da Raffaele Simonetti
(ad ogni evidenziazione colorata nell’articolo della sig.ra Chiavacci si deve aggiungere la riflessione sottostante)
a) Forse alla signora Chiavacci non interessa tanto arginare la barbarie in corso quanto fare propaganda alla proposta politica dei ‘due Popoli e due Stati’ (di marca israeliana) notoriamente utilizzata da decenni come “specchietto per le allodole”.
b) Tragico Conflitto! Che “conflitto” può esserci tra l’esercito più agguerrito del Medio Oriente e una popolazione assediata da decenni, a corto di cibo e acqua, medicinali, energia e via dicendo?
c) L’appello della Rete della Pace che, non meno ipocritamente, evita di esprimere giudizi sul genocidio in atto, ha comunque l’audacia di proporre al Governo «uno stop alle forniture belliche italiane nella regione» (costringendo quindi Israele e contare solo su quelle finora accantonate) – ma su questo la presidente dell’Arci sorvola.
d) Finalmente, a metà dell’editoriale, arrivano i “dettagli”.
e) Non manca il doveroso riconoscimento della buona educazione del presidente israeliano Shimon Peres – non per niente nel 1994 gli è stato assegnato il premio Nobel per la Pace!
f) Ma, soprattutto, mentre saranno in corso le pantomime delle “mediazioni”, Israele continuerà indisturbata a portare avanti i suoi piani definibili solo com genocidio o pulizia etnica.
g) Ancora con i ‘due Popoli due Stati’ ! Sembra che per la neo-presidentedell’Arci più che un “principio” sia un “dogma”.
h) Chissà se chi scrive è al corrente che – in fatto di estremismo religioso – Israele, che ha già fatto passi per istituzionalizzare il suo essere uno “stato ebraico”, non ha niente da invidiare alle altre religioni.
i) Adriano Sofri. Cioè: PD, Gruppo L’Espresso, sionismo.
l) Renzi, che ha come consigliere economico Yoram Gutgeld e Enrico Sasson tra i finanziatori ?! – hai voglia…
Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci
Apriremo il Consiglio Nazionale, sabato prossimo, ospitando l’ambasciatrice palestinese in Italia Mai Al- Kaila. Una donna che per 17 anni ha lavorato per l’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione (Unrwa) assistendo i rifugiati palestinesi in Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania e della Striscia di Gaza. E che nel 1986 è stata prigioniera politica nelle carceri israeliane. Siamo orgogliosi che abbia accettato il nostro invito in questo nuovo momento drammatico per il suo popolo, sarà per noi un incontro importante. Per manifestarle la nostra vicinanza. Per ribadire quanto sia fondamentale per la giustizia e per la pace in Medio Oriente la prospettiva dei ‘due Popoli e due Stati’.
Ascolteremo le sue parole e cercheremo di capire come possiamo, nella nostra azione politica quotidiana, continuare a tenere viva l’attenzione su questo tragico conflitto contribuire ad arginare i rischi di disinformazione.
Lo abbiamo fatto, aderendo all’invito della Rete della Pace di cui facciamo parte , mercoledì 16 luglio in decine di presidi, fiaccolate, iniziative in cui come Arci siamo stati protagonisti.
Mentre chiudiamo il numero di Arcireport, il bilancio delle vittime a Gaza dell’operazione ‘Margine Protettivo’ conta 225 morti e oltre 1500 feriti, di cui un quarto bambini.
Assistiamo alle parole ‘di scusa’ di Shimon Peres per il bombardamento su una spiaggia che ha causato la morte di 4 bambini, ad una tregua che durerà poche ore.
Ma, soprattutto, ci troviamo di fronte ad un tentativo di mediazione al Cairo tra il governo israeliano e Hamas. E i media ci dicono che, ma quasi sullo sfondo, è in programma l’incontro tra il leader dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas, e il presidente egiziano, Abdel-Fattah al-Sisi.
Ecco, tutto questo è uno schema che ci preoccupa ancora di più. Non solo una comunità internazionale quasi assente e una voce debole delle Nazioni Unite. Ma anche e ancora una volta un confronto impostato quasi come se si disconoscesse il principio di ‘due Popoli due Stati’.
Un confronto tra un governo e una fazione politica di matrice estremista religiosa. È vero che a Gaza «c’è Hamas» ed è altrettanto vero che la leadership istituzionale palestinese, in questi anni, ha perso per tanti motivi credibilità di fronte alla popolazione civile.
Ma siamo convinti che per ristabilire la pace in Medio Oriente, per lavorare efficacemente alla fine dell’occupazione israeliana, e per garantire la stessa sicurezza di Israele, non si possa proseguire in questo modo. E la convinzione diventa più solida se pensiamo alle novità che presenta lo scenario di Gaza, dove purtroppo sono ormai presenti i gruppi jihadisti dell’Isis (ovvero quelli che hanno proclamato il loro califfato tra Siria e Iraq), che contribuiscono a rendere ancora più intricata la situazione. Abbiamo sempre guardato alla società e alla leadership palestinesi come realtà laiche e progressiste. Siamo certi che non sarà il ‘confronto’ con Hamas a porre fine a quelle che Adriano Sofri chiama ‘le Biennali dell’orrore’ e a ‘liberare’ la popolazione che oggi vive a Gaza. Con questo spirito, con queste convinzioni continueremo la nostra azione e il nostro impegno perché i governi (il nostro prima di tutto) si muovano per una pace giusta in quelle terre, per la fine dell’occupazione israeliana, per la liberazione dei prigionieri politici palestinesi.
Arcireport numero 25, 17 luglio 2014