di P.B.
Sequestrata “ai fini della confisca” la quindicesima vettura di Uberpop, per violazione dell’articolo 86 del codice della strada, cioè esercizio di taxi abusivo.
Ma la vera scoperta è stata che l’autista era un sottufficiale dell’Aeronautica con tanto di divisa!!! che si infischiava allegramente del fatto che il servizio Uberpop sia stato definito fuorilegge dal ministero dei Trasporti, sia che un militare non possa percepire redditi intergrativi.
Autista di Uberpop e maresciallo
Scatta il sequestro dell’auto
Il sottufficiale dell’Aeronautica è stato bloccato dai vigili urbani
di Giacomo Valtolina
Sale a 15 il computo di vetture Uberpop sequestrate “ai fini della confisca” a Milano, per violazione dell’articolo 86 del codice della strada, cioè per esercizio di taxi abusivo. L’ultima automobile, un crossover giapponese a gasolio, è stata fermata dai vigili urbani sabato scorso, 8 novembre, ed era addirittura guidata da un maresciallo dell’Aeronautica. Il signor R, lo chiameremo. Un militare che nonostante il divieto del codice militare di percepire redditi integrativi, per arrotondare ha scelto di iscriversi alla rete low-cost di Uber, il servizio Uberpop, quello definito “fuorilegge” dal ministero dei Trasporti a maggio scorso, dopo le “cinque giornate” di proteste dei tassisti milanesi contro la app americana (anche se la società italiana ha sede fiscale in Olanda). E quando è stato fermato dalle frecce della polizia locale è rimasto stupito. “Mi hanno trattato come un criminale, come un ladro. Freddi e glaciali, senza il rispetto che si dovrebbe a un ufficiale in divisa. Sono vittima di un agguato: due bellimbusti sono saliti sulla mia Nissan con il preciso intento di farmi beccare. Erano tassisti infiltrati” assicura R.
La difesa
L’autista di Uber, dicono dai vertici della app, adesso verrà sostenuto, anche legalmente. “Non mi sento di essere un tassista abusivo né di fare nulla di male – ha detto al Corriere il signor R -. Essendo pendolare dalla Brianza, lavoro con Uberpop un paio d’ore prima e dopo il lavoro, quando ne ho la possibilità e la voglia, per ripagarmi il pieno di gasolio per venire in città. Ma non violo il codice militare perché non sono dipendente né ho un impiego vincolato o continuativo con Uber. Ma, certo, per questa storia rischio un richiamo. E senza vettura come mi muovo. Ho avuto più danni io di quanti ne possa mai provocare alle auto bianche”. Certo, fa specie che un sottufficiale dell’Esercito sia costretto a dover battere cassa come autista abusivo. “Da noi tutto è bloccato da cinque anni. Soldi e carriere”. Così, per far quadrare i conti, meglio trovarsi un’alternativa. “È tutta colpa loro, dei tassisti. Io neppure la conoscevo Uber prima del polverone che hanno sollevato, e forse mai l’avrei conosciuta. Sono dei polli: gli hanno fatto pubblicità gratuita per centinaia di migliaia di euro. E neppure il governo ha le idee chiare”. Ma non dovrebbe un uomo delle istituzioni essere sempre un passo prima della legge, soprattutto stando alla larga da “app” definite fuorilegge dal ministero? “Ma che male faccio a prendere un rimborso da car pooling? Certo non divento ricco. I miei clienti sono contenti di usare Uberpop perché delusi dai taxi: dicono che sono arroganti, maleducati, che offrono un servizio scadente. Io non faccio niente di male. Magari gli porto anche i figli a scuola o la fidanzata al ristorante”.
La sospensiva
Ora dovrà aspettare l’esisto della sospensiva per riavere la macchina. Poi, la decisione del prefetto sulla confisca e l’eventuale ricorso al giudice di Pace. In totale, per una decisione definitiva, si rischia di attendere 18 mesi. “Sono abusivi che mettono a repentaglio i passeggeri” spiega il sindacalista Unica Filt Cgil Giovanni Maggiolo. “Non hanno le assicurazioni in regola come noi taxi e c’è il rischio che possano guidare ubriachi. Se noi abbiamo giusti limiti a zero, l’autista Uberpop può bere fino a 0.5 l/g come un normale automobilista. Tutto questo è illegale e pericoloso”. Risponde la manager Benedetta Arese Lucini da Uber: “I nostri autisti non sono criminali. È in atto un cambiamento della società e non si può più tornare indietro. È ora di trovare un accordo”. Già settimana scorsa, nella casella di posta elettronica interna dei conducenti Uber, vi era stata una segnalazione. Una sorta di “corsia preferenziale” per gli autisti Uber in caso di aggressioni, che l’app specifica comunque essere “notizie allarmistiche e spesso non veritiere”. L’email parla di “accordo raggiunto” con la Digos, parole in parte smentite dalla questura di Milano. “Nessun accordo, il 112 esiste per soccorrere ogni cittadino”. Anche, dunque, quello che per l’attuale legge è un autista abusivo. Come il signor R, maresciallo dell’Aeronautica militare.
16 novembre 2014 |