Vladimir Putin fa appello a uno stop dell’operazione militare di Kiev. Sul campo si scoprono fosse comuni
Nella notte nuovi bombardamenti dell’esercito di Kiev su Sloviansk: i media russi parlano di vittime e i ribelli di una vendetta per l’abbattimento dell’elicottero militare ucraino. Elicotteri, blindati e armi pesanti, ma anche di munizioni bandite come i micidiali proiettili a frammentazione
di Ennio Remondino
La Russia ha annunciato aiuti umanitari ai secessionisti della Repubblica popolare di Donetsk, Putin chiede uno stop all’operazione militare di Kiev, mentre una commissione di inchiesta russa sostiene che i militari governativi ucraini hanno violato la convenzione di Ginevra, colpendo volontariamente i civili con ogni mezzo a disposizione. I ribelli rincarano la dose, parlando non solo di elicotteri, blindati e armi pesanti, ma anche di munizioni bandite come i micidiali proiettili a frammentazione. Insomma, una escalation fuori ormai da ogni controllo e ben oltre ogni pudore.
Intanto, ‘un velo di macabro orrore’ -scrive l’ANSA- cala sul conflitto nell’est ucraino. In un villaggio poco a nord di Donetsk alcuni contadini affermano di aver trovato una fossa comune in un bosco, con 10-15 cadaveri in avanzato stato di decomposizione. Secondo alcuni si tratterebbe dei corpi di alcuni miliziani del Donbass, molti di nemmeno vent’anni, che si erano rifiutati di combattere. Secondo altri, si tratterebbe di vittime non accertate dei violenti scontri tra nazionalisti e ribelli per il controllo di un checkpoint il 23 maggio. Esecuzione o vittime di combattimenti ?
Intanto i quattro osservatori Osce arrestati dalle milizie ribelli di Lugansk “Non sono stati liberati”. La smentita delle notizie d’agenzia ci arriva da loro colleghi nella zona. Dei quattro, si erano perse le tracce ieri alle 18, nella località di Severodonetsk. Il team, scrive l’Osce sul proprio profilo Facebook, “è stato arrestato da miliziani armati”. Fonti dei ribelli smentiscono di essere coinvolte nella vicenda. Continuano i bombardamenti sui civili, e da Kiev si minaccia il peggio: “Gli atti criminali dei nemici del popolo ucraino non resteranno impuniti”, ha tuonato il presidente Poroshenko.
La guerra civile sta insomma prendendo rapidamente le forme della guerra senza limiti contro la parte avversa, ferite ben difficili da far rimarginare all’interno di uno stesso confine. Più duro è lo scontro, più sentita e indispensabile diventa per i ribelli la secessione da chi sta bombardando le proprie famiglie e le proprie case. Intanto i leader ribelli hanno lanciato un ultimatum agli ucraini che controllano l’aeroporto di Donetsk: “lascino il nostro territorio o attaccheremo presto”, è il monito dei separatisti, convinti -da logica- che nello scalo stiano arrivando rinforzi per i pro-Kiev.
200 le vittime, tra cui molti civili nelle città bombardate, e oltre 50 i militari di Kiev -compresi miliziani nazionalisti del Battaglione Donbass- uccisi dalla ripresa dell’operazione militare nell’est dell’Ucraina, 5 giorni fa. Lo scrive l’agenzia ucraina Unian. Altra notizia di provenienza governativa ucraina: almeno 80 uomini armati di fucili automatici, mitragliatori e lanciagranate avrebbero attaccato il posto di confine con la Russia presidiato dalle Guardie di frontiera ucraine in prossimità di Dyakovo, nella regione di Lugansk, nell’Ucraina orientale. La notizia non ha avuto conferme.
31 Maggio 2014