Il comunismo giapponese non ha potuto fare la rivoluzione né frenare le guerre criminali del bestiale imperialismo e militarismo del suo paese nella prima metà del XX secolo. Però la sua voce onesta e dignitosa ha saputo levarsi contro l’ingiustizia e la brutalità di questo imperialismo, prima alleato di Hitler e oggi subordinato a Washington. Per questo ha pagato un costo elevatissimo in omicidi crudeli, torture, prigionia, anni di lavoro coatto, licenziamenti, persecuzioni, sanzioni ed esilio.
Il Partito Comunista Giapponese (PCG) nasce il 19 luglio 1922 come sezione dell’Internazionale Comunista (IC) dopo l’unione tra la corrente socialista di Sen Katayama, che nel 1914 aveva creato negli Stati Uniti la Lega Socialista Giapponese, e un gruppo di dirigenti operai provenienti dall’anarcosindacalismo come Yamawa Hitoshi, Sakai Toshihiko e Arahata Kanson.
Nel 1921, Yi Chung-rim, comunista coreano che aveva studiato in Giappone, viene inviato a Tokyo dall’IC per creare con Yamawa il comitato preparatorio per la costituzione del PCG. Nell’aprile del 1921, Yamawa e Kondo Eizo, alleato di Katayama, redigono un Manifesto che ne chiede la creazione. Nello stesso anno una delegazione giapponese partecipa a Mosca al Primo congresso dei lavoratori d’Oriente. Nel 1921 e 1922 i comunisti insieme agli anarchici partecipano agli scioperi promossi dalla federazione sindacale Sodomei.
Nel 1923, il regime imperiale fa arrestare molti comunisti e quelli riusciti a sfuggire alla polizia insediano a Vladivostok un ufficio per produrre stampa e inviarla nel paese. Nel settembre di quell’anno, dopo un terremoto scoppia un pogrom nel quale vengono massacrati 6mila coreani e centinaia di cinesi, oltre all’assassinio di molti comunisti, anarchici e sindacalisti. Nel 1924, il Partito si scioglie e nel 1925 viene promulgata la “Legge per preservare la pace”, al fine di perseguire spietatamente i comunisti.
Il Partito ricostruito nel dicembre del 1926 sotto la guida di Kazuo Fukumoto é ancora ferocemente perseguitato con migliaia di condannati a lunghe pene. Tra le centinaia di casi: Furukawa Shigeru, sindacalista comunista che, pur essendo malato di cuore, la polizia imperiale torturò nel 1929 e nel 1934 e che morì di tubercolosi contratta in carcere nel 1934; Iwata Yoshimichi, membro del CC assassinato sotto tortura nel 1932; l’organizzatore del Partito e dei sindacati nell’isola Kyushi Nishido Nobubaru e lo scrittore comunista Tayiki Kobayashi, torturati a morte dalla polizia speciale nel 1933; il militante Fujimoto Jintaro, morto nel 1934 a causa della tubercolosi contratta in carcere nel 1933; la militante ventiseienne Aizan Ryo, morta di tubercolosi nel 1936, contratta nei tre anni di carcere; il poeta comunista Ko Makimura, torturato a morte nel 1938 in un ospedale psichiatrico; il dirigente Shuchi Ichikawa, morto nel 1945 distrutto dal carcere dopo 13 anni di lavori forzati…
Yamawa e Sakai creano un partito riformista che sarà tollerato e nel 1945, sotto l’occupazione nordamericana, daranno vita al Partito Socialista.
Il PCG sarà l’unico partito a respingere categoricamente le invasioni giapponesi e l’ingresso del Giappone nella seconda guerra mondiale a fianco della Germania nazista. Dopo la sconfitta imperiale gode di grande simpatia popolare e vede liberati i suoi dirigenti che avevano patito anni di reclusione: Toyuda Kyuichi, Miyamoto Kenyi, Nosaka Sanzo e molti altri …
Il Partito è ricostruito una seconda volta nel 1945 e dirige la federazione sindacale Sanbetsu, la federazione studentesca Zengakuren, il movimento contadino e l’organizzazione dei coreani Chouren. Ma nel 1950 il generale statunitense McCarthur, sostenuto dai fascisti giapponesi, lancia la “Grande Purga”, in cui più di 40 mila fra comunisti e persone di sinistra saranno licenziate dai loro posti di lavoro. Washington vuole fermare la rivoluzione in Asia che avanza inarrestabile in Corea, Cina, Filippine, Vietnam, Malesia… Akahata, l’organo del Partito, è proibito e questo nei fatti è posto fuori legge. Dai 150.000 membri del 1950, il Partito scende a 41.000 nel 1956. Sotto la pressione degli imperialisti impegnati nella loro guerra contro la Corea, il PCG si divide in 4 frazioni per disaccordi sulla via della rivoluzione.
Le divisioni e la crisi del Movimento comunista internazionale favoriscono la nascita di gruppi di estrema sinistra negli anni ’60 e ’70 che lottano contro l’imperialismo statunitense e giapponese e mostrano solidarietà con la Rivoluzione vietnamita e cinese, commettendo però gravi errori.
L’azione combinata di repressione imperialista e divisioni interne sono un duro colpo per PCG.
Con l’appoggio del Cominform, le diverse frazioni in cui si era diviso il Partito convocano la Sesta conferenza nazionale del Partito nel luglio del 1955, per ricostruire l’unità sotto la guida del Segretario generale Miyamoto Kenji.
Non tutte le ferite sono chiuse. Nel maggio 1958 si affrontano la frazione studentesca fedele al PCG e quella che rigetta le conclusioni della Sesta conferenza. I dissidenti vengono espulsi e creano la Confederazione comunista (nota come “Bund”), diretta da Michiko Kamba e Toshio Kitakoji, che collaborerà con la “Frazione Noyu” o Conferenza dei comunisti rivoluzionari, trotskisti che a Osaka nel gennaio 1957 erano stati espulsi della Federazione nazionale degli studenti. L’alleanza anti-PCG di entrambe le frazioni porterà al fenomeno chiamato “Nuova sinistra”.
Il PCG si riprende e nel 1961 conta centomila membri. Crea nel 1964 la Lega dei giovani democratici-Minsei con 12.000 membri e una capacità di mobilitazione di 50.000. Minsei e i gruppi di autodifesa del PCG dovranno combattere duri scontri di piazza contro le bande trotskiste, negli anni ’60 specializzate in questi attacchi.
Il PCG resta neutrale nel conflitto sino-sovietico e il 4 febbraio 1966, un editoriale di Akahata richiede l’azione congiunta dei due giganti socialisti per fronteggiare l’aggressione degli Stati Uniti in Vietnam. Miyamoto inizia un giro di incontri a Pechino, Hanoi e Pyongiang da cui risulterà un avvicinamento del Partito ai comunisti vietnamiti e nordcoreani. Emerge una frazione studentesca maoista chiamata “Fronte studentesco di liberazione” che accusa di “revisionismo” il PCG e che si alleerà nel 1969 con i trotskisti in un fronte chiamato Zenkyoto (federazione dei consigli di lotta inter-facoltà).
Non solo il PC cinese cerca di dividere Partito. Anche il PCUS ci prova, appoggiandosi al gruppo del membro dell’ufficio politico del PCG, Yoshio Siga. Questo porta ad una rottura dei rapporti tra PCG e PCUS che durerà fino al 1980.
Nell’ottobre 1969, il PCG, il Partito Socialista e il Consiglio generale del sindacato Sohyo mobilitano 860.000 persone per esprimere solidarietà alla guerra antimperialista del Vietnam.
Negli anni ’70 il Partito conosce una spettacolare crescita elettorale pur assumendo una linea moderata. Rinuncia alla dittatura del proletariato nel 1976 e critica l’intervento internazionalista sovietico in Afghanistan nel 1979. Segue da vicino il Vietnam e condanna il regime “fascista” di Pol Pot, appoggia l’intervento internazionalista vietnamita e condanna la sfacciata aggressione cinese.
Passa da 3,6 milioni di voti (6,8%) del 1969 ai 5,8 milioni degli anni ’70, e 5,3 milioni degli anni ’80 (9%). La debacle del campo socialista quasi non viene pagata in termini elettorali: da 5,2 milioni di voti, il PCG supera i 7 milioni nel 1996. Nel 2005 si attesta a 4,36 milioni di voti e 400 mila membri. [Nelle ultime elezioni del dicembre 2012 il PCG ha raccolto 4,7 milioni di voti (7.89%), ndt]
17/01/2013
Civilizacion Socialista | civilizacionsocialista.blogspot.it
Traduzione per resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare