La stampa internazionale ha presto dimenticato – d’altronde l’aveva descritta come una specie di effetto collaterale degli “scontri tra sostenitori di Majdan e filorussi” – la strage di Odessa costata la vita ad almeno 50 persone arse vive nel rogo della Casa dei Sindacati dove si erano rifugiati militanti comunisti e di sinistra, sindacalisti, giornalisti e lavoratori assaliti da centinaia di estremisti di destra.
Ma quella di Odessa del 2 maggio non è l’unica strage provocata negli ultimi giorni dai tagliagole di Settore Destro, ormai legalizzati e inquadrati nella cosiddetta Guardia Nazionale, con il sostegno del governo golpista ucraino e la complicità dei governi dell’Unione Europea, degli Stati Uniti e della Nato, che si son ben guardati finora dal denunciare la mano libera concessa agli squadristi che ormai rappresentano la prima linea di un esercito ucraino sbandato e senza grande motivazione.
L’eccidio più grave è avvenuto a Mariupol, città di mezzo milione di abitanti nel sud-est del paese, quando lo scorso 9 maggio i carri armati dell’esercito ucraino sono entrati nel centro urbano mentre erano in corso le celebrazioni della liberazione dal nazifascismo e della vittoria dell’Armata Rossa sulla Germania Hitleriana.
I miliziani neonazisti hanno aperto il fuoco sulla città con i mezzi pesanti, in più occasioni, provocando un vero e proprio massacro completamente ignorato dalla grande stampa internazionale. A rimetterci la vita non sono stati solo civili che manifestavano per le strade e che cercavano di bloccare a mani nude l’avanzata dei tank di Kiev in città al grido di “fascisti, fascisti” ma soprattutto un contingente di poliziotti di Mariupol che aveva deciso di passare dalla parte della popolazione insorta contro il governo di estrema destra e che per questo è stato decimato a cannonate dal fuoco dei carri armati. La caserma è stata cannoneggiata e completamente distrutta, provocando un numero ancora imprecisato di morti, e anche la sede del Municipio è stata data alle fiamme dagli estremisti di destra.
Nei giorni seguenti è toccato a un manifestante antigolpista, falciato dai colpi di mitra sparati da un gruppo di miliziani neonazisti che avevano occupato una scuola di Krasnoarmeisk (Donetsk) adibito a seggio nell’ambito del referendum che domenica ha sancito l’indipendenza da Kiev delle regioni del Donbass e di Lugansk.
La popolazione della città, accorsa per cacciare gli estremisti armati che avevano bloccato il seggio e minacciato gli scrutatori, è stata presa di mira dagli squadristi di Pravyi Sektor che prima hanno sparato alcune raffiche in aria e poi hanno cominciato a mirare alla folla, provocando un morto e diversi feriti.
E’ andata solo un po’ meglio – almeno non ci hanno rimesso la vita – ai veterani della Grande Guerra Patriottica di Liberazione che a Kiev e a Leopoli, in quelle regioni occidentali dove più forte è il radicamento delle organizzazioni di estrema destra, hanno sfidato le autorità e sono scesi in piazza per ricordare la liberazione dal nazismo. Ovunque i manifestanti – giovani aderenti alle organizzazioni di sinistra ma spesso anziani reduci dell’Armata Rossa o delle formazioni partigiane – sono stati derisi, aggrediti fisicamente e pestati dalle squadracce di Pravyi Sektor, di Svoboda e di altre organizzazioni fasciste senza che la polizia fedele al regime di Kiev intervenisse per fermare lo scempio. Solo a Lviv – Leopoli – il bilancio è stato di alcune decine di feriti tanto da obbligare i padroni statunitensi a fare, per un minuto, la ‘voce grossa’ con il governo fantoccio ucraino. «I fatti del 9 maggio hanno gettato una macchia sull’Ucraina. Va bene tutto. Ma la vittoria sulla Germania nazista è un valore universale, che tutto il mondo democratico celebra, senza contestazioni» ha detto in un capolavoro di ipocrisia l’inviata di Washington a Kiev, Hanna Herman. Che fa finta di non sapere che nel governo di Kiev siedono 4 ministri di ideologia nazionalsocialista e che poche settimane fa, senza che le autorità intervenissero, alcune centinaia di persone hanno festeggiato a Lviv l’anniversario della fondazione della Divisione Galizia delle SS tedesche, integrata esclusivamente da migliaia di volontari nazisti ucraini.
Silenzio totale dei media anche su Yulia Izotova, una giovanissima infermiera di soli 21 anni assassinata a freddo insieme ad altri abitanti di Kramatorsk dopo esser stata fermata ad un posto di blocco realizzato dai miliziani di Settore Destro.
Molta più attenzione aveva avuto dal circo mediatico internazionale un’altra giovane infermiera che, nei giorni del golpe a Kiev, aveva fatto il giro del mondo quando su twitter aveva scritto ‘muoio’ dopo esser stata raggiunta da una pallottola di striscio. Quotidiani e tv occidentali l’avevano frettolosamente data per morta e trasformata in un’icona perfetta a descrivere il sacrificio di una ‘giovane rivoluzionaria’. Peccato che la ragazza in questione sia ancora viva e sia una militante neonazista.
13 Maggio 2014