di Giulietto Chiesa
Dunque, riassumendo: se una massa di scontenti (giustificatamente) assalta i palazzi del potere di un qualsiasi paese, li brucia e li conquista, deve essere esaltata e lodata.
Questo è quanto è avvenuto nei giorni scorsi a Kiev, Ucraina. L’Occidente, unanime, ha esaltato un colpo di Stato violento e sanguinoso, cercando di dipingere un presidente regolarmente eletto come un “dittatore”, magari anche “sanguinario”.
Ma questo non cambia il quadro, sia di fronte alla storia, che alla cronaca.
Da questo momento in avanti dobbiamo tutti sapere che non c’è più alcuna difesa legale contro l’eversione organizzata dall’esterno contro un qualsiasi paese. Valga come lezione per tutti.
E’ molto peggio del lontano momento in cui un presidente regolarmente eletto venne rovesciato e ucciso con un colpo di Stato militare. Si chiamava Salvador Allende. Aveva stravinto un’elezione democratica. Fu rovesciato, come subito si capì (ma come venne dimostrato in seguito), dalla Cia americana. Ma allora l’esecrazione fu generale. Nessuno dei leader occidentali di allora ebbe il coraggio e la sfrontatezza di applaudire il generale Pinochet.
Oggi è il contrario: ne abbiamo fatta di strada! Adesso si applicano le tecniche di “rovesciamento dei dittatori” elaborate dal gran maestro dell’eversione “democratica” Gene Sharp, altrimenti detto “il Clausewitz della guerra non violenta”.
Vi piace l’ossimoro? Non è un ossimoro. La tattica consiste nel “sollevare” gli scontenti. Prima tappa. Come? Insufflando a suon di milioni le idee dell’Occidente. Comprando le catene televisive e i giornali. Cioè stipendiando legalmente centinaia di giornalisti e propagandisti. Pagando stipendi e “grants” a centinaia di professori universitari. Erogando fondi a centri di ricerca e fondazioni che lavoreranno a tempo pieno per organizzare la rivolta. Pacifica s’intende, soprattutto giovanile, s’intende.
Poi, seconda tappa, si passa all’offensiva con una serie di manifestazioni esterne. Non importa se sono piccole. Ci pensano i media a ingigantirle. Ci sarà qualche scaramuccia nelle strade. Anche queste verranno ingigantite dalla televisioni locali e dai grandi network internazionali. Di regola i governi di coloro che verranno immediatamente bollati con la qualifica di dittatori sanguinari, sono impreparati a fare fronte. Non conoscono le strategie comunicative dell’Occidente. Se non reprimono dovranno cedere subito. Se reprimono faranno il gioco dei Gene Sharp di turno. La gente semplice vedrà il sangue e sarà così convinta che il dittatore è davvero sanguinario. E la protesta crescerà. Alimentata dal sostegno dei governi esterni, tutti democratici e prosperi. Fino a che la repressione comincerà davvero. Ma sarà tardi, perché tutto il mondo “civile” sarà ormai schierato a difesa della “democrazia”.
E, a quel punto, entreranno in funzione le squadre paramilitari (nel caso ucraino palesemente naziste) che, nel frattempo, alla chetichella, saranno stato addestrate, armate, istruite, foraggiate da decine di ricchissime fondazioni, americane ed europee. Non entriamo in dettagli. Prendiamo la sintesi che ci è stata offerta dalla signora Victoria Jane Nuland, assistente segretario di stato per gli affari europei e euroasiatici del Dipartimento di Stato Usa (e moglie di Robert Kagan, uno dei più visibili neocon di Washington) : “Abbiamo investito 5 miliardi di dollari per dare all’Ucraina il futuro che merita”. C’è tutto il necessario per capire.
Il resto è il disastro che adesso vediamo. Una crisi mondiale, da mettere i brividi. E la falsificazione completa degli eventi, organizzata dal mainstream occidentale. Si va in guerra, purtroppo, con alta probabilità. La grancassa degl’ignoranti e dei mestatori risuona assordante: la colpa è tutta dei russi, di chiunque possa essere messo alla gogna. La russofobia si sposa con l’anticomunismo, sebbene non c’entri niente il comunismo in questa storia, se non in termini di storia. La folla è abbastanza istupidita per andare alla guerra a testa bassa. Senza nemmeno avere capito di che si tratta e perché. Roba da manuale. Mi chiedo come mai nessuno ha ancora avuto l’idea di proporre Gene Sharp per il premio Nobel .
Per la pace, s’intende.
4 marzo 2014