di MOWA
Ci dicono che siamo nell’era della globalizzazione e, visto che tutto viene messo in circolo planetario, dobbiamo tenerne conto. Dobbiamo tenerne conto perché, se una determinata cosa viene prodotta, ad esempio in Italia, questa ha rilevanza anche dall’altra parte del globo terracqueo. Produciamo automobili? Queste verranno vendute anche in Cile, Argentina o chissà dove ancora! Tutti ci siamo proiettati in una spasmodica corsa contro il tempo per realizzare la vendita migliore ed al minor costo. Siamo entrati, così facendo, in un girone dantesco: quello dei dannati perenni! Perché? Perché non ci siamo minimamente curati di sapere quali siano le conseguenze di questo modo di mercificare. Non ci siamo posti la domanda: “Se noi, così facendo, siamo in grado di sopportare la concorrenza degli altri produttori e, se non lo siamo, chi paga lo scotto dell’aver realizzato quella cosa?” La storia contemporanea ci insegna che, a “guadagnare” dalla vendita dei prodotti, non siano i reali fruitori del bene prodotto e cioè i consumatori ma una piccola casta di “eletti” che riescono a convincere milioni persone che così vanno le cose. “Queste sono le regole!” (SIC!) Ma questa piccola casta dovrebbe spiegarci perché i consumatori del bene prodotto non hanno diritto di decidere nulla!(?) Se quella cosa prodotta ha importanza per migliorare veramente le sorti di generazioni di persone oppure no!(?) Perché costruire automobili, rimanendo sull’esempio di prima, senza avere consapevolezza che ogni veicolo prodotto ha bisogno di tonnellate d’acqua pulita per gli stampi con conseguente inquinamento e che la durata di quel mezzo di trasporto è limitata nel tempo ed a pochi soggetti. Capite che la contropartita utilitaristica sinceramente non si vede. Non parliamo poi, della cosa peggiore, della concorrenza tra i produttori che mortifica intere schiere di lavoratori. Ingenera, o sarebbe meglio dire crea, un vortice senza fine delle sorti di intere popolazioni che migrano di paese in paese alla ricerca della valle dell’Eden, dove la felicità è di casa e le tensioni sono pressoché zero, con la speranza di costruire un mondo più sereno. La concorrenza è quella cosa che mette gli uni contro gli altri, che crea barriere geo-politiche e steccati commerciali, che impedisce alle persone di comprendere che quello che hai prodotto non l’hai deciso tu, in virtù del fatto che fa bene all’umanità, ma ti è stato imposto dall’alto per il semplice fatto che quel qualcuno si deve arricchire alla faccia della tua coscienza. Si deve chiedere alle formazioni politiche ed alle organizzazioni sindacali il perché non venga messo in discussione il sistema concorrenziale che è il cancro del lavoro, in qualunque longitudine o latitudine del mondo ed il perché non si voglia fare una scelta radicale ma efficace per le sorti di miliardi di persone che di questo subiscono i fasti peggiori che vanno dall’invivibilità del globo col suo inquinamento fino alle tensioni sociali tra persone e/o Stati, dalla disoccupazione alla povertà sino alla fame!
da: http://iskra.myblog.it/2010/07/11/dens-dolens-2/