“La nuova base di Agadez consentirà ai droni Usa di avvicinarsi maggiormente al corridoio desertico che lega il nord del Mali al sud della Libia, la rotta chiave per i trafficanti di armi e droga e per i combattenti dei gruppi islamici che si spostano attraverso il Sahara”, scrive il Washington Post, citando alcuni importanti analisti statunitensi. “I militari Usa vogliono aumentare i loro voli di riconoscimento sulla Libia, dove le fazioni islamiche e le milizie tribali hanno distrutto il paese. Grazie alla base di Agadez sarà più facile raggiungere il vasto territorio desertico della Libia meridionale, dove molti combattenti islamici si sono radunati dopo essere stati espulsi dal Mali”. Attualmente buona parte delle operazioni di telerilevamento Usa in Libia sono assegnati ai velivoli senza pilota “Predator” che decollano quotidianamente dalla base siciliana di Sigonella.
Il Dipartimento della difesa e la Cia hanno stazionato droni d’attacco e velivoli spia in altri paesi africani. La principale base operativa sorge a Gibuti, dove risiedono più di 2.000 militari statunitensi impegnati nei conflitti che lacerano il Corno d’Africa. Meno di un anno fa, su richiesta del governo del piccolo paese africano, l’US Air Force ha trasferito nello scalo aereo di Chabelley, a una decina di chilometri a sud-ovest della capitale gibutina, gli otto droni “Reaper” impiegati per i bombardamenti in Somalia e Yemen. In precedenza i velivoli killer decollavano dalla grande base di Camp Lemonnier, intralciando però pericolosamente il traffico civile dell’aeroporto internazionale di Gibuti. Per l’anno fiscale 2014, il Pentagono ha previsto una spesa di 13 milioni di dollari per provvedere al potenziamento infrastrutturale di Chabellay, compresa la costruzione di un’ampia area per lo stoccaggio delle munizioni destinate ai droni. Sempre da Chabellay opererebbero i due velivoli senza pilota “Predator A Plus” che l’Aeronautica militare italiana avrebbe trasferito un mese fa in Corno d’Africa per concorrere alle operazioni Ue e Nato contro la pirateria e, più segretamente, alla vasta controffensiva che US Africom ha sferrato in Somalia contro i gruppi armati islamici di Al Shabab.
3 settembre 2014