Vita, morte, colpe e miracoli del leader che ha tenuto in scacco il Venezuela
Hugo Chavez è morto. E’ finita davvero. E’ morta una delle figure più controverse del cambiamento del Sudamerica. Dittatore, sognatore, rivoluzionario. Se il Venezuela non sarà più come prima, nel bene e nel male, lo dovrà a Hugo Rafael Chávez Frías, suo presidente dal 1999, morto per cancro dopo anni di chemioterapia e radioterapia. Oggi le ultime polemiche relative alla malattia “creata” dai suoi nemici, ma la notizia è delle 22.58 e la batte l’Ansa: Hugo Chavez è morto. Il presidente del Venezuela, Hugo Chavez, operato nei mesi scorsi di cancro, e’ morto a Caracas alle 16,25 ora locale. Lo ha annunciato in tv il vice presidente e suo delfino designato, Nicolas Maduro. ‘E’ un momento di profondo dolore’, ha detto Maduro, interrompendosi fra i singhiozzi, in un discorso televisivo alla nazione.
HUGO CHAVEZ MORTO, I PRIMI RICORDI – Chi muore per la vita non puo’ essere considerato morto’, ha sottolineato il vicepresidente Nicolas Maduro, che ha dato l’annuncio della morte di Hugo Chavez parlando in tv insieme ai membri del suo governo.
‘Nelle prossime ore renderemo noti tutti i programmi per rendere omaggio al nostro comandante’, ha aggiunto il vicepresidente, che ha chiuso il suo intervento con un ‘Che viva Chavez!’
HUGO CHAVEZ E’ MORTO, L’INFANZIA – Nacque a Sabaneta, il 28 luglio 1954. Suo padre, Hugo de los Reyes Chávez, era maestro rurale. Una famiglia povera, tanto che il papà fu obbligato ad affidare lui e suo fratello maggiore, alla nonna paterna Rosa Inés. A diciassette anni si arruolò nell’Accademia Venezuelana di Arti Militari. Fece una breve parentesi di servizio militare, dopo la laurea in Scienza e Arti Militari. Poi tornò agli studi, con Scienze politiche all’Università Simón Bolívar di Caracas. Un percorso mai finito. Una strada che gli permise con i compagni di corso, di sviluppare l’embrione di quello che diverrà la dottrina “bolivariana”. La ricetta? La filosofia panamericanista del rivoluzionario venezuelano dell’Ottocento Simón Bolívar, l’influenza del presidente peruviano Juan Velasco Alvarado e il pensiero di Marx e Lenin. Una parabola che gli permise di scoprire anche i “rivoluzionari di casa nostra” come Antonio Gramsci e Giuseppe Garibaldi.
HUGO CHAVEZ E’ MORTO, POLITICA – Bolivarismo a 360 gradi, basato sul concetto di integrazione e costruzione della Grande Colombia: Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia. Diede vita nel 1983 al Movimiento Bolivariano MBR-200, gruppo formato perlopiù dagli uscenti della “Promozione Simón Bolívar”. Colonnello nel 1991, l’anno dopo (col Movimento Quinta Repubblica) partecipò al colpo di stato contro l’allora presidente Carlos Andrés Pérez. Tentativo fallito, con 14 morti e 53 feriti sulla coscienza, e per cui Chávez finì in manette. Ma ci rimase poco. Nel 1994 uscì con amnistia, con la sola condizione però di abbandonare per sempre le Forze Armate. Il resto è storia, con una militanza politica che lo portò ad essere eletto alla Presidenza del Venezuela nel 1998. E lì ci rimase fino ad oggi. Dentro la lotta alle malattie, l’analfabetismo, la malnutrizione, la povertà. Fuori la politica contro l’egemonia stelle e strisce. E una luce non proprio limpida, portata avanti a causa delle sue amicizie con altre dittature come quella cubana, la Libia di Gheddafi e l’Iran. Con l’appoggio alla Palestina contro Israele, e gli screzi con Obama, che lo ridimensiona ad “agnellino” in confronto a quello che potrebbe fare l’Iran. Una figura la sua riscattata solo in questi ultimi anni, con continue aperture al “nemico Occidente”.
HUGO CHAVEZ E’ MORTO, DIRITTI – Un dittatore non è un santo. E solo la stampa internazionale può raccontarlo. L’Economist parla di un tasso di omicidi quasi triplicato, mentre la capitale del paese, Caracas, è il terzo posto più pericoloso del Sudamerica. Diverse associazioni tra cui Amnesty International hanno denunciato costantemente le vessazioni e la vita infernale delle carceri nazionali. Propose la durata del suo mandato fino al 2031, fu monitorato dagli osservatori europei e dei diritti umani, per le sue elezioni misteriosamente “vincenti”. Il leader è conosciuto anche per la sua particola re attenzione contro l’opposizione. Espelle puntualmente dal paese chi parla male di lui, come fece con José Miguel Vivanco, l’avvocato cileno direttore della sezione America latina di Human Rights Watch. Ritardi processuali, sovraffollamento, controllo della malavita nei centri penitenziari, ingresso di armi e droga con la complicità della Guardia Naciònal sono solo alcuni dei tratti somatici delle piaghe del paese. Piaghe che in oltre dieci anni di governo Chávez non ha potuto (e forse voluto) cancellare.
HUGO CHAVEZ E’ MORTO, MADRE TERRA – Sotto di lui fu promulgata nel 2001 la cosiddetta, “Legge sulla Terra”, che permette allo Stato pieni poteri di confisca e ridistribuzione dei terreni privati coltivati. Ma solo in certi casi, ovvero in quelli “che eccedano una certa dimensione e che siano giudicati improduttivi”. In base alla norma “gli agricoltori sono tenuti a mostrare i titoli di proprietà delle terre che utilizzano a partire dal 18 dicembre (8 giorni dopo l’entrata in vigore del provvedimento) onde evitare l’espropriazione”. Qualcuno direbbe dittatura agraria. Altri la chiamano soluzione, dato che almeno il 90 per cento delle terre venezuelane sono da sempre occupate senza il benché minimo di carta straccia. Una guerra contro i latifondisti. Anche loro scesero in piazza nel 2002, asserragliandolo a Miraflores. Padroni terrieri a fianco alla confindustria venezuelana stavano per imporre una nuova linea (ovviamente filo-statunitense) cacciandolo per sempre dal potere decennale avuto. E non ci riuscirono, nonostante il suggerimento a firmare le dimissioni del vescovo di Caracas. Un tentativo che costò la vita a duecento persone, in 48 ore di saccheggi e paure.
HUGO CHAVEZ E’ MORTO, AMEN – Chávez è sempre stato un cattolico praticante. Voleva incontrare Papa Benedetto XVI, e ne parlò durante la Mostra del cinema di Venezia del 2009:
I rapporti con la Chiesa sono buoni: c’è qualche vescovo che mi critica, è vero, ma mi piacerebbe andare a trovare il Papa. Vogliamo vivere nel messaggio di Cristo, io sono cristiano e credo che dobbiamo tutti essere come grandi fratelli. Noi veniamo da una grande civiltà: quando non c’era ancora New York, c’erano i calendari maya e aztechi. E la colonizzazione spagnola e portoghese ha ridotto le popolazioni del Sudamerica da 90 milioni a 4 milioni in 200 anni. Una cosa che ha provocato la tratta degli schiavi, così noi siamo figli dell’uno e dell’altro popolo
Nel 2009 Chávez ha dato il suo appoggio ad una legge sulle unioni civili e una contro l’omofobia, legge però, non ancora approvata. Il leader si è sposato due volte e attualmente è separato dalla sua seconda moglie, Marisabel Rodríguez de Chávez. Lascia quattro figli (Rosa Virginia, María Gabriela, Hugo Rafael e Rosinés) che ha cercato di tenere sempre lontano dai riflettori. Ora chi prenderà il suo posto? Forse il suo delfino, l’ex ministro degli Esteri Nicolás Maduro (ora vicepresidente), nonché ex autista di Caracas? Secondo la Costituzione in caso di morte o inabilità del presidente, subentra il vice. Il mandato di Chávez scade il 10 gennaio 2013. L’Assemblea Nazionale potrà indirà nuove elezioni. E in entrambi i casi ci sarà il moderato Maduro a rappresentare il Venezuela. Lui, sempre fedele e sua voce dal carcere, quando fu rinchiuso nel 1992. Lui, da autista di bus ai salotti di Miraflores, perfetta parabola del sogno chaveziano.
05/03/2013 –
da: http://www.giornalettismo.com/archives/689655/hugo-chavez-e-morto/