di MOWA
Per le persone oneste un affare commerciale è da considerarsi un autentico affare, solo, quando tutti i contraenti acquisiscono i requisiti di garanzia sia sul versante economico che su quello produttivo passando, necessariamente, dalla direttrice della salute.
Questa regola, però, non sembra valere per quanto sta accadendo in questo periodo con gli accordi del TTIP (acronimo di Transatlantic Trade Investment Partnership) ovvero il Trattato Transatlantico commerciale tra USA ed Europa. In questi accordi non si tiene conto delle condizioni di miglior favore salutistico (ottenute con studi specifici di settore) e, si bypassa, inoltre, questa regola, con altre leggi di mercato (economicistiche) che nulla hanno a che vedere con il benessere dei consumatori.
Il TTIP, infatti, è proteso, solo ed esclusivamente, alla “convenienza” di produzione, oltre a danneggiare le economie locali (nazionali), in quanto permette alle aziende statunitensi sostenitrici del trattato (guarda caso, quasi tutte, multinazionali della chimica, industria alimentare, biotecnologia, banche USA ed EU, farmaceutica, new economy) di commerciare nell’Unione europea senza rispettarne assolutamente le leggi di trasparenza sul commercio degli alimenti (senza segnalare, quindi, gli ingredienti dei prodotti, men che meno se DOP o/e biologici o, addirittura, la tracciabilità degli alimenti e delle carni).
E la salute?
La salute dei consumatori è l’ultima cosa a cui le multinazionali pensano e, quindi, viene messa alla berlina dal profitto perché non porta soldi se non quando ci si ammala per aver ingerito “cibo spazzatura”…
La salute dei consumatori, insomma, non è un dato importante per le multinazionali che preferiscono inondare i cibi sia di OGM (96 % negli USA) che di medicinali come antibiotici o ormoni piuttosto che lavorare sulla prevenzione con del cibo naturale e sano e il meno contaminato possibile.
Infatti, per le multinazionali, non è un dato rilevante sapere che gli europei vivono mediamente quattro anni di più di un cittadino statunitense per effetto, anche, delle regole imposte sulla produzione ed il commercio dei prodotti alimentari in quest’area geografica.
Le multinazionali, infatti, si muovono con la stessa logica delle organizzazioni criminali che inquinano i terreni con rifiuti tossico-nocivi e, poi, raccolgono gli alimenti da quei campi per distribuirli alla popolazione… l’importante è fare cassa.
Stessa logica, stessa cultura.
Alle multinazionali del profitto interessa solo avere popolazioni, in questo caso statunitensi (e, forse, gli europei di domani, se passasse il TTIP), come polli d’allevamento, capaci solo di consumare per fare cassa…
Se, poi, tale cibo sia ad alto rischio per la salute umana poco importa perché loro, l’”élite”, non lo mangia in quanto si costruisce percorsi ad hoc salubri e biologici, come nel caso del principe inglese Carlo.
Un danno considerevole alla salute della collettività che, poi, si traduce in ulteriori spese economiche per ricorrere alle necessarie cure per stare in forma e che, anch’esse, rafforzano le casse delle multinazionali… farmaceutiche.
È impressionante, per noi europei (che abbiamo tendenzialmente tutt’altra cultura alimentare), vedere nelle varie catene di supermercati (tipo Wallmart) tutti quei prodotti di cui non si sa nulla della qualità e/o della provenienza, venire smerciati senza che gli statunitensi siano consapevoli e informati di cosa mettono nello stomaco perché non viene scritto (per legge – sic!) sulla confezione dei prodotti…
Per noi europei è considerato, giustamente, inconcepibile non avere una legge che imponga, e renda obbligatorio, sapere come e cosa sia quel prodotto che viene ingurgitato.
La tracciabilità dei prodotti è sinonimo di conoscenza e, quindi, di democrazia, anche in ambito alimentare.
Quindi, se non ci sono misteri su cosa viene distribuito come prodotto alimentare perché nasconderlo e ometterlo sull’etichetta?
Perché i politici europei si prestano al gioco delle multinazionali non facendo conoscere gli estremi degli accordi del TTIP e ponendo invece la segretezza?
Segretezza di Stato (anzi, di Stati) sugli alimenti?
Cosa vogliono nascondere con gli accordi del TTIP alla popolazione europea oltre al fatto che la stanno già espropriando della sovranità nazionale sulle scelte demandando a tribunali privati sovranazionali come l’ISDS (15 avvocati che andrebbero a coprire il 55 % dei procedimenti) le controversie legali tra gli Stati e le multinazionali senza, tra l’altro, avere la possibilità di ricorrere?
Ognuno di quei 15 avvocati avrebbe potere di vita o di morte sulle attività che siano piccole o grandi sia di uno Stato che dell’altro a condizione che non danneggi (udite, udite!) non la salute ma l’economicità della produzione. (Sic!)
Per le multinazionali, lo sappiamo bene, i parlamenti, le Costituzioni, le legislazioni nazionali, sono solo orpelli da cancellare perché impediscono i loro affari e quindi assoldano vassalli tecnico-politici con lo scopo di fare tanti “golpe” in sordina, attraverso la promulgazione di leggi illecite ed avendo così garantita la perseveranza nel traffico del loro business.
A noi dei soldi che guadagnano costoro (multinazionali) interessa ed interessa capire che stanno privandoci, anche, della cosa più importante che abbiamo: la salute.
Sentenzia un detto popolare:
“Persa la salute hai perso tutto!”
Non è forse così?
Riprendiamoci le nostre tradizioni sulla coltivazione il più naturale possibile e riflettiamo su quanto ci viene detto dai medici: “l’uomo è quello che mangia”, impariamo a reagire alle multinazionali acquisendo consapevolezza di cosa vogliamo… anche, nel campo alimentare.
…Perché noi ci nutriamo anche di democrazia.