di Nicola Tranfaglia
Il rinvio a giudizio di personaggi di peso della destra berlusconiana, come l’ex coordinatore del PDL, senatore Denis Verdini e dell’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino (è stata stralciata la posizione di Marcello Dell’Utri (attualmente in carcere a Parma) che è in attesa dell’esito delle elezioni suppletive dal Libano che aveva concesso l’estradizione per un altro reato, quello di concorso esterno in associazione mafiosa, per cui il fondatore di Forza Italia è stato condannato in Italia in via definitiva a sette anni di reclusione) potrebbe avere conseguenze sul piano politico, se si tiene conto del fatto che il senatore Verdini è il principale artefice e costruttore del “patto del Nazareno” che continua a legare il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi al presidente del Consiglio e segretario del Partito democratico Matteo Renzi.
Verdini e Dell’Utri, insieme, sono accusati- a loro volta- di violazione della legge Anselmi sulle società segrete e di associazione per delinquere finalizzata a episodi di corruzione, abuso di ufficio e illecito finanziamento connesso ai rapporti con alcuni imprenditori interessati ad operare nel settore della produzione dell’energia eolica in Sardegna. Cosentino (già sotto processo per concorso esterno in associazione camorristica) è chiamato invece a rispondere di diffamazione e violenza privata per aver cercato di screditare l’attuale presidente della regione Campania Stefano Caldoro ed eliminare così la sua candidatura dalla lista del PDL o costringerlo a “rinunciare”. Il processo è fissato per il prossimo 5 febbraio 2015. L’indagine giudiziaria partita tre anni fa rivelò le pressioni esercitate su diversi magistrati per cercare di sapere con anticipo come la Corte Costituzionale avrebbe deciso sul Lodo Alfano e ancora a proposito del contenzioso fiscale della Mondadori. D’altra parte, se si analizzano gli affari su cui ha concentrato la sua attenzione la P 3 di Verdini e Dell’Utri ,si può cogliere una notevole continuità con le macchinazioni della P 2 di Licio Gelli e rendersi conto appieno che, come aveva a scritto – a suo tempo- Francesco Biscione, autore di un bel libro sull’omicidio di Aldo Moro, in un saggio sulla P2, non siamo di fronte a uno dei tanti fatti di corruzione e di manipolazione attiva di cui il nostro Paese mostra esempi continui, ma piuttosto in presenza di un episodio di una destra collegata a livello internazionale con forze presenti in altri – e magari più importanti paesi dell’emisfero occidentale- che svolgono un’azione centrale contro le forze di progresso presenti sullo scacchiere internazionale. Ed è questo l’interesse maggiore di questa vicenda politica per molti aspetti incredibile, per non usare altri e più adeguati aggettivi attributivi.
4 novembre 2014