Questo congresso, nato come “unitario a tutti i costi”, doveva superare le differenze interne alla Cgil con un grande accordo di vertice tra i gruppi dirigenti e doveva essere il congresso della contaminazione delle idee; la generosa azione di un gruppo di compagni e compagne che hanno presentato il documento alternativo “Il sindacato è un’altra cosa”, troppo frettolosamente bollati come una sparuta minoranza, è stata descritta come un capriccio nostalgico di chi voleva dividere la Cgil creando inutili spaccature. Al contrario, il gruppo dirigente nazionale di maggioranza sta toccando livelli di scontro personale e politicista senza precedenti e sta scavando un ulteriore e profondo solco tra i lavoratori – che assistono ad uno spettacolo a dir poco imbarazzante – ed i loro
rappresentanti.
La degenerazione dei rapporti in CGIL sta toccando livelli mai visti prima: è uno spettacolo che ci saremmo volentieri risparmiato, cristallizzato nelle logiche e nei riti della peggior politica.
L’ultimo atto risale a lunedì 31 marzo: i segretari generali della CGIL di Roma e del Lazio e della Lombardia hanno acquistato uno spazio del quotidiano “L’Unità”, per attaccare frontalmente, con il logo della CGIL, la FIOM e il suo segretario generale; tra le altre cose lo accusano di portare all’esterno – attraverso un uso improprio di giornali e televisioni – ragionamenti che andrebbero sviluppati all’interno dei nostri organismi.
Non sapevamo che “L’Unità” fosse uno dei nostri organismi interni.
Per quello che riguarda il metodo, oltre alla valutazione negativa della degenerazione dei rapporti in CGIL e dello spettacolo imbarazzante che è stato presentato ai nostri iscritti ed ai cittadini, ci domandiamo con quali fondi è stato acquistato, per un’iniziativa personale, uno spazio su un quotidiano a tiratura nazionale, e restiamo in attesa di chiarimenti.
Sul merito non entriamo nello specifico della discussione in quanto le nostre posizioni sulla rappresentanza sindacale, sulla democrazia, sulla Costituzione, sul modello sindacale e quindi la nostra contrarietà all’accordo del 10 gennaio sono state chiaramente espresse, quelle sì, durante il congresso e nei nostri organismi democraticamente eletti.
Deve prevalere la politica alta e la dialettica interna deve essere riportata su binari che interrompano la spirale doppiamente negativa tra autoritarismo e spettacolarizzazione. Affrontare l’ultima fase del congresso avvitati su lotte interne di potere invece che concentrati su proposte forti che puntino a migliorare le condizioni dei lavoratori sarebbe l’errore peggiore: non possiamo che ribadire che il sindacato è un’altra cosa!
Il coordinamento regionale de “Il sindacato è un’altra cosa” del Lazio e della Lombardia