Già il Pil così com’è non è assolutamente un indice veridico del benessere di una Nazione e soprattutto dei suoi cittadini, ma con le nuove regole – che non sono altro che escamotage contabili per dare l’impressione di maggiore crescita – sarà una barzelletta, che però non fa per niente ridere. Da quest’anno infatti, su consiglio della Ue verranno contabilizzate all’interno del Pil anche le attività illegali come droga, prostituzione, contrabbando. Questa è un ulteriore riprova che la crisi è lungi dall’esaurirsi e in mancanza di una maggiore produzione di ricchezza “reale”, e soprattutto di redistribuzione, si pesca, come si suol dire, nel torbido. La criminalità e le sue attività sono interne e contigue al sistema economico, nella fattispecie il capitalismo, di questo ne siamo convinti ma adesso avranno una legittimazione ancor più sfacciata. Il Pil che va a influenzare la politica quindi l’economia legale (per così dire…) sarà valutato con proventi illegali. Non lotta alla criminalità, quindi, ma pacifica coesistenza economica. Va da sé che sarà ancora più difficile per uno Stato fare una battaglia perentoria nei confronti di chi fa salire, e di parecchio (1-2% per l’Italia), il suo PIL. Appare sempre più chiaro che: o si andrà verso il socialismo o sarà tragica barbarie!
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L’Istat: cambia il calcolo del Pil – Dal 2014 anche le attività illegali