Kiev da la cittadinanza agli stranieri che combattono sotto la sua bandiera anche se con ben altri simboli
Il ministro degli interno ucraino Arsen Avakov ha ammesso la presenza di combattenti stranieri nei battaglioni contro i separatisti filorussi nell’est del Paese. ‘Volontari nel battaglione Donbass e in altri. Alcuni hanno chiesto e ottenuto la cittadinanza ucraina per meriti acquisiti al fronte’.
di Ennio Remondino
Diventa ufficiale ciò che tutti sapevano. Il ministro degli interno ucraino Arsen Avakov ammette la presenza di combattenti stranieri nei battaglioni schierati contro i separatisti filorussi nell’est del Paese. ‘Volontari nel battaglione Donbass e in altri. Alcuni hanno chiesto e ottenuto la cittadinanza ucraina per meriti acquisiti al fronte’. A luglio Mosca chiese a Svezia, Finlandia, Paesi Baltici e Francia di indagare sui mercenari in Ucraina Orientale. Tra questi, italiani e qualche britannico riuniti nel Battaglione Azov finanziato dal miliardario Ihor Kolomoisky, governatore di Dnipropetrovsk.
Nel frattempo il comandante del battaglione volontario Dniepr-1, Yury Bereza, dichiarava che i suoi uomini erano pronti “a sconfinare in Russia” per condurre atti di sabotaggio e attentati terroristici. ‘Io parlo a nome dei battaglioni di volontari, perché ho molte informazioni… Oggi siamo pronti non solo a difendere l’Ucraina ma a invadere la Russia, entrando con distaccamenti di ricognizione e gruppi di sabotaggio’ ha dichiarato durante lo show televisivo Shuster Live. Il comandante Bereza non solo fa parte della destra oltranzista di Euromaidan, ma oggi siede nel parlamento di Kiev.
Bereza, oltre a sognare di “bere birra sulle rovine del Cremlino di Mosca”, aspira a diventare il nuovo ministro della difesa dell’Ucraina. Un fatto che la dice lunga sulle tensioni che sono destinate ad attraversare il nuovo parlamento di Kiev. Sono decine i battaglioni di volontari che combattono al fianco dell’esercito, come appunto quello comandato da Bereza. Per la maggior parte, si tratta di gruppi nazisti che utilizzano tattiche feroci e sospetti crimini di guerra. Ben 16 battaglioni volontari accusati dall’Onu di violare il diritto internazionale umanitario, con ‘sparizioni, detenzioni arbitrarie e maltrattamenti’.
Intanto Varsavia sposta 10mila soldati lungo le frontiere orientali ed è pronta ad accogliere i rinforzi della NATO a complicare ulteriormente i rapporti con Mosca. Sarebbe ‘la più grande crisi dai tempi della Guerra Fredda’, recitano a Varsavia. Spara appelli patriottici allarmati il ministro della Difesa, Tomasz Siemoniak, spiegando che il numero dei soldati di stanza nelle tre basi militari nella parte orientale della Polonia triplicherà in due anni. E sarà aumentata la quantità di materiale militare nelle basi. Ovvietà. ‘Scelta di protezione a causa della minaccia rappresentata dal conflitto ucraino’.
La maggior parte dell’esercito polacco è concentrata in questo momento nella parte occidentale del Paese, e fino ad oggi Varsavia non aveva mai riallineato la sua struttura militare da quando faceva parte del blocco sovietico. Il governo prevede adesso di investire nella modernizzazione delle forze armate. E torna ‘il fianco orientale’. Secondo i media locali, fino a qualche anno fa la base di Siedlce -fonte orientale- era a rischio di chiusura. In aprile la Polonia aveva chiesto alla NATO 10.000 soldati lungo i confini orientali con Kaliningrad, Lituania, Bielorussia, e soprattutto con l’Ucraina.
3 novembre 2014