uno dei protagonisti della Roma-bene della Strage del Circeo. Il 20 aprile 1985 la Corte d’assise d’appello di Venezia assolve tutti gli imputati del primo processo bresciano. E il 23 maggio del 1987 i giudici di Brescia assolvono per insufficienza di prove Ferri, Latini e Stepanoff. I primi due assolti anche dall’omicidio di Buzzi che, secondo i pentiti, avrebbero fatto uccidere perche non parlasse. Il 13 novembre 1989 la prima sezione della Corte di Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale, conferma e rende definitive le assoluzioni di Ferri, Stepanoff e Latini.
Il 23 maggio 1993 il giudice istruttore Gian Paolo Zorzi proscioglie gli ultimi imputati dell’inchiesta bis. Quello stesso anno sarebbe cominciata la terza inchiesta, sfociata nell’ultimo processo. E il 16 novembre 2010 i giudici della Corte d’assise di Brescia assolvono Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Francesco Delfino, Pino Rauti e Maurizio Tramonte. per quella che una volta era definita insufficienza di prove. La Procura aveva chiesto l’ergastolo per Zorzi. Maggi, Tramonte e per il generale dei carabinieri Francesco Delfino. Per l’ex segretario dell’ Msi Pino Rauti era stata chiesta l’assoluzione. Il 14 aprile 2012 la corte d’assise d’appello ha confermato le assoluzioni. Due delle quali annullate oggi.