A chiunque stia scrivendo, commentando, parlando della signora Angela Bruno e del suo malaugurato incontro con il signor Berlusconi: vorreste, e non dico per favore perché è vostro dovere comportarvi civilmente con gli altri membri della società umana, mostrarle un po’ di rispetto?
La signora Angela Bruno non è “una ragazza”, è un giovane donna, una madre e una lavoratrice; ragazza è un’adolescente, una studentessa liceale o universitaria, eccetera. Una donna di trent’anni è una giovane donna.
Smettete di addossarle la responsabilità di quel che è accaduto. L’unico responsabile è quello che l’ha molestata sul lavoro, il sig. Berlusconi. Che tra l’altro non è esattamente il primo che passa: è uno che telefona in Questura e fa rilasciare una fermata perché “nipote di Mubarak” ed è uno che se vuole si compra l’azienda per cui la signora lavora con gli spiccioli.
Ripeto: smettete di addossarle la responsabilità di quel che è accaduto. Se, come, quanto si è divertita, se non si è divertita affatto, cos’ha detto prima, cos’ha detto dopo: è lo stesso atteggiamento con cui si offendono ulteriormente le vittime di violenza sessuale, cercando di stabilire che hanno “provocato” o “favorito” quest’ultima. Nessuna di noi vuol essere molestata, umiliata, stuprata. Vi è chiaro? Essere molestate, umiliate, stuprate non è un apprezzamento nei nostri confronti e non siamo noi a sbagliare se qualche ominicchio crede il contrario. Chi ha sbagliato è chi ha trattato la signora Bruno come una cosa in vendita (“si giri”, che vedo se la merce è di mio gusto).
Smettete, se siete donne, di fingere che a voi non è capitato mai o che avreste risposto fulmineamente in modo eroico e netto. Personalmente, ho ingoiato e abbozzato e rigirato simili molestie sul lavoro per un bel pezzo: ero di un paio d’anni più giovane della signora Bruno quando ho ottenuto il posto e avevo una dannata paura di perderlo, di essere oggetto di mobbing più di quanto non lo fossi già perché identificata come “di sinistra”, di essere ridicolizzata (“Ma era uno scherzo, non sai stare allo scherzo?”), eccetera eccetera. Mi c’è voluto qualche anno per riuscire a sbattere una cartella sul tavolo e dire che se il linguaggio e le battute continuavano ad essere di un certo tipo la tal commissione poteva scegliersi un’altra segretaria. E alla fine mi sono comunque licenziata. Non facciamo finta che sia facile. E volete sapere un’altra cosa? Chiedere rispetto non significa ottenerlo automaticamente. Se fosse così noi donne avremmo vinto la lotta contro la violenza da qualche secolo.
Rendetevi conto che la signora Bruno è ormai a serio rischio di perdere il lavoro, ha ricevuto inquietanti “ammonizioni” televisive da Giancarlo Galan (e neppure lui è il primo che passa, è l’ex governatore del Veneto) e quel “simpatico siparietto” – come l’ha definito l’azienda – le ha già rovinato l’esistenza. Per cui, ha abbastanza stress da maneggiare senza che giornalisti e commentatori e idioti vari si arroghino il compito di insegnarle a vivere. Chi ha bisogno di imparare l’educazione non è lei, ma chi l’ha messa nella condizione in cui si trova. Capisco che quest’ultimo ha ormai un’età veneranda e che non è semplice insegnargli qualcosa, ma provate almeno a togliergli il brodo in cui sguazza: smettete di ridere alle sue squallide battute, smettete di farne di simili voi stessi, smettete di pensare alle donne esclusivamente in posizione orizzontale, smettete di scrivere/dire stupidaggini su questa vicenda.
Per esempio: le scuse che Angela Bruno non ha ancora ottenuto non sono “l’eleganza di lasciare a una signora l’ultima parola”, non stiamo giocando a dame e cavalieri. Quelle scuse sarebbero solo il minimo segno di rispetto per la sua persona e l’ammissione di aver sbagliato: conoscendo il personaggio che dovrebbe farle, possiamo tranquillamente scommettere che non le riceverà mai.
Maria G. Di Rienzo
22 febbraio 2013 di lunanuvola
da: http://lunanuvola.wordpress.