TAV – L’Autorità nazionale anticorruzione avvia un’istruttoria sullo “stato di attuazione dell’opera e il rispetto delle norme” dopo un esposto presentato dall’associazione ambientalista Idra.
Sono possibili anche ispezioni nel cantiere e segnalazioni a governo procura e corte dei conti
TAV, un altro colpo di scena. Dopo la magistratura ora è l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) guidata dal magistrato Raffaele Cantone ad avviare un’istruttoria sul passante di Firenze . Un’indagine aperta lo scorso 28 agosto sulla base del documentato esposto ricevuto lo scorso 7 agosto da Idra, l’associazione ambientalista guidata da Girolamo dell’Olio che da anni si batte contro gli scavi della stazione Foster e dei tunnel da 7,5 chilometri sotto la città.
In quella nota l’associazione evidenziava il «rilevante incremento» dei costi dell’opera e il «consistente ritardo nell’esecuzione dei lavori». E’ il direttore generale , Maurizio Ivagnes, a disporre l’avvio di un’istruttoria finalizzata – si legge in una comunicazione trasmessa a Idra nei giorni scorsi e firmata dal dirigente Anac Carlo Cresta – «a verificare lo stato di attuazione dell’opera e la corretta applicazione delle previsioni normative in materia di opere strategiche mediante affidamento a contraente generale ». Più nel dettaglio i punti su cui l’Anac intende indagare sono: «tempi di esecuzione; costo dell’intervento; perizie di variante; piano degli affidamenti; contenzioso con il general contractor; qualificazione delle rocce di scavo;
ipotesi di sostituzione della Tmb (la cosiddetta talpa, ndr) già presente in cantiere; cessione delle quote della società Nodavia».
Costi, tempi, appalti, qualità delle terre di scavo. Non c’è forse un’opera pubblica, a Firenze e forse in Italia, su cui esistano tante incertezze e tante criticità normative, giuridiche e finanziarie, oltre che politiche. E se appena una settimana fa dal decreto “Sblocca Italia” del governo Renzi sembrava almeno essere spuntata la ragionevole benché discussa probabilità di una ripartenza veloce dei cantieri grazie ad una “moratoria” di un anno sul rebus delle terre, adesso di colpo la Tav ripiomba nella tempesta.
L’indagine che l’Autorità nazionale anticorruzione apre sul passante fiorentino dell’Alta velocità riguarda infatti il rispetto dell’intero impianto normativo che sorregge l’opera. E di fronte ad anomalie o violazioni delle leggi che regolano i contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, l’ente guidato da Cantone non potrà che aprire nuovi e forse inediti fronti, visto che dovrà segnalare le emergenze riscontrate al Governo, al Parlamento, alla Procura della Repubblica o alla Corte dei conti. Nuovo giro di guai?
Cominciata negli anni ’90, quando ancora si prevedeva che tutto -stazione Foster e i due tunnel Campo di Marte-Castello-fosse finito per il 2010/2011, oggi l’avventura Tav si è fatta incubo.
Per di più un incubo avvolto nella nebbia: basta andare sul sito del comitato di garanzia per l’informazione Tav per scoprire che tutto è sospeso dal 1 febbraio 2013.
Fino a quando potrà reggere un’architettura economica e gestionale palesemente squilibrata, visto che i costi dell’opera sono passati dai 694 milioni dell’appalto iniziale a 750 milioni oggi? Il tutto a colpi di varianti (basate su perizie su cui ora l’Anac vuole vederci chiaro) e senza contare le riserve per ulteriori 200 milioni chieste da Nodavia ad Rfi nel 2012.
Già scosso fin dalle fondamenta dall’indagine della Procura e del Ros dei carabinieri che si avvia a conclusione entro l’autunno e nel mirino dell’ente guidato dal super magistrato Cantone, il sistema Tav avrà ora molte più difficoltà ad andare avanti.
Perché? Se lo Sblocca Italia dice che le terre di scavo si potranno stoccare per un anno in attesa di capire se smaltirle come rifiuti speciali o no, cosa dirà l’Anac sulla base delle leggi europee e del provvedimento ministeriale che dice stop e affida al Cnr l’incarico di ripartire da capo con la classificazione?
E la talpa Monnalisa colorata di viola, che la nuova ditta titolare dei lavori (Condotte) valuta di sostituire comprando una nuova fresa dai costi imprecisati ma a carico di Ferrovie, dunque della collettività? E come ha funzionato la cessione delle quote dentro Nodavia (il “general contractor’), tutto liscio nel passaggio dall’emiliana Coopsette alla romana Condotte? Anche su questo vuole vederci chiaro l’Anac.
C’è anche chi auspica che convincerà, questo doppio fuoco Procura-Anac, il sistema delle imprese ad una svolta etica tale da assumersi il peso delle cosiddette “esternalità negative”, i costi ambientali e sociali che fanno sempre a gara per schivare. Non proprio bazzecole, nel caso della Tav: basti pensare a quel che è accaduto nel Mugello prosciugato.
«Cantone, le chiediamo un intervento affinché cessi lo spreco di denaro pubblico, di risorse territoriali e di attese sociali, che da tanti anni mette duramente alla prova la pazienza civile della comunità fiorentina e delle altre comunità d’Italia mortificate dall’ostinata persistenza di soggetti nominalmente pubblici’ nel voler imporre progetti inutili, costosi e criminogeni», si spingeva a chiedere Dell’Olio nella lettera dello scorso 7 agosto. E oggi, alla luce dell’indagine appena aperta: «Ora mi aspetterei che ci fosse un sussulto di attenzione dagli enti locali, dal Comune e dalla Regione che vogliono l’opera a tutti i costi. L’indagine della magistratura e innumerevoli interventi dell’Autorità nazionale dei lavori pubblici, fin dal 2007, già oggi segnalano che il meccanismo che sta dietro la Tav non è così limpido», riflette Dell’Olio.
Convinto sia tempo di fermarsi una volta per tutte. Del resto nulla è davvero compromesso, sorride amaro Dell’Olio: «Il sindaco Nardella e il governatore Rossi forse non sanno come uscirne? Basta guardare nel contratto fra Ferrovie e Nodavia se esistono delle penali. Noi abbiamo il sospetto che non ne esista nemmeno una. Nessun rischio per la collettività uguale nessuno dubbio sulla decisione di bloccare tutto».
di Ernesto Ferrara e Mario Neri, da Repubblica Firenze 5 settembre 2014